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schede critiche<br />
CHE FINE HA FATTO OSAMA BIN LADEN?<br />
di Morgan Spurlock<br />
Titolo originale: Where in the world is Osama Bin<br />
Laden? …Sceneggiatura: Jeremy Chilnick, Morgan<br />
Spurlock …Fotografia: Daniel Marracino<br />
…Montaggio: Gavin Coleman, Julie “Bob” Lombardi<br />
…Musiche: Jon Spurney …Produzione: Warrior<br />
Poets, Wild Bunch …Distribuzione: Fandango<br />
…Usa 2007 …colore 96’<br />
NUOVA provocazione di<br />
Morgan Spurlock, ironico cialtrone<br />
e “fratello minore” della<br />
multinazionale Michael Moore,<br />
con una folle e divertente caccia al<br />
criminale più pericoloso del<br />
mondo che diventa un viaggio nei<br />
Paesi mediorientali, costruito<br />
come i livelli di difficoltà di un<br />
videogioco tra ispirate intuizioni,<br />
incontri di karate con il ricercato a<br />
cartoni animati, spunti e idee<br />
grottesche.<br />
Dall’Egitto all’Afghanistan,<br />
interviste strampalate sulle<br />
conseguenze economiche di<br />
attentati e speculazioni in Borsa<br />
costellano un reportage<br />
sull’incontro-confronto con la<br />
gente araba, disponibile e cordiale<br />
agli inoffensivi attacchi del regista.<br />
Spurlock, in pericolosa trasferta tra<br />
Marocco e Palestina, parte sulle<br />
tracce del fuggitivo fin dentro le<br />
caverne nel cuore<br />
dell’Afghanistan, avvicinando<br />
esperti ed imam; collabora, a suo<br />
BERLIN CALLING<br />
di Hannes Stöhr<br />
Sceneggiatura: Hannes Stöhr …Fotografia: Andreas<br />
Doub …Montaggio: Anne Fabini …Musiche: Paul<br />
Kalkbrenner …Interpreti: Paul Kalkbrenner, Rita Lengyel,<br />
Corinna Harfouch, Araba Walton, Peter Schneider<br />
…Produzione: Sabotage Films, Stöhr Film Prod.<br />
con Wdr, Arte …Distribuzione: Officine Ubu …Germania<br />
2008 …colore 100’<br />
IKARUS è un dj/remixer<br />
berlinese – una vaga<br />
rassomiglianza con Moby – che<br />
alterna album e dance floor in<br />
discoteca, troppi per concentrarsi<br />
sul nuovo disco, anche perché il<br />
ragazzo tende ad abusare di<br />
modo, al disinnesco degli ordigni;<br />
scopre la teoria della cospirazione<br />
che lega indissolubilmente<br />
l’organizzazione di Al-Qaeda alla<br />
rivoluzione suina di Babe e<br />
partecipa alle incursioni a fianco<br />
dell’esercito.<br />
Dopo l’esperimento del precedente<br />
Supersize me, in cui si faceva<br />
uomo-cavia che eroicamente<br />
decide di nutrirsi per un mese di<br />
prelibatezze preparate nei fast<br />
food con esiti clinici disastrosi,<br />
questa volta, con la stessa carica di<br />
ingenua goliardia, Spurlock si<br />
spinge in un lungo viaggio<br />
impersonando l’uomo comune che<br />
desidera un’esistenza metodica<br />
confortata dal consumo di generi<br />
ketamina e cocaina: la sua<br />
discografica respinge il progetto,<br />
lo stress aumenta e lo sballo pure,<br />
la ragazza-manager Mathilde<br />
inizia ad essere stufa mentre il<br />
padre, pastore protestante, parla<br />
nei suoi sermoni di responsabilità<br />
individuale.<br />
Una crisi di troppo (“era roba<br />
cattiva”…) e Ikarus si ritrova in<br />
ospedale con altre vittime di acidi<br />
e cristalli – ottenendo almeno il<br />
permesso di lavorare al disco,<br />
anche se la dottoressa trova la sua<br />
musica cupa e deprimente. Ma gli<br />
futili e con un figlio in arrivo.<br />
Senza le invettive moralistiche e<br />
saccenti del corpulento collega di<br />
