<strong>Le</strong> specie vegetali e le loro parti <strong>Le</strong> specie vegetali, o <strong>piante</strong> che dir si voglia, sono <strong>degli</strong> esseri viventi molto vicini alla vita <strong>del</strong>l’uomo e che tutti noi conosciamo molto bene. O forse sarebbe meglio dire: si crede di conoscere molto bene. In effetti questa pubblicazione viene redatta proprio allo scopo di far conoscere meglio le <strong>piante</strong>, spontanee oppure coltivate, al fine di evitare intossicazioni. <strong>Le</strong> <strong>piante</strong> si possono suddividere in erbacee ed arbustive/arboree. Tutti sanno distinguere un’erba, ad es. la fragola, da un arbusto, ad es. il rosmarino, oppure da un albero, ad es. il castagno. Forse possono sembrare molto diverse l’una dall’altra, ma in realtà sono tutte costituite dai medesimi organi: radici, fusto e foglie, soltanto tre in tutto, che rappresentano l’anatomia vegetale. Da questo si può già intuire che l’anatomia di un vegetale è molto semplice, soprattutto se la si paragona a quella animale (uomo compreso). Tuttavia, proprio pensando a tanta semplicità, potrebbe sembrare che si siano dimenticate alcune parti: ad es. perché, tra i vari organi, non si sono nominati i fiori, i semi oppure i frutti? La risposta è semplice: perché i fiori, i semi ed i frutti altro non sono che foglie un po’ particolari, che si sono trasformate, ma non sono altri organi di un vegetale (forse è meglio dire che fiori e frutti sono foglie trasformate, mentre i semi sono un nuovo individuo “in miniatura”, a sua volta costituito da radice, fusto e foglie). Ed allora, se si deve descrivere una pianta si terrà in considerazione la morfologia <strong>del</strong>le foglie, <strong>del</strong> fusto e <strong>del</strong>le radici (quando possibile). Certamente è utile osservare anche i fiori, i semi ed i frutti (se presenti): nessun particolare va trascurato, soprattutto se si tratta di una pianta selvatica. Altro principio generale da tenere in considerazione: tutte le <strong>piante</strong> (erbe, arbusti oppure alberi) producono fiori, anche se forse non sembra proprio così. Magari i fiorellini sono piccoli, poco appariscenti, verdastri, tant’è vero che in alcuni casi sono chiamati “gattini” o sono da osservare al microscopio, però ci sono. Certo questi fiori non attraggono l’attenzione <strong>del</strong> passante, non sono neppure profumati, la loro impollinazione è legata al vento, non certo agli insetti, però esistono. Anche i “fili d’erba” fanno i fiori, solo che forse non li vediamo perché l’erba <strong>del</strong> prato viene tagliata frequentemente. Ed a questo punto, il problema è semplice: come si possa rapidamente giungere alla corretta identificazione di una pianta o di una sua parte. Se si deve riconoscere una pianta coltivata cosiddetta “d’appartamento” è certamente ben più facile rispetto invece ad una pianta selvatica (spontanea). Infatti molti florovivaisti, coltivatori, personale che lavora nelle serre ecc. possono essere d’aiuto nell’identificazione <strong>del</strong>le <strong>piante</strong> coltivate e nel dare indicazioni utili nel caso di intossicazioni. Ben diverso è invece il discorso nel caso si tratti di una pianta spontanea. In questi frangenti è bene possedere parte <strong>del</strong>la pianta, possibilmente con <strong>dei</strong> fiori, e sapere quando sia stata raccolta e in quale località. Si
tratta di un insieme di elementi fondamentali che però purtroppo non sempre è possibile avere, forse perché le persone non sono sufficientemente informate. Quindi, se da un lato può essere piacevole “andar per erbe selvatiche”, occorre d’altro canto prepararsi con uno studio accurato, non improvvisarsi esperti. È indispensabile affidarsi a persone che conoscano veramente le erbe, magari anche solo col nome dialettale, ma le conoscano davvero. M.L. Colombo, G. Galasso 11