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FRANCESCA<br />

di Bobby Paunescu<br />

Sceneggiatura: Bobby Paunescu …Fotografia:<br />

Andrej Butica …Montaggio: Ioachim Stroe …Interpreti:<br />

Monica Bîrladeanu, Dorian Boguta, Luminita<br />

Gheorghiu, Mihai Dorobantu …Produzione: Mandragora<br />

Movies …Distribuzione: Fandango …Romania<br />

20<strong>09</strong> …colore 96’<br />

ALL’ULTIMA Mostra di Venezia si<br />

è parlato di Francesca del romeno<br />

Bobby Paunescu più che altro per<br />

la polemica innescata da una<br />

battuta del film rivolta all’indirizzo<br />

di Alessandra Mussolini e al<br />

pregiudizio anti-romeno che si è<br />

diffuso in Italia dopo il terribile<br />

omicidio Reggiani. In realtà, lungi<br />

dall’essere un atto di accusa contro<br />

l’Italia, Francesca scava a fondo<br />

nelle diverse anime della società<br />

romena attuale, sottoposta a<br />

contrastanti pulsioni: la<br />

voglia di<br />

emancipazione delle<br />

donne, l’avidità di<br />

soldi facili, la<br />

vischiosità di un<br />

apparato<br />

burocratico<br />

intimamente<br />

corrotto.<br />

Francesca,<br />

che deve<br />

il suo<br />

nome a suor Francesca Cabrini,<br />

proclamata santa patrona degli<br />

emigranti per aver dato supporto<br />

agli italiani in America nella<br />

seconda metà dell’800, ha un<br />

obiettivo alto e molto<br />

concreto. Sogna di trasferirsi<br />

in Italia non semplicemente<br />

per guadagnare dei soldi,<br />

ma per realizzare il suo<br />

progetto di aprire un asilo. È<br />

determinata e concreta e<br />

rappresenta l’energia più bella<br />

e positiva della nuova<br />

Romania, alla quale<br />

l’attrice Monica Bîrladeanu<br />

conferisce una potente<br />

fisicità. La sua spinta propulsiva è<br />

però ostacolata dai retaggi di una<br />

tradizione maschilista e<br />

soprattutto dagli azzardi di chi,<br />

come il suo fidanzato Mitia, crede<br />

di poter prendere impunemente<br />

una scorciatoia per la ricchezza. Le<br />

tragiche conseguenze delle sue<br />

azioni fermeranno il progetto di<br />

Francesca, ma – ci si può<br />

scommettere – non per sempre. Il<br />

viaggio si interrompe ma la<br />

voglia di farcela non è sconfitta e,<br />

alla fine, il fatto che Francesca sia<br />

costretta a tornare indietro è<br />

tanto più significativo per un<br />

film che solo apparentemente<br />

intervista Bobby Paunescu<br />

La rinascita che verrà<br />

Opera prima di un brillante produttore, “Francesca” parla delle energie<br />

inespresse e del fermento che alimenta i giovani romeni<br />

Francesca è il suo primo film da regista, ma il romeno<br />

Bobby Paunescu ha alle spalle una fortunata carriera di produttore. Con<br />

la sua Mandragora Movies ha prodotto nel 2004 La morte del signor<br />

Lazarescu di Cristi Puiu, uno dei film romeni di maggior successo degli<br />

ultimi anni, e adesso il suo film d’esordio, presentato nella sezione<br />

Orizzonti della Mostra di Venezia. Protagonista è una giovane maestra<br />

d’asilo di Bucarest che sogna di venire in Italia – paese che Paunescu<br />

conosce bene per averci vissuto molti anni – per aprire un asilo destinato<br />

a bambini figli di immigrati romeni. Pur di raggiungere il suo scopo<br />

Francesca si prepara a fare la badante per un certo periodo, ma i<br />

problemi finanziari del fidanzato Mitia, che ha chiesto soldi in prestito a<br />