Fahrenheit 9/11 e Sicko,<br />
l’autore, beffardo e narcisista, ha<br />
il pudore e il ritegno di non<br />
prendersi mai sul serio ma usa la<br />
stessa tecnica di guerriglia del<br />
compagno: sceglie un bersaglio da<br />
colpire facile facile, confidando<br />
nel candore e nella semplicità di<br />
spettatori ancora inclini<br />
all’indignazione, inconsapevoli di<br />
essere manipolati.<br />
La pellicola, presentata lo scorso<br />
anno al Festival Internazionale di<br />
Roma, diventa una “ardita”<br />
riflessione sui rapporti segreti tra<br />
Stati Uniti e mondo arabo,<br />
effetti allucinogeni persistono e<br />
una scappatella dall’ospedale gli<br />
costerà cara in termini umani,<br />
professionali e di salute: la terra<br />
continua a franargli sotto i piedi<br />
ma l’atteggiamento immaturo ed<br />
egocentrico si rafforza.<br />
All’ipogeo, grazie al sostegno di<br />
Mathilde (che nel frattempo ha<br />
accettato le avances dell’amica<br />
Corinne) e all’affetto del padre e<br />
del fratello, oltre che alle pillole<br />
che cancellano alti e bassi, il<br />
motore sembra tornare a girare…<br />
La musica techno del<br />
protagonista (Kalkbrenner nella<br />
vita fa lo stesso mestiere<br />
del suo personaggio)<br />
fornisce un tono<br />
maudit alla storia di<br />
tossicodipendenza,<br />
solo aggiornata alla<br />
“fame chimica” di<br />
sostanze brucia<br />
cervello. Può<br />
sembrare fico<br />
un dj che si<br />
gode la<br />
celebrità<br />
di<br />
stage<br />
disegnata con lo stile sarcastico ed<br />
irriverente dei fumetti. Spurlock<br />
gioca con intelligenza con i luoghi<br />
comuni, le differenze etniche, le<br />
paure e la xenofobia, ma da buon<br />
cittadino americano istruito cerca<br />
un’illusoria armonia, convincendosi<br />
che il nemico possa essere un<br />
pesante fardello nell’evoluzione e<br />
nell’incontro tra culture opposte<br />
ma complementari. Che fine ha<br />
fatto Osama Bin Laden? è un<br />
girotondo che inizia come<br />
intrattenimento satirico<br />
intervallato da spunti umoristici, in<br />
cui tesi ed asserzioni restano<br />
ovvietà scontate, con una<br />
sceneggiatura divisa tra indagine<br />
sociologica ed inchiesta, scandita<br />
da intermezzi grafici e spettacolari,<br />
notazioni di costume che graffiano<br />
ma non lasciano segni.<br />
DOMENICO BARONE<br />
performance infuocate (purché<br />
piacciano i ritmi electro), indossa<br />
magliette di calcio e soddisfa<br />
bisogni primari; il regista tuttavia<br />
ne sottolinea il senso di vuoto, la<br />
discesa agli inferi e fino alla fine<br />
non sappiamo se ce la farà a<br />
superare la crisi. Tuttavia, se solo<br />
la regia mostrasse qualche<br />
guizzo in più e il protagonista<br />
una maggiore espressività, la<br />
capacità di coinvolgimento della<br />
vicenda ne risulterebbe<br />
accresciuta. Lo stesso finale<br />
assomiglia più a una pubblicità<br />
progresso che a uno snodo<br />
narrativo. Il titolo del film è<br />
quello del famigerato disco di<br />
Ikarus tanto rinviato, e<br />
naturalmente ammicca ai<br />
Clash. Quanto a Berlino, la<br />
storia potrebbe svolgersi in<br />
qualsiasi metropoli (anche<br />
se i tedeschi vanno forte<br />
in questo campo<br />
musicale) e il<br />
Muro è soltanto<br />
evocato in un<br />
ricordo<br />
familiare.<br />
MARIO MAZZETTI<br />
VIVILCINEMA settembreottobre<strong>09</strong><br />
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