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intervista Michael Haneke<br />

FILMOGRAFIA - Der 7. Kontinent (1989), Benny's<br />

Video (1992), 71 frammenti di una cronologia<br />

del caso (1994), Funny games (1997),<br />

Storie (2000), La pianista (2001), Il tempo dei<br />

lupi (2003), Niente da nascondere (2005), Funny<br />

games (2007), Il nastro bianco (20<strong>09</strong>)<br />

Il futuro è noto<br />

Palma d’oro all’ultimo festival di Cannes, l’imperdibile “Il nastro bianco” mette<br />

in stretta relazione l’educazione rigidissima della comunità protestante tedesca<br />

con le future derive dittatoriali ad ampio consenso<br />

Ogni tanto Michael Haneke<br />

sorride. La Palma d’oro meritata, deliberata<br />

con forza dalla sua musa Isabelle Huppert,<br />

presidente di giuria all’ultimo festival di<br />

Cannes: un trionfo del cinema dei misteri<br />

intelligenti e delle passioni anticatartiche.<br />

Deviazioni, malattie, violenza e austerità<br />

senza mai cedere all’indugio. Detestabile per<br />

alcuni palati, geniale per altri: non si<br />

scompone il regista austriaco che sembra<br />

uscito dal pennello di Grant Wood, neo gotico<br />

su scala di grigi nel suo magnifico ultimo<br />

sforzo, Il nastro bianco. Due ore e mezza di<br />

denso precisionismo sulle cause del male.<br />

Qual è stata l’origine del film?<br />

Ho conosciuto la storia di alcuni bambini<br />

membri del coro di una chiesa, in un paesino<br />

della Germania settentrionale, protestante,<br />

alla vigilia della Prima Guerra Mondiale.<br />

Provenivano da famiglie profondamente<br />

severe nell’educazione. I principi di rigidità<br />

protestante si sono assolutizzati nel modo di<br />

crescere questi bambini, sottoponendoli anche<br />

a feroci punizioni fisiche. I ragazzi, alla fine,<br />

hanno interiorizzato questi metodi.<br />

Fotografia e montaggio: come ha<br />

lavorato per ricostruire un’epoca e un<br />

ritmo ben precisi?<br />

Prima di tutto abbiamo studiato sui documenti<br />

iconografici del periodo, di ogni tipo. Da<br />

questo la ricostruzione fedele di costumi,<br />

parrucche, ambienti e atmosfere. Abbiamo<br />

girato 35mm a colori e poi abbiamo<br />

desaturato le immagini, fino a una densa<br />

gamma di grigi. L’imitazione della fotografia<br />

dell’epoca si limita però solo al risultato, non<br />

al processo. Quanto al montaggio, potrei<br />

<strong>def</strong>inirlo “narrativamente lineare”, proprio<br />

come il processo di sfogliare un libro.<br />

Come si è relazionato con gli attori<br />

bambini? Ha loro dato un’idea del<br />

background del film?<br />

Come in ogni mio film, non chiedo agli attori<br />

un’interpretazione concettuale. Intendo dire<br />

che, se non è strettamente necessario, non<br />

10 VIVILCINEMA settembreottobre<strong>09</strong><br />

fornisco loro elementi di sfondo al contesto. A<br />

loro chiedo – inclusi i bambini in questo<br />

specifico caso – di posizionarsi in una<br />

determinata situazione narrativa e<br />

scenografica. Onestamente non so se e quanto<br />

i bambini abbiano compreso del senso<br />

profondo de Il nastro bianco. E se non<br />

hanno capito, forse è anche meglio perché<br />

non era necessario che interpretassero oltre gli<br />

stessi personaggi mentre vivevano la<br />

situazione. I ragazzini erano inseriti in questo<br />

contesto ma non potevano immaginare che<br />

tipo di territorio socio-politico l’educazione<br />

loro imposta avrebbe nutrito di lì a pochi anni.<br />

Ci sono drammi privati nel suo film, ma<br />

soprattutto c’è in sottofondo una<br />

fondamentale questione sociale. In quale<br />

parte del film questa emerge<br />

maggiormente secondo lei?<br />

Quando sono sul set, quindi nel momento in<br />

cui il film prende forma tangibile, gli aspetti<br />

privati della storia sono sempre i principali e<br />

più interessanti per me. È nella fase di scrittura<br />

della sceneggiatura che presto più attenzione<br />

al contesto socio-filosofico su cui l’azione si<br />

muove. Perché ogni dettaglio dei dialoghi<br />

risulta un rimando a un sottotesto, a un<br />

sottofondo di significato. Quindi vorrei che in<br />

ogni parte del film emergessero entrambi i<br />

sensi.<br />

Il nastro bianco è anche un film religioso.<br />

Ha scelto la cultura protestante di<br />

proposito rispetto a quella cattolica?<br />

La cultura protestante è<br />

determinante perché<br />

domina nella zona in<br />

cui è ambientato il<br />

film ed è quella che<br />

nello specifico ha<br />

dato vita<br />

all’ideologia<br />

nazista.<br />

Certamente si<br />

poteva<br />

ambientare un<br />

film nell’Italia pre-fascista, la cui cultura era<br />

totalmente condizionata dalla religione<br />

cattolica. Oppure nel contesto musulmano per<br />

capire le ragioni dei comportamenti del<br />

fondamentalismo islamico. Sarebbero stati tutti<br />

film diversi ma di certo accomunati da un simile<br />

meccanismo causa-effetto: ogni momento della<br />

storia estremo è stato preparato alla base da un<br />

certo tipo di educazione socio-familiare e, a<br />

monte, dall’applicazione perversa di una<br />

qualunque confessione religiosa.<br />

Secondo lei, da quanto emerge dal film,<br />

uno dei messaggi è che le due guerre<br />

erano inevitabili considerando il tessuto<br />

psico-sociale che si stava preparando?<br />

Spesso i film tentano di tornare indietro nel<br />

passato per fare una ricognizione delle possibili<br />

cause delle tante tragedie della storia. Io non<br />

voglio dare giudizi, ho solo voluto mostrare il<br />

contesto in quella particolare frazione di tempo<br />

e spazio e naturalmente mettere in evidenza i<br />

semi problematici di un futuro noto a tutti.<br />

Ipoteticamente, quindi, potrebbero<br />

succedere anche oggi le stesse tragedie di<br />

allora, dati i medesimi presupposti?<br />

In ogni momento della storia si possono<br />

ripetere gli stessi errori. Oggi il più evidente<br />

nucleo problematico risiede nelle modalità<br />

sbagliate in cui viene applicato l’islamismo:<br />

siamo ad una fase molto delicata e pericolosa e<br />

che non ha nulla a che vedere con la vera<br />

religione. Ogni grande crisi ha ragioni profonde<br />

non facili da analizzare, di certo ci sono<br />

elementi ricorrenti che stanno alla<br />

base dei fanatismi e delle<br />

intolleranze razziali.<br />

Lei crede all’innocenza dei<br />

bambini?<br />

I bambini sono o non sono<br />

innocenti quanto<br />

ciascuno di noi. Ci sono<br />

essere umani buoni ed<br />

esseri umani malvagi.<br />

ANNA MARIA PASETTI

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