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Al contrario, il personaggio interpretato da<br />
Alba cerca di affrancarsi, realizzarsi.<br />
All’epoca ad esempio si andava in città a<br />
servizio per conquistare il mondo, per<br />
elevarsi socialmente, per poter comprare un<br />
vestito in più, avere un ruolo diverso.<br />
Anche ne L’uomo che verrà, come era<br />
accaduto ne Il vento fa il suo giro, hai<br />
utilizzato il dialetto.<br />
Era importante conservare il più possibile la<br />
sensazione di salto nel tempo. Era<br />
fondamentale entrare nel 1944. L’ipotesi di<br />
parlare un italiano bolognesizzato non<br />
convinceva me e gli attori. Così ho optato<br />
per l’utilizzo di un dialetto che fosse più<br />
stretto ma reale. Certo, esiste la fatica dei<br />
sottotitoli ma si ha così la sensazione di<br />
tuffarsi in quell’epoca. Gli attori hanno fatto<br />
un grande lavoro di training. Maya e Alba<br />
sono state bravissime. Hanno avuto un bravo<br />
dialect coach che le ha istruite in ogni<br />
battuta, ha fatto loro un corso. La difficoltà<br />
nell’uso del dialetto non ha riguardato solo<br />
loro: altri attori anche del territorio<br />
regionale hanno faticato non<br />
poco.<br />
In quali territori hai<br />
girato?<br />
Gran parte del film è<br />
stata girata in<br />
Emilia, una parte<br />
in Toscana. Il<br />
progetto è nato<br />
con l’idea di<br />
essere<br />
Alba Rohrwacher e, sullo sfondo, Greta Zuccheri Montanari<br />
realizzato qui. È stato difficile trovare ancora<br />
un angolo di territorio che non avesse case<br />
ristrutturate o crollate. Abbiamo girato in<br />
gran parte nelle zone di Calderino Monte<br />
San Pietro, Castel San Pietro, poi ci siamo<br />
trasferiti in Toscana vicino a Radicondoli,<br />
dove abbiamo trovato una situazione<br />
bellissima. Questa scelta è legata anche alla<br />
disponibilità della Film Commission Toscana,<br />
che ha aderito al progetto entrando in<br />
coproduzione con una quota sul film.<br />
Quali sono gli altri partner produttivi?<br />
Il film è prodotto da Arancia Film e Rai<br />
Cinema con il sostegno dalla Fondazione<br />
Cassa di Risparmio di Bologna assieme alla<br />
Cineteca Comunale di Bologna. C’è anche un<br />
apporto finanziario da parte di un editore<br />
musicale che si chiama Borgatti. Molto<br />
importante anche il contributo del<br />
Ministero, mentre il film sarà distribuito<br />
dalla Mikado.<br />
Il film ha avuto a disposizione un<br />
budget di circa tre milioni e mezzo di<br />
euro, molto di più rispetto al tuo<br />
precedente lavoro. Come ti sei trovato a<br />
gestire più risorse finanziarie?<br />
Per molti aspetti il denaro semplifica e<br />
complica le cose. Con un budget così alto le<br />
responsabilità economiche sono pesanti,<br />
anche perché i meccanismi ministeriali sono<br />
lentissimi e quindi sei costretto a lavorare<br />
con le banche. Poi, nella gestione del film ho<br />
cercato di conservare e mantenere lo spirito<br />
che c’era stato nel lavoro precedente, con<br />
qualche professionista in più nei ruoli chiave<br />
e una troupe che ha visto Roberto Cimatti<br />
come direttore della fotografia, Giancarlo<br />
Basili come scenografo, Lia Morandini ai<br />
costumi, Paolo Barzoni ed io al montaggio.<br />
Sul set c’è stato un clima collaborativo e<br />
costruttivo da parte di tutti, c’era la voglia di<br />
fare cinema con passione, la piena<br />
condivisione sia dal punto di vista artistico<br />
che morale.<br />
Quanto è stato importante il lavoro di<br />
ricerca di luoghi e persone?<br />
Moltissimo. Il lavoro di preparazione è<br />
iniziato un anno prima delle riprese. In quel<br />
periodo abbiamo cercato i luoghi e le<br />
persone. Il lavoro di casting mi ha portato ad<br />
incontrare migliaia di persone, centinaia di<br />
bambini. Avevamo l’esigenza di trovare<br />
persone con i lineamenti che<br />
corrispondessero ai tratti di quel periodo: nel<br />
1944 la gente abitava in campagna, aveva<br />
fame e non mangiava, mentre oggi<br />
soprattutto i bambini hanno i tratti del<br />
benessere e dell’abbondanza. Altrettanto<br />
importante è stato il lavoro sulle location.<br />
Abbiamo lavorato a lungo per trovare due<br />
luoghi in particolare: una chiesa e un<br />
oratorio scuola. Ne abbiamo visti più di<br />
ottanta. Abbiamo censito tutto il territorio<br />
delle province di Bologna, Modena, Faenza.<br />
Importante è stato anche il lavoro<br />
preparatorio con la Cineteca di Bologna su<br />
tutto l’archivio fotografico e<br />
cinematografico di quegli anni, per il lavoro<br />
sui costumi.<br />
DAVIDE ZANZA<br />
VIVILCINEMA settembreottobre<strong>09</strong> 29