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GNGTS 2009 SESSIONE <strong>2.3</strong><br />
supposto con il quale è stato affrontato il rilevamento dei danni in Umbria-Marche, ovvero quello<br />
costruire degli strumenti di supporto alle decisioni per i tecnici non necessariamente esperti chiamati<br />
ad operare con rapidità in un contesto post-sismico. L’analogia fra le due operazioni non risiede<br />
solamente nei presupposti e nella filosofia (il supporto alle decisioni), ma ha anche un notevole<br />
grado di congruenza tecnica. Infatti le schede STOP individuano un percorso logico che parte dalle<br />
esigenze di intervento per arrivare fino ai dettagli esecutivi; le esigenze di intervento sono a loro<br />
volta chiaramente messe in evidenza nell’analisi per macroelementi della scheda. Si propone quindi<br />
una integrazione delle due procedure che consenta di eliminare il gap esistente fra il momento di<br />
analisi del danno e quello di realizzazione del pronto intervento (Fig. 4). I vantaggi di questa integrazione<br />
sono diversi. Innanzitutto la valutazione congiunta fra tecnici (Tutela dei beni architettonici<br />
e Vigili del fuoco) consente di comporre in un’unica soluzione anche gli aspetti connessi alla<br />
fattibilità in emergenza delle opere provvisionali. Inoltre con un esito di sopralluogo che produca<br />
anche il progetto dei provvedimenti di pronto intervento secondo schemi pre-codificati si possono<br />
ridurre i tempi per la messa in sicurezza degli edifici. Nello specifico per realizzare tale integrazione<br />
si propone per la schede “chiese” e “palazzi” una sezione “interfaccia” con le soluzioni tipo previste<br />
nel Vademecum delle schede STOP del CNVVF, nella quale sia possibile descrivere la tipologia<br />
e localizzare le opere provvisionali definite in forma interdisciplinare direttamente in sede di<br />
sopralluogo.<br />
Bibliografia<br />
Doglioni F., Petrini V., Moretti A.; 1994: Le chiese e i terremoto. Dalla vulnerabilità constatata nel terremoto del Friuli al<br />
miglioramento antisismico nel restauro. Verso una politica di prevenzione. Lint Editoriale Associati, 320 pp.<br />
Cavriani M., Grimaz S. (Coord.), Mannino E., Munaro L.; 2009: Schede tecniche di opere provvisionali (STOP) per la messa in<br />
sicurezza post-sisma. www.vigilfuoco.it<br />
VALUTAZIONE DI VULNERABILITÀ DELLA CHIESA DI SAN MARTINO AD ARTEGNA<br />
(UD) E CONFRONTO CON I DANNI PROVOCATI DAL SISMA DEL 1976<br />
A. Gubana, F. De Monte<br />
Dipartimento di Ingegneria Civile ed Architettura, Università di Udine<br />
La Chiesa di San Martino ad Artegna (UD) rappresenta, per la sua storia peculiare, un valido<br />
riferimento su cui verificare le procedure di valutazione della vulnerabilità e di analisi della risposta<br />
sismica. L’edificio, riedificato dopo il terremoto del 1511, era stato riaperto al pubblico appena<br />
pochi giorni prima del terremoto del 1976, alla conclusione di lavori di restauro curati dalla Soprintendenza.<br />
La ricerca d’archivio ha consentito di individuare molteplici documenti, tra cui il progetto<br />
dei lavori a suo tempo effettuati e numerose immagini della Chiesa appena prima e dopo le scosse<br />
del 6 maggio e successivamente a quelle del 15 settembre. I danni rilevati erano anche stati schedati<br />
ed analizzati in Doglioni et al. (1994). Le ricerche condotte sulla vulnerabilità degli edifici storici<br />
a seguito di più recenti eventi sismici (i.e. Giuffrè (1988), Lagomarsino (1998 e 1999)) hanno<br />
messo in evidenza la necessità di un diverso approccio nell’analisi della risposta sismica di questi<br />
edifici, ed in particolare degli edifici di culto. La fabbrica è stata quindi analizzata individuando i<br />
macroelementi, i meccanismi di collasso e valutando i moltiplicatori di carico dei cinematismi,<br />
mentre in parallelo sono state eseguite un’analisi non lineare di tipo push-over, un’analisi dinamica<br />
modale ed una statica lineare (De Monte (2007)).<br />
I risultati delle verifiche hanno confermato che i macroelementi, costituenti la chiesa di San<br />
Martino, non erano in grado di sopportare le azioni orizzontali in occasione del sisma del 1976 ed<br />
i risultati teorici sono in buon accordo con le evidenze documentali Infatti i meccanismi evidenziati<br />
dall’analisi limite, ovvero quelli con il moltiplicatore di collasso minore, hanno trovato una puntuale<br />
corrispondenza nel quadro dei danni rilevati.<br />
L’analisi globale dell’edificio con il metodo push over è risultata cautelativa in una delle due<br />
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