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Diritti umani e giustizia penale<br />

Salvatore Tesoriero<br />

sancito dalla Convenzione europea così come interpretata dai giudici di Strasburgo; questione<br />

che, ove rilevante nel caso di specie (oltre che fondata), potrebbe condurre a rimuovere il predetto<br />

ostacolo normativo 141 .<br />

7.<br />

Il ruolo dell’appello nel processo informato all’immediatezza:<br />

cenni sulle prospettive di riforma.<br />

L’indagine proposta ha fatto emergere come, alle condizioni descritte, la tutela del contatto<br />

diretto tra giudice e prova nell’ambito del giudizio di appello – patrocinata dalla giurisprudenza<br />

di Strasburgo – possa, e quindi debba, essere garantita nell’ordinamento interno attraverso<br />

l’interpretazione conforme dell’art. 603 c.p.p.<br />

Nel percorso interpretativo svolto, d’altra parte, sono affiorati (e non sono stati taciuti)<br />

gli obiettivi limiti di un assetto che rischia di imporre, in sostanza, la replica quasi integrale<br />

dell’istruzione probatoria orale, svolta nel giudizio di primo grado, in gran parte dei procedimenti<br />

d’appello originati dall’impugnazione della sentenza di assoluzione; un assetto che<br />

– pur compatibile con il sistema complessivamente inteso – non è privo di ricadute rilevanti<br />

vuoi sugli equilibri e sul risultato epistemologico dell’accertamento giudiziale, vuoi sulla ragionevole<br />

durata dei processi.<br />

In questo senso, va rilevato come il livello di attendibilità del contraddittorio orale davanti<br />

al giudice decidente sia inevitabilmente destinato a degradare con la ripetizione dell’atto, che<br />

– all’evidenza – sconta il venir meno di quelle componenti di genuinità legate alla logica della<br />

sorpresa e del primo contatto 142 . Ciò – si badi – non vuol dire che il risultato probatorio della<br />

rinnovazione sia frutto di un metodo epistemologicamente meno accreditato rispetto a quello<br />

adottato in primo grado, perché, se così fosse, ricadremmo in una distonia non diversa da<br />

quella attualmente denunciata rispetto al metodo cartolare e verrebbe travolta in radice la ratio<br />

della rinnovazione. Il contraddittorio-immediatezza, in realtà, rimane anche in appello il più<br />

attendibile metodo di formazione della conoscenza giudiziale e la sua adozione è certamente<br />

preferibile – rispetto all’esame meramente cartolare – per vagliare ed eventualmente rivalutare<br />

quei risultati probatori maturati in primo grado che, ovviamente, rimangono utilizzabili ai fini<br />

della decisione.<br />

Il tema è, in realtà, ben altro. Registrato, infatti, da un lato, che ripetizione dell’atto e tendenziale<br />

efficacia epistemologica del metodo in funzione del risultato sono inversamente proporzionali,<br />

dall’altro, che ad ogni replica di un incombente si accompagna un costo processuale<br />

in termini di durata, la rinnovazione andrebbe limitata alle ipotesi nelle quali effettivamente<br />

un nuovo giudizio di merito appare indispensabile. E’ su questo livello che può cogliersi il<br />

più evidente limite dell’assetto derivante dall’importazione del diritto “convenzionale”. In un<br />

141<br />

Non è compatibile con i limiti del presente lavoro una disamina degli eventuali e futuribili percorsi interpretativi o degli epiloghi decisori<br />

della Corte costituzionale. La natura della questione proposta consente, tuttavia, due riflessioni. In primo luogo, l’oggettiva complessità<br />

dei temi giuridici in esame candida la Corte costituzionale ad interlocutore privilegiato, se non necessario, degli organi giudicanti al di là<br />

di ogni condizione giuridico-formale che ne suggerisca o imponga l’investitura: in questo senso, una questione di costituzionalità dell’art.<br />

609 comma 2 c.p.p. confermerebbe la comprensibile esigenza dei giudici di coinvolgere la Corte costituzionale nel percorso di attuazione<br />

dei diritti fondamentali sovranazionali ogni qual volta l’interpretazione non sia pienamente convincente oppure il diritto riconosciuto<br />

presenti qualche margine di incertezza o oscurità, indici tutti oggettivamente presenti nella questione di specie, al di là delle conclusioni<br />

proposte nel testo; in dottrina, sottolineano «il gioco di squadra» tra la Cassazione e la Corte costituzionale nell’attuazione del diritto di<br />

matrice “convenzionale”: Lamarque – Viganò, Sulle ricadute interne della sentenza Scoppola (ovvero: sul gioco di squadra tra Cassazione e Corte<br />

costituzionale nell’adeguamento del nostro ordinamento alle sentenze di Strasburgo), in Giur. it., <strong>2014</strong>, n. 2, p. 401 s., consultabile anche in Dir.<br />

pen. Cont., 31 marzo <strong>2014</strong>. In secondo luogo, sullo sfondo della questione direttamente devoluta alla Corte costituzionale si stagliano, come<br />

spesso accade, alcuni snodi di sistema, se non di pura “politica” del diritto, la cui risoluzione non potrà che riflettersi sugli esiti del controllo<br />

di costituzionalità: come ricalibrare il rango del principio di immediatezza nell’ordinamento interno alla luce della CEDU Qual è il ruolo<br />

della Corte di cassazione in un ordinamento a più livelli in cui è destinata a erodersi progressivamente la sua funzione di giudice di ultima<br />

istanza La Cassazione può ignorare – se non direttamente investita – violazioni che potrebbero condurre ad una condanna da parte della<br />

Corte europea e ad una riapertura del processo interno Il giudice di legittimità è o non è il primo custode dell’equità della procedura così<br />

come intesa a Strasburgo<br />

142<br />

V., già, Peroni, L’istruzione dibattimentale, cit., p. 219 che, a proposito della ripetibilità del contro-esame in appello, richiamando quanto<br />

osservato a proposito delle ricognizioni da Cordero (Id., Procedura penale, cit., p. 643) afferma: «il vero è che ci si trova dinnanzi ad un atto<br />

per il quale valgono probabilmente rilievi in tutto analoghi a quelli prospettati da autorevole dottrina con riferimento alle ricognizioni: si<br />

tratta, nell’un caso come nell’altro, di operazioni il cui “autentico apporto cognitivo sta nell’originale”, talché, “consumato l’effetto psicologico,<br />

svuotano l’eventuale messinscena allestita poi”».<br />

3 - 4/<strong>2014</strong> 274

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