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di famiglia? - Associazione Luca Coscioni

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.IL MITODELLA NATURALE... FAMIGLIAORGOGLIOLAICO A PIAZZA21NAVONAPERCHÈ IL FIGLIO RESTA UNICODANIELA DEL BOCAwww.lavoce.info, 25 gennaio 2007L’Istat ha presentato il 17 gennaioscorso i risultati della secondae<strong>di</strong>zione dell’Indaginesulle nascite condotta nel 2005su un campione <strong>di</strong> madri intervistatea 18-21 mesi <strong>di</strong> nascita<strong>di</strong> un figlio, nel periodo cioècruciale per pensare ad averneun altro.I desiderie la realtàTra i risultati più importantidell’Indagine emergono le <strong>di</strong>fficoltàdelle donne ad avere unsecondo figlio. “La nascita delprimo figlio, si legge nel rapportoIstat, è un evento che èstato interessato solo parzialmentedalla crisi della fecon<strong>di</strong>tà:le donne italiane mostranouna elevata propensione a <strong>di</strong>ventaremadri, anche se <strong>di</strong> unsolo figlio” (1).Ma sono davvero così cambiatele preferenze delle famiglie italiane,tra<strong>di</strong>zionalmente "numerose"?Se confrontiamo i dati sulla fertilitàrealizzata con il numerome<strong>di</strong>o <strong>di</strong> figli "desiderati", notiamoforti <strong>di</strong>screpanze: per lamaggior parte delle madri intervistate(61,2 per cento ) il numerodei figli ideale è due, perun quarto circa è tre o più, e soloper una minoranza (12 percento) è uno.Perchè allora i desideri non sirealizzano?Rispetto al 2002, data della precedenterilevazione (2), si osservaun aumento del numerodelle madri, con un figlio solo,che in<strong>di</strong>cano, come motivi prevalentiper non volerne altri, ilcosto dei figli e le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong>conciliare lavoro e figli. E gliaspetti più critici risultano inparticolare le rigi<strong>di</strong>tà dell’orario.Aumentano anche le preoccupazioniper le responsabilità <strong>di</strong>cura, tra cui "non poter contaresull’aiuto costante <strong>di</strong> parenti e<strong>di</strong> amici". Se da un lato i nonnisono ancora una risorsa importantissimanell’accu<strong>di</strong>mentodei figli, dall’altro l’organizzazione<strong>di</strong>venta più <strong>di</strong>fficile se ibambini da gestire sono due otre: bisogna accompagnarli all’asilo,a scuola, in piscina o avisite me<strong>di</strong>che.I padri invece contribuisconoassai poco al lavoro familiareanche quando la madre lavora:il 63 per cento delle madri occupate<strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> non riceverealcun aiuto nei lavori in casa.Recenti ricerche che usano datisull’uso del tempo(Multinational Time UseSurvey) hanno mostrato chequesto è un fattore molto importanteper spiegare la bassafertilità e la probabilità <strong>di</strong> averepiù <strong>di</strong> un figlio. In paesi dove la<strong>di</strong>visione del lavoro familiare èpiù egualitaria, la fertilità è piùalta (3).Più servizi,ma non al SudRispetto al 2002 si notano alcunisegnali <strong>di</strong> sviluppo del sistemadei servizi socio educativiper la prima infanzia, anche sel’affidamento prevalente è comunquerappresentato sempredai nonni. Cresce anche la domandapotenziale, ma i problemi<strong>di</strong> utilizzo restano legati ascarsa <strong>di</strong>sponibilità, rigi<strong>di</strong>tà ecosti. Tra le madri che non siavvalgono degli asili nido, quasiil 30 per cento vorrebbe usarli,ma non può per mancanza<strong>di</strong> posti, eccessiva <strong>di</strong>stanza dacasa, rette troppo care e oraritroppo scomo<strong>di</strong> .Ma sono le madri del Sud, chehanno a che fare con un mercatodel lavoro più <strong>di</strong>fficile e conun sistema dei servizi più carente,a trovarsi