vivilcinema 5-09 ok def_Layout 1 - Fice
vivilcinema 5-09 ok def_Layout 1 - Fice
vivilcinema 5-09 ok def_Layout 1 - Fice
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
GLI ABBRACCI SPEZZATI<br />
di Pedro Almodovar<br />
Titolo originale: Los abrazos rotos …Sceneggiatura:<br />
Pedro Almodovar …Fotografia: Rodrigo Prieto<br />
…Montaggio: José Salcedo …Musiche: Alberto Iglesias<br />
…Interpreti: Penelope Cruz, Lluis Homar, Blanca<br />
Portillo, José Luis Gomez, Ruben Ochandiano,<br />
Tamar Novas …Produzione: El Deseo …Distribuzione:<br />
Warner Bros …Spagna 20<strong>09</strong> …colore 129’<br />
VARIAZIONE sul tema?<br />
Compendio? Lezione di stile?<br />
Davanti al nuovo film di Almodovar,<br />
finalmente sui nostri schermi dal 13<br />
novembre, il pubblico spagnolo non<br />
si è lasciato sedurre come una volta,<br />
quello festivaliero ha storto il naso<br />
tra sospetti di “maniera” e continui<br />
cambi di registro; eppure Los<br />
abrazos rotos, opera 17 nella sua<br />
filmografia, è una sorta di 8½ per il<br />
maestro spagnolo, manifesto di stile<br />
e incastro narrativo, commistione di<br />
melodramma e commedia con<br />
inserti (seppur deboli) di noir,<br />
ennesima dimostrazione della<br />
capacità rarissima di dirigere gli<br />
attori – davvero in stato di grazia –<br />
per di più con un rigore e una<br />
sobrietà che forse ai fan storici non<br />
sono andati giù. La cecità del<br />
personaggio principale, il regista<br />
Mateo poi diventato sceneggiatore<br />
con lo pseudonimo di Harry Caine,<br />
più che rinviare a Hollywood<br />
ending di Woody Allen rappresenta<br />
l’attacco di emicrania invalidante<br />
che ha costretto per mesi<br />
Almodovar al<br />
riposo forzato in una stanza buia. Il<br />
“film nel film” che spesso fa<br />
capolino nelle sue opere (ricordate<br />
El amante minguante in Parla con<br />
lei?) come i riferimenti alla<br />
professione di cineasta qui<br />
assurgono a una vera e propria<br />
autocelebrazione al fianco di una<br />
quantità di citazioni e omaggi, da<br />
Europa ’51 di Rossellini a Peeping<br />
Tom di Powell fino all’intensità<br />
emotiva di Persona di Bergman,<br />
con una fluidità narrativa e una<br />
raffinatezza visiva che richiama qua<br />
e là Magritte, Hopper e quant’altro<br />
e che ormai costituisce il marchio di<br />
fabbrica dell’autore.<br />
A raccontare la trama che ondeggia<br />
tra il ’92, il ’94 e il 2008 a Madrid,<br />
più una fuga d’amore<br />
sull’Atlantico, si rischia di non<br />
rendere un favore al film: quel che<br />
incanta è l’atmosfera che il regista<br />
manchego instaura a pochi minuti<br />
dall’inizio, dopo una presentazione<br />
con voce fuori campo molto<br />
“vecchia Hollywood”; atmosfera<br />
che resiste nonostante le virate dal<br />
drammatico al comico, alla quasiparodia<br />
del film nel film (Ragazze e<br />
valige) che non fa che rielaborare il<br />
plot di Donne sull’orlo di una<br />
crisi di nervi e che costituisce<br />
parte integrante della vicenda:<br />
Mateo (Lluis Homar) ne è il regista,<br />
Magdalena (Penelope Cruz) è la<br />
protagonista debuttante e molto<br />
presto la sua amante, Ernesto (José<br />
Luis Gomez) l’anziano magnate<br />
della finanza nonché colui che<br />
mantiene Magdalena, ne produce il<br />
film ed è divorato dalla gelosia. In<br />
intervista Penelope Cruz<br />
Nell’anno dell’Oscar per Vicky Cristina Barcelona,<br />
Penelope Cruz ha affrontato altre due sfide molto importanti per la sua<br />
carriera: tornare a lavorare col suo regista preferito e amico Pedro<br />
Almodovar in Los abrazos rotos e partecipare al musical Nine di Rob<br />
Marshall al fianco di Daniel Day Lewis, Nicole Kidman, Sofia Loren, Judi<br />
Dench, nel ruolo di Carla Albanese che già fu di Sandra Milo in 8½, al<br />
quale il film si ispira. Parlando del film spagnolo, la Cruz ammette che<br />
“è stata una grande sfida recitare di nuovo per Pedro in un film che<br />
mette commedia e dramma sullo stesso piano; il ruolo che mi ha offerto<br />
Almodovar era, praticamente, tre donne in una”. Quanto alla<br />
preferenza tra generi: “non prediligo né la commedia, né il dramma. Mi<br />
sento fortunata a poter portare sullo schermo entrambi gli aspetti della<br />