una banda di criminali, intervengono a turbare il suo progetto.<br />

A Venezia si è creato un equivoco, per cui è sembrato che<br />

Francesca fosse un film su come i romeni vedono l’Italia.<br />

Certamente è presente anche questo aspetto, ma in realtà tutta<br />

la vicenda è interna alla Romania…<br />

Il nucleo del film è la crisi di identità che sta attraversando la società<br />

romena e la critica è tutta interna ad essa. L’Italia, che ho scelto come<br />

meta del viaggio di Francesca, rappresenta la terra promessa, dove<br />

realizzare i propri sogni. Lasciare un posto conosciuto per uno<br />

sconosciuto ha qualcosa a che fare con l’idealismo, col desiderio di<br />

migliorare la propria vita. L’emigrazione nasce da un’energia che nella<br />

società romena esiste e si sente, anche se non è ancora indirizzata nel<br />

modo giusto. La Romania è un paese di grande tradizione, che oggi sta<br />

alzando la testa con fatica, ma sta andando avanti. Penso sia utile<br />

criticare i nostri sbagli e cambiare strada, se occorre.<br />

schede critiche<br />

parla di emigrazione.<br />

Il tema dell’emigrazione è uno dei<br />

tanti che partecipano a un ritratto<br />

della società romena tutto<br />

ambientato a Bucarest e quasi<br />

completamente in interni. Il regista<br />

Paunescu dice di aver scelto prima<br />

di tutto l’appartamento dove<br />

Francesca vive con sua madre,<br />

perché era sicuro che l’energia delle<br />

pareti avrebbe aiutato gli attori a<br />

entrare nei personaggi. In effetti, la<br />

casa rispecchia la personalità e il<br />

sentimento della donna – la dignità<br />

e la modestia dell’arredo, il<br />

souvenir di Venezia, simbolo del<br />

paese sognato – anche se la scena<br />

migliore del film è girata in un’altra<br />

casa, quella del padre. Mentre<br />

Francesca tenta di spiegare il suo<br />

progetto di asilo, entrano ed<br />

escono di scena, in piano-sequenza<br />

e con tempi perfetti, i “padri”,<br />

rappresentanti della vecchia<br />

generazione che si scambiano<br />

fulminanti battute sull’illusione<br />

della terra promessa, l’alternanza<br />

dei cicli storici e la realtà italiana di<br />

oggi. Una scena che fa sorgere il<br />

sospetto che Paunescu abbia più<br />

talento per la commedia che per il<br />

dramma.<br />

BARBARA CORSI<br />

Come produttore, che valutazione dà della rinascita del cinema<br />

romeno?<br />

É un momento molto bello, c’è competizione, voglia di fare e successo<br />

internazionale. La fortuna è che ci sono registi in grado di raccogliere il<br />

fermento della società, senza il quale non ci potrebbe essere questa<br />

ondata di buon cinema. Facendo le dovute proporzioni, è la stessa cosa<br />

che è accaduta col neorealismo. Durerà ancora a lungo e nasceranno cose<br />

nuove perché ci sono molti talenti importanti.<br />

Monica Bîrladeanu, l’attrice protagonista, vive negli Stati Uniti e<br />

lavora in serie di successo come Lost e Nip/Tuck. È tornata in<br />

Romania apposta per girare il film?<br />

Ho scritto il ruolo di Francesca pensando a Monica, con la quale avevo<br />

fatto dei corti e che ha una storia personale che la avvicina al<br />

personaggio. Sua madre insegna all’asilo e tutte le sue colleghe sono<br />

emigrate in Italia per fare le badanti. Per girare questo film è tornata in<br />

Romania e ha fatto bene, perché come attrice mi sembra più adatta al<br />

cinema europeo che al cinema americano.<br />

Il personaggio del fidanzato Mitia chi o che cosa rappresenta?<br />

Rappresenta i miei compagni di liceo o i miei vicini che negli anni del<br />

boom economico hanno cercato di fare delle cose per cui non erano<br />

preparati. Inseguendo il miraggio del business, la maggior parte di loro è<br />

finita male. Mitia è il giovane romeno come lo vedo io, che ha perso i<br />

punti di riferimento e non ha ancora trovato la strada per indirizzare nel<br />

modo migliore le proprie forze. Sono convinto che prima o poi ce la farà.<br />

BARBARA CORSI<br />

VIVILCINEMA settembreottobre<strong>09</strong><br />

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