ancora più in<strong>di</strong>fficoltà.Alcune <strong>di</strong>fferenze ci paionoparticolarmente importanti:1) Una donna su quattro non èin grado <strong>di</strong> mantenere il propriolavoro dopo la nascita delprimo figlio, contro il 15 percento al Nord.2) Le madri al Sud rientrano allavoro molto prima dopo la nascitadei figli. Non usufruisceinfatti del congedo facoltativocirca il 40 per cento, contro il 19per cento del Nord.3) Infine, solo il 7,5 per centousa l’asilo nido, contro il 16 percento al Nord-Centro.Queste <strong>di</strong>fferenze aiutano aspiegare il continuo declinodella fertilità nelle regioni meri<strong>di</strong>onali,a fronte dei dati costantio in lieve ripresa <strong>di</strong> quelledel Nord.I risultati dell’indagine offronoelementi importanti per capirela <strong>di</strong>screpanza tra desideri e realtàdelle decisioni <strong>di</strong> maternitàin Italia. Ci aiutano a spiegareperché un figlio solo, più cheuna scelta, può essere il risultatodelle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> un contesto,dove alle aspirazioni e allenecessità <strong>di</strong> lavoro delle madrisi oppongono ruoli tra uominie donne che si evolvono troppolentamente. E un sistema <strong>di</strong>welfare che offre ancora troppopoco aiuto (4).Stencil / MelfeasancePer saperne <strong>di</strong> più(1) "Essere madri in Italia" Istat2006.(2) "Avere un figlio in Italia" Istat2006.(3) Craig L."Do time use patternsinfluence fertility decisions?"International Journal of TimeUse Research 2006,Vol 3 n.1 60-87.E De Laat,J.and Sevilla Sanz,A. "Working Women, Men’sHome Time and Lowest-LowFertility", Iser Working Paper2006-23,Colchester,University ofEssex.(4) Ricerche recenti mostranoche nei paesi dove i conge<strong>di</strong> parentalisono piu generosi e maggioreè la <strong>di</strong>sponibilità degli asilinido sono meno <strong>di</strong>fficili le scelte<strong>di</strong> maternità.Ve<strong>di</strong> Del Boca D.,Pasqua S., Pronzato C. "The impactof institutions on participationand fertility" Iser WorkingPaper 2006, Colchester,University of Essex.su una questione del genere, avvertonoi giu<strong>di</strong>ci, esorbita dallecompetenze della Corte, nonpotendo risolvere scelte <strong>di</strong>screzionaliche può e deve fare soloil Parlamento. Ecco l'urgenza ela necessità <strong>di</strong> un intervento legislativoche avvicini l'Italia allelegislazioni degli altri Paesi europeie ci metta in regola con leconvenzioni internazionali, comequella <strong>di</strong> New York del 1979,con cui l'Italia si e' impegnataad eliminare ogni <strong>di</strong>scriminazionenei confronti della donnain <strong>famiglia</strong>, compresa quella relativaalla scelta del cognome.Riporto un esempio significativo<strong>di</strong> come funzionano le coseoggi. La Corte <strong>di</strong> Cassazione conla recentissima sentenza n.12641/06, ha deciso <strong>di</strong> rigettarela richiesta <strong>di</strong> sostituzione delproprio cognome a quello materno,da parte <strong>di</strong> un padre cheha riconosciuto suo figlio successivamentealla madre. Si ricordache l'attuale norma (262c.c.) prevede, in caso <strong>di</strong> riconoscimentosuccessivo, la possibilitàche il Tribunale per iMinorenni decida se aggiungereo sostituire il cognome del genitoreche riconosce per ultimo.E' evidente che statisticamenteil genitore che decide tar<strong>di</strong>vamente<strong>di</strong> riconoscere il figlio naturalee' l'uomo e ogni pronunciache sostituisse il cognomepaterno a quello materno senzail consenso della madre, si rivelerebbeun abuso autoritariodello Stato ai danni <strong>di</strong> un genitore(donna) in favore dell'altro(uomo). Per questo la sentenzadella Cassazione, se da un latoha il pregio <strong>di</strong> rendere d'attualitàil problema, sottolinea che adoggi vi e', nei riguar<strong>di</strong> dell'attribuzionedel cognome, piena <strong>di</strong>screzionalitàdei giu<strong>di</strong>ci, anchea scapito delle volontà genitoriali.Ed e' proprio il fatto che sonopossibili ad oggi sentenze <strong>di</strong>segno opposto, che ci spinge aformulare con urgenza questaproposta <strong>di</strong> legge, e a riba<strong>di</strong>re ilprincipio della consensualità edell'uguaglianza genitorialenell'attribuzione del cognome.In tal senso, la nostra proposta(art.5 comma 2), prevede che incaso <strong>di</strong> riconoscimento tar<strong>di</strong>voe <strong>di</strong> <strong>di</strong>saccordo fra i genitori sull'aggiuntao sostituzione del nome,il cognome del primo (generalmentela madre) non puòesser estromesso dal nuovo cognome,ma semmai esser seguitodallo stesso. Soprattutto, lanostra proposta mira a renderesolo eventuale il ricorso alTribunale per i Minorenni, nonprevedendone l'intervento, comeinvece e' attualmente, neicasi <strong>di</strong> attribuzione o mo<strong>di</strong>ficadel cognome per il mero riconoscimentosuccessivo <strong>di</strong> un genitore:sarà sufficiente la semplice<strong>di</strong>chiarazione all'ufficiale <strong>di</strong> statocivile, che farà le mo<strong>di</strong>fiche richieste<strong>di</strong> comune accordo daigenitori, oppure, in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>saccordo,aggiungerà al cognomepreesistente (a cui il figlio eil primo genitore che lo ha riconosciutohanno comunque <strong>di</strong>ritto),quello del genitore cheper ultimo ha effettuato il riconoscimento.Nel caso della recentesentenza <strong>di</strong> Cassazione <strong>di</strong>cui sopra, ad esempio, la madreed il figlio non avrebbero rischiato<strong>di</strong> vedersi sostituire oanteporre il proprio cognome aquello paterno, ma solo aggiunto.La madre avrebbe poi eventualmentepotuto, nell'interessedel figlio, chiedere al Tribunaleper il Minorenni <strong>di</strong> eliminare -solo per ragioni gravi- il cognomecosì aggiunto.Nell'articolo 1 della presenteproposta <strong>di</strong> legge. l'art. 143-bisdel co<strong>di</strong>ce civile, che fa aggiungereal cognome della madrequello del padre, viene così mo<strong>di</strong>ficatolasciando che ciascunconiuge mantenga il proprio.Nell'articolo 3 si abroga l'art.156-bis, decadendo infatti ilpresupposto, in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>vorzio,che il giu<strong>di</strong>ce imponga alla moglie<strong>di</strong> vietare l'uso del cognomedel marito.Con l'articolo 2 si offre ad entrambii coniugi l'opportunità<strong>di</strong> decidere, <strong>di</strong> comune accordo,il cognome da trasmettere ai figli,lasciando loro la libertà <strong>di</strong>stabilire se esso debba esserequello del padre, quello dellamadre o quello <strong>di</strong> entrambi. Nelcaso in cui i coniugi non dovesseroraggiungere un accordo, alfiglio sono attribuiti d'ufficioentrambi i cognomi in or<strong>di</strong>nealfabetico. A sua volta il figlioche assume il cognome <strong>di</strong> entrambii genitori può trasmetterneuno soltanto, altrimenti siavrebbe una moltiplicazione <strong>di</strong>cognomi ad ogni nuova generazione.Questa regola viene confermatanel caso della filiazione naturale(articolo 5) e dell'adozione (articolo6).Infine, con l'articolo 4, si adeguala nuova <strong>di</strong>sciplina anche ai fatticostitutivi dello status <strong>di</strong> figlio,(art. 237 c.c.), sostituendo il riferimentoal cognome e al rapportocon il padre, quello <strong>di</strong> unoo <strong>di</strong> entrambi i genitori.@pprofon<strong>di</strong>sciwww.donatellaporetti.it

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