recitazione, com’è avvenuto nel film di Woody Allen”. L’Oscar? “Un<br />
momento incredibile, credo ci voglia davvero qualche mese per rendersi<br />
conto di quello che è accaduto: quando sei sul palco del Kodak Theatre<br />
ti passa la vita davanti e ripensi a tutti quelli che nel corso del tempo<br />
hanno creduto in te e ti hanno aiutato, a cominciare dalla famiglia”. Il<br />
lavoro con Almodovar? “Mi sento davvero fortunata per la fiducia che<br />
ripone in me: le donne che ho interpretato per lui sono, infatti,<br />
estremamente diverse tra loro. Io e lui ci conosciamo molto bene,<br />
conosciamo i sentimenti che proviamo reciprocamente l’uno per l’altra.<br />
Ciò nonostante, lavoriamo sempre alla stessa maniera ed effettuiamo le<br />
schede critiche<br />
più il figlio di Ernesto, l’adolescente<br />
omosessuale represso Ray X (Ruben<br />
Ochandiano) che filma il backstage<br />
delle riprese, altrettanto decisivo per<br />
la progressione drammaturgica e<br />
raccordo narrativo tra i due piani<br />
temporali. Da menzionare infine<br />
l’agente del regista/sceneggiatore, la<br />
fedele e accigliata Julieta (una<br />
immensa Blanca Portillo), suo figlio<br />
Diego (Tamar Novas) a più livelli<br />
assistente/seguace di Mateo e, qua e<br />
là, vecchie conoscenze come Angela<br />
Molina e in un cameo le fedelissime<br />
dell’ex cantore della movida: Rossy<br />
De Palma e Chus Lampreave (la<br />
portinaia, naturalmente), oltre alla<br />
dolce Lola Dueñas nel bellissimo<br />
ruolo di interprete labiale dei<br />
dialoghi tra amanti. Passioni, rancori,<br />
segreti, vendetta e morte si affollano<br />
attorno alla realizzazione di un film e<br />
si riversano sullo schermo che, dal<br />
nostro schermo, ne amplifica la<br />
potenza fungendo da catalizzatore<br />
dei sentimenti dei personaggi. Un<br />
impianto drammaturgico che elabora<br />
influenze e amori dichiarati<br />
dell’autore (Douglas Sirk in testa),<br />
integrando senza essere prevalente<br />
un linguaggio di grande potenza<br />
espressiva che potrà apparire ad<br />
alcuni freddo o déjà vu ma non<br />
mancherà di incantare cinéphile di<br />
ogni latitudine, anche grazie ad<br />
apporti tecnici (fotografia, musiche,<br />
scenografia) di prim’ordine.<br />
MARIO MAZZETTI<br />
La buena sorte<br />
Dopo la consacrazione dell’Oscar, l’attrice ritrova il connazionale Almodovar nell’intenso<br />
“Los abrazos rotos”, applaudito a Cannes. Manco a dirlo, un ruolo di donna che resta impresso<br />
prove con la solita intensità e dedizione. Siamo amici e ci vediamo spesso<br />
nella nostra vita privata. Al tempo stesso, però, il nostro rapporto sul set è<br />
improntato ad una grandissima professionalità: abbiamo fatto le prove per<br />
quattro mesi!”. Un regista unico, insomma? “Se i grandi registi sono tutti<br />
dei personaggi unici, Pedro lo è più degli altri: mi ha rivelato che, mentre si<br />
trovava a Parigi, ha visto in un negozio l’abito per il mio personaggio in una<br />
determinata scena del film, è entrato e lo ha comprato. È qualcosa di molto<br />
singolare, che caratterizza lui e il suo modo di concepire il cinema”.<br />
Parliamo di Nine… “Un’altra esperienza fantastica”, confessa l’attrice,<br />
“sebbene alla fine fossi distrutta dal dover ballare per dodici ore al giorno!<br />
Ballo da quando avevo quattro anni, una disciplina fantastica che purtroppo<br />
non riesco a praticare quanto vorrei. La cosa più straordinaria del film è che<br />
è popolato di donne: sei attrici sempre in contatto tra loro, è stato<br />
meraviglioso starci a guardare cantare e ballare. Un gran lavoro di squadra,<br />
con un interprete incredibile come Daniel Day Lewis e il grande talento del<br />
regista Rob Marshall”. Felice della dimensione internazionale del successo?<br />
“Sì, il problema semmai è essere sempre in viaggio e vivere in uno stato di<br />
perenne jet lag: ti svegli e non sai in quale città ti trovi. Ma non è il caso di<br />
lamentarmi, so di essere stata favorita dalla sorte. La più grande gioia è<br />
quella di non dovere essere stabile negli Stati Uniti ma di poter fare avanti e<br />
indietro con la Spagna”.<br />
MARCO SPAGNOLI<br />
VIVILCINEMA settembreottobre<strong>09</strong><br />
33