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di famiglia? - Associazione Luca Coscioni

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IL MITO DELLA FAMIGLIANATURALE. LA RIVOLUZIONEDELL'AMORE CIVILEInchiesta sulla <strong>famiglia</strong> (e sulla più profonda rivoluzione antropologica dei nostri tempi)DIEGO GALLII dati statistici, la sociologia, la ricercapsicologica, ci raccontanocome la <strong>famiglia</strong> abbia già vissutouna rivoluzione antropologicache l'ha trasformata profondamente.La crociata del Vaticano contro ilriconoscimento delle unioni <strong>di</strong>fatto e omosessuali è soltanto il<strong>di</strong>sperato ed estremo tentativoreazionario <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere un or<strong>di</strong>negià inesistente. Nel vissuto dellefamiglie italiane, nelle relazionie nei valori che le tengono unite,emergono nuove moralità, sfidedelicate, battaglie <strong>di</strong> emancipazione,forme <strong>di</strong> amore che siconiugano con l'autonomia e sfidanomiti nefasti del passato.La <strong>famiglia</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto naturaleNel manifesto con cui le più importantiassociazioni cattolicheitaliane hanno convocato ilFamily day per il prossimo 12maggio si legge: “Solo nella <strong>famiglia</strong>fondata sull’unione stabile <strong>di</strong>un uomo e una donna, e aperta aun’or<strong>di</strong>nata generazione naturale,i figli nascono e crescono inuna comunità d’amore e <strong>di</strong> vita,dalla quale possono attendersiun’educazione civile, morale e religiosa.La <strong>famiglia</strong> ha meritato etuttora esige tutela giuri<strong>di</strong>ca pubblica,proprio in quanto cellulanaturale della società e nucleooriginario che custo<strong>di</strong>sce le ra<strong>di</strong>cipiù profonde della nostra comuneumanità e forma alla responsabilitàsociale”.In tutte le <strong>di</strong>chiarazioni e i documentiufficiali del Vaticano si riba<strong>di</strong>scel’origine “naturale” della<strong>famiglia</strong> tra<strong>di</strong>zionale, il cui fondamentoè rappresentato dal “bene”della generazione dei figli.Questa visione della <strong>famiglia</strong>, tuttavia,non è affatto naturale. La<strong>famiglia</strong> è una delle istituzioni socialiche più si è trasformata nelcorso della storia e nei vari contesticulturali. Come ha scritto l’antropologoFranco La Cecla suRepubblica: “Ci sono società dovenon esistono coppie fisse, cisono famiglie poligamiche nelfondo dell’Amazzonia o inSenegal e ci sono ovviamente famiglieallargate. Siamo noi l’eccezione:la <strong>famiglia</strong> mononucleare– la solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> marito e mogliee dei loro figli - è una invenzionerecente. C’è voluto l’avvento delcapitalismo e del lavoro salariatoche ha <strong>di</strong>strutto la <strong>famiglia</strong> allargatache era anche un’entità economica– gli antropologi parlano<strong>di</strong> “maison” o <strong>di</strong> “household” - eche ha creato la coppia come laconosciamo oggi”.La stessa etimologia della parola<strong>famiglia</strong>, dall’italico famel, che significa“casa”, rimanda a una <strong>di</strong>mensionerelazione e non biologicao riproduttiva: la casa, il luogodove stare, dove convivere.Il cambio<strong>di</strong> para<strong>di</strong>gmaLo scontro sul riconoscimentodelle unioni <strong>di</strong> fatto e omosessualiaffonda le sue ra<strong>di</strong>ci nellacontrapposizione tra due visioniculturali e antropologiche opposte.Da una parte quella cattolicatra<strong>di</strong>zionale, che il bioeticistaMaurizio Mori e il ginecologoCarlo Flamigni chiamano della“sacralità della vita”, dall’altraquella laica o della “qualità dellaLa <strong>famiglia</strong> èuna delleistituzionisociali che piùsi è trasformatanel corso dellastoria e neivari contesticulturalivita”. Questo scontro, che i duedescrivono in questi termini inoccasione del referendum sullafecondazione assistita, investepienamente la visione tra<strong>di</strong>zionaledella <strong>famiglia</strong> come societàorganica originaria, più importantedei singoli in<strong>di</strong>vidui che lacompongono in quanto “or<strong>di</strong>neoggettivo che rispecchia la “naturadelle cose””.L’etica della qualità della vita irrompenella cultura occidentalenon appena viene rotto quel legameancestrale che lega la sessualitàalla riproduzione. Sono icontraccettivi, ancor più e ancorprima dell’aborto, a rompere“l’or<strong>di</strong>ne naturale”.Laura Fruggeri, nel suo libro“Diverse normalità”, passa inrassegna le varie tipologie familiarievidenziando le qualità relazionaliche le caratterizzano.Famigliericostituite“Un primo esempio in propositopuò essere quello delle famigliericomposte: nel momentoin cui tali relazioni non vengonovissute come alternative fraloro, compongono un contestoarticolato nel quale gli in<strong>di</strong>viduiimparano a coniugare vicinanzae <strong>di</strong>stanza, intimità e autonomia.Nelle coppie ricostituitec’è un gestione allargata dellagenitorialità, che richiede unabuona flessibilità dei ruoli ricopertida ognuno. Un altro aspettosaliente nelle famiglie ricomposteè quello relativo all’elevatogrado <strong>di</strong> inter<strong>di</strong>pendenza trai <strong>di</strong>versi nuclei familiari che