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Le piante degli orti e dei giardini: prevenzione del rischio - Ispesl

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La concentrazione di sostanze tossiche nella pianta non è sempre uguale nel tempo, ma può variare di anno<br />

in anno, durante il periodo di crescita <strong>del</strong>la pianta, o in conseguenza di fattori climatici, come la siccità.<br />

Spesso il manifestarsi di un effetto tossico nell’uomo può essere legato a differenze individuali o all’età.<br />

Bambini ed anziani sono più frequentemente soggetti a manifestazioni tossiche.<br />

Anche malattie o anomalie congenite possono essere responsabili <strong>del</strong>la comparsa di effetti negativi.<br />

L’utilizzo personale e poco approfondito di <strong>piante</strong> o estratti di <strong>piante</strong> a scopo fitoterapico per la cura <strong>del</strong>le<br />

malattie o per il mantenimento <strong>del</strong> benessere può risultare <strong>rischio</strong>so 2 , anche se, come detto innanzi, alcune <strong>piante</strong><br />

sono utilizzate anche dalla medicina tradizionale.<br />

Una donna carente <strong>del</strong>l’enzima glucosio6fosfato<strong>dei</strong>drogenasi (6GDP) ha manifestato un’emolisi massiva<br />

dopo aver assunto un preparato a base di salice, proprio per la salicina contenuta nel prodotto che, idrolizzata<br />

ad alcool salicilico (noto come saligenina) e poi ad acido salicilico, induce emolisi in soggetti portatori <strong>del</strong> deficit<br />

enzimatico 3 . Sempre per la presenza di salicilati, un bambino di tre anni, al quale era stato somministrato per<br />

un’affezione febbrile uno sciroppo prescritto dal pediatra 4 , venduto come alimento, ma consigliato e pubblicizzato<br />

come agente terapeutico, sviluppò lesioni gastro-esofagee.<br />

Una ulteriore considerazione legata alla coltivazione, raccolta, conservazione e commercio a scopo “terapeutico”,<br />

cosmetico o nutrizionale <strong>del</strong>le <strong>piante</strong> o di parti di esse si impone sui prodotti di erboristeria. Infatti, raccogliere<br />

<strong>piante</strong> è un mestiere serio, perché richiede, anzitutto, esatte conoscenze botanico-morfologiche e di<br />

ecosistemi. Mentre l’industria è tenuta a rispettare le procedure di buona prassi, tali da garantire la sicurezza,<br />

seguendo le regole di buona fabbricazione riportate nella Farmacopea Ufficiale, i prodotti di erboristeria “casarecci”<br />

(tisane, infusi, decotti ecc.) potrebbero non essere <strong>del</strong> tutto sicuri sia perché non sempre la formazione<br />

<strong>del</strong> rivenditore è tale da includere il sapere basilare di processi industriali, commerciali coinvolti sia perché le<br />

“erbe” possono essere inquinate all’origine da pesticidi, metalli pesanti, erbicidi o perché durante le fasi di preparazione<br />

artigianale potrebbero essere state esposte a contaminanti batterici o fungini ecc.<br />

Infatti, i prodotti identificati come “prodotti erboristici”, “fitoterapici” o più genericamente “prodotti a base<br />

di erbe officinali” contengono <strong>piante</strong> medicinali, loro derivati e costituenti chimici dotati di attività biologica. In<br />

particolare, possono presentare una loro specifica attività farmaco-tossicologica e interagire con farmaci di sintesi,<br />

potenziandone o riducendone gli effetti previsti. Numerose sono le segnalazioni riportate in letteratura<br />

scientifica in tal senso.<br />

In ogni caso, l’uso <strong>dei</strong> prodotti di erboristeria, soprattutto di quelli farmacologicamente attivi, deve sempre<br />

essere prudente, perché:<br />

• la quantità di prodotto assunto deve essere diversificata, a seconda <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong>la persona<br />

(peso, età, condizioni di salute ecc.);<br />

2<br />

La fitoterapia è considerata una medicina alternativa o complementare nella maggior parte <strong>degli</strong> stati membri <strong>del</strong>la UE e negli Stati Uniti.<br />

3<br />

R. Carbone, Aspetti tossicologici <strong>del</strong>le <strong>piante</strong> officinali, “Chaiers de Biotherapie”, 1 (2004), n. 4, .<br />

4<br />

.

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