locompongono, che implica unaflessibilità nella definizione deiconfini familiari, cioè la certezzasu chi è dentro e chi è fuori acui è solitamente legata l’assegnazionedei ruoli e delle funzionifamiliari, e dunque unaapparentemente più facile gestionedei rapporti interpersonali”.Famiglie conun solo genitoreSecondo l’ultimo rapportoIstat, negli ultimi 15 anni le famigliemonogenitoriali sonopassate da circa un milione emezzo (pari al 9,6% del totaledei nuclei) a oltre 2 milioni (parial 12,2% nel 2003). ScriveLaura Fruggeri: “Dai dati raccoltida Everri (2003) emergeche i figli cresciuti in queste famigliemostrano livelli <strong>di</strong> autonomiae maturità maggiore rispettoai coetanei che cresconoin famiglie in cui sono presentientrambi i genitori”.La <strong>famiglia</strong> oggi non è più fondatasulla riproduzione, a prescinderedal riconoscimento o menodelle unioni omosessuali.Roberto Volpi, statistico, progettatoredel Centro nazionale <strong>di</strong> documentazionea analisi per l’infanziae l’adolescenza del ministerodel Welfare, ha raccolta inun libro appena pubblicato, “LaFamiglieomosessuali“La coppia/<strong>famiglia</strong> omosessualeha la possibilità, in assenza<strong>di</strong> modelli precedentementeesperiti a livello socio-culturale,<strong>di</strong> <strong>di</strong>venire norma a sestessa, ossia <strong>di</strong> ridefinire in positivol’impossibilità del riconoscimentolegale, centrandoil proprio focus strutturantenel vissuto <strong>di</strong> ricostruzione deipropri riferimenti valoriali. (…)Il che ben si allinea con le attualiteorizzazioni sulla <strong>famiglia</strong>vista non più come entitànaturale, ma come artefattoculturale complesso e in uncerto senso artificiale, creatodalla volontà e dai desideri deisingoli in<strong>di</strong>vidui”.Comunità<strong>di</strong> famiglieLa nostra legge riconosce già lecomunità <strong>di</strong> famiglie come forma<strong>di</strong> convivenza. La legge184/1983 istituisce la comunità<strong>di</strong> tipo familiare come alternativaalla <strong>famiglia</strong> per l’affido <strong>di</strong>minori. La legge 328/2000 aggiungeche queste comunitàdevono essere caratterizzate da“organizzazione e da rapportiinterpersonali analoghi a quelli<strong>di</strong> una <strong>famiglia</strong>”. “E’ proprionella gestione dell’equilibrio frapubblico e privato che si puòcogliere il punto nodale d rotturache caratterizza la singolaritàdelle comunità <strong>di</strong> famiglie. Lacura dell’intimità dei rapportiprimari e l’apertura al contestosociale costituiscono le duetensioni <strong>di</strong>vergenti, ma interconnesse.La <strong>di</strong>mensione comunitaria,infatti, non annullané sostituisce la <strong>di</strong>mensioneprivata, intima e interpersonale.Anzi, quest’ultima viene alimentatadalla prima. Le comunità<strong>di</strong> famiglie ripropongono alcentro dell’attenzione l’importanzache le relazioni socialifine della <strong>famiglia</strong>”, alcuni datistatistici che <strong>di</strong>mostrano in modoincontrovertibile la scissionetra <strong>famiglia</strong> e riproduzione.Dal 1975 ad oggi si è passati da 2,4a 1,2 figli per donna, dato cherende l’Italia cattolica il Paese conil più basso tasso <strong>di</strong> natalità almondo. La <strong>di</strong>mensione me<strong>di</strong>adella <strong>famiglia</strong> è scesa da 3,35 a 2,6hanno nello sviluppo della vitafamiliare e dei suoi membri. Sipropongono come antidoto allaeccessiva privatizzazione familiareche produce isolamento,solitu<strong>di</strong>ne, mancanza <strong>di</strong> sostegnoe, conseguentemente,un impoverimento delle risorsea cui le famiglie possono ricorrereper far fronte agli inevitabilieventi critici che costellanoil loro ciclo <strong>di</strong> vita. (…) Le comunità<strong>di</strong> famiglie costituisconouna rie<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> forme <strong>di</strong>socialità che in tempi più lontanisi strutturavano spontaneamenteall’interno delle reti informaliin cui le famiglie sonoiserite. Forme <strong>di</strong> socialità che alcuniautori hanno definito “famigliepiù larghe della parentela””.Il fenomeno LATIntrodotto nel 1978 dal giornalistaolandese Michel Berkiel,l’acronimo LAT (Living ApartTogether) in<strong>di</strong>ca un tipo <strong>di</strong> relazionein cui i due partner siconsiderano una coppia stabilema non con<strong>di</strong>vidono la residenza.In Italia risultano inquesta con<strong>di</strong>zione circa il 40%dei giovani tra i 25 e i 34 anniche non convivono o non sonosposati. Secondo il “Rapportosulla popolazione” appenapubblicato dall’Istat: “Le motivazioniche sottendono allascelta <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> relazioneincludono: la crescentecon<strong>di</strong>visione dei valori in<strong>di</strong>vidualistici;l’attenzione alla verificadella qualità emotiva dellarelazione intima prima <strong>di</strong> intraprendereun percorso piùstabile e vincolante; il cambiamentodei ruoli <strong>di</strong> genere nellasocietà che rendono più appetibiliper le donne tutte quellesituazioni che le lasciano più liberedalle responsabilità domestiche;l’esigenza <strong>di</strong> flessibilitàe mobilità nelle scelte lavorativee sentimentali”.

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