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di famiglia? - Associazione Luca Coscioni

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36LETTURE!LA NOSTRABIBLIOTECAIN LIBRERIALe segnalazioni dell’Agenda <strong>Coscioni</strong>A CURA DI MARIA PAMINIIleana Argentin, Che bel viso… peccato, Donzelli,2007,pp.103,euro 11,50.“Vorrei tanto far capire alla gente che la <strong>di</strong>sabilità è unostatus <strong>di</strong> vita, non una malattia”.Questo piccolo libro autobiografico è la testimonianzavivace e appassionata <strong>di</strong> come IleanaArgentin sia riuscita non solo a convivere con lamalattia che l’ha colpita fin da bambina – l’amiotrofiaspinale che comporta la paralisi progressivadei muscoli del corpo - ma soprattutto a far sìche ciò non le impe<strong>di</strong>sse <strong>di</strong> essere felice.Attratta dalla politica fin dalle scuole superiori,dopo essere stata presidente per lungo tempodell’Unione Italiana per la Lotta alla DistrofiaMuscolare <strong>di</strong> Roma, nel 1997 Ileana Argentin decide<strong>di</strong> can<strong>di</strong>darsi alle elezioni comunali con iDemocratici <strong>di</strong> Sinistra (a quell’epoca Pds). Da alloraè consigliere comunale e conduce una battagliapolitica per i <strong>di</strong>ritti dei <strong>di</strong>sabili. Durante ilsuo secondo mandato il sindaco Veltroni le conferiscela delega per le Politiche dell’Han<strong>di</strong>cap,scorporandole dall’assessorato Affari Sociali, unasvolta che l’Argentin definisce non solo politicama anche culturale. All’epoca del referendumcontro la legge 40 denuncia, insieme a <strong>Luca</strong><strong>Coscioni</strong> e ai Ra<strong>di</strong>cali, l’impossibilità dei <strong>di</strong>sabiliintrasportabili <strong>di</strong> esercitare il loro <strong>di</strong>ritto al voto(100.000 i casi in Italia secondo l’Istat).Il libro è una lunga carrellata <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> e <strong>di</strong> personaggi:dai giochi con la sorella e la madre, che vestivala bombola dell’ossigeno da CappuccettoRosso perché la piccola Ileana non ne avessepaura, al deciso rifiuto <strong>di</strong> continuare a ricercare ilmiracolo: “Ho conosciuto baroni della me<strong>di</strong>cina,santuari e tanti truffatori. (…) Non capivo perchédovevo guarire a tutti i costi. Fu così che a <strong>di</strong>ecianni <strong>di</strong>ssi ai miei genitori che ero stanca, stufa,che mi dovevano far vivere in pace così com’eroperché altrimenti sarebbe stato meglio morire”.Dai primi fidanzati e dalla scoperta della sessualità(“l’idea che i <strong>di</strong>sabili sono asessuati non mi hasfiorato neanche un po’”) ai tanti operatori sociali,volontari e collaboratori che sono stati e sonooggi al suo fianco, al suo compagno <strong>di</strong> vita,Sandro, il suo “principe”.Gian Enrico Rusconi,Non abusare <strong>di</strong> Dio.Per un’etica laica,Rizzoli,2007,pp.190,euro12,50Gian Enrico Rusconi, professore <strong>di</strong> ScienzaPolitica all’Università <strong>di</strong> Torino, già in precedenzaaveva analizzato l’importanza per uno Stato democratico<strong>di</strong> fondarsi su un’etica laica ma in questosuo ultimo pamplhet denuncia apertamente“l’uso – soprattutto implicito, surrettizio, allusivo– <strong>di</strong> argomenti religiosi in ambiti deliberativi cheportano alla produzione <strong>di</strong> leggi”, denuncia ilprotagonismo delle autorità religiose che hannosaputo sfruttare a dovere l’indebolimento delleculture politiche e delle organizzazioni partitichetra<strong>di</strong>zionali. Il processo <strong>di</strong> secolarizzazione dellesocietà occidentali non ha portato, come si riteneva,ad una legittima collocazione della religionenel privato, bensì a ciò che l’autore definisce“post-secolarismo”, dove le Chiese “si sentono deputateo sollecitate a offrire in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> eticapubblica in società che <strong>di</strong>chiarano <strong>di</strong> voler rimanereistituzionalmente laiche”.Ciò che per la Chiesa è un pericolo, la pluralitàdelle visioni della vita e delle concezioni del bene,il cosiddetto “relativismo” che per papaRatzinger odora <strong>di</strong> zolfo, per il laico è il fondamentodell’ethos comune: “lo Stato è laico proprioperché non pretende dai citta<strong>di</strong>ni identità <strong>di</strong>credenze in campo etico-religioso ma reciprocorispetto”. Riven<strong>di</strong>cando la ricchezza, la profon<strong>di</strong>tàe l’autonomia del concetto <strong>di</strong> laicità, e contrastandol’affermazione che “valori” e “senso”siano prerogative delle religioni, l’autore spinge illaico a ritrovare il proprio senso <strong>di</strong> appartenenzaper creare una nuova capacità comunicativapubblica.Antonio Cavicchia Scalamonti, La morte.Quattro variazioni sul tema, Iperme<strong>di</strong>um libri,pp 216,euro 15,00Quattro “variazioni” de<strong>di</strong>cate, rispettivamente,all’in<strong>di</strong>viduo, al tempo, alla memoria e alla morte:così si presenta l’ultimo libro <strong>di</strong> AntonioCavicchia Scalamonti, sociologo che da decenniha fatto della Nera Signora – oggi corteggiatissima,forse più per dongiovannismo intellettualeche per solido interesse – il centro delle sue ricerche.E infatti più ancora delle variazioni conta iltema che ad esse soggiace, e il libro vuole farlo risuonaread ogni pagina, come un memento. Alcentro dell’affresco c’è l’immagine orgogliosa espaurita dell’uomo occidentale che scopre la suafinitu<strong>di</strong>ne e ne atterrisce; e quanto più atterrisce,tanto più tenta <strong>di</strong> rianimare i pantheon perduti;ma nell’inarcare <strong>di</strong> nuovo su <strong>di</strong> sé la sacra volta –che sia per mezzo <strong>di</strong> restaurazioni clericali o <strong>di</strong>avventure totalitarie – scopre che essa ormai èpoco più che un fondale teatrale; e tuttavia si sforza,con un misto <strong>di</strong> candore e malafede, <strong>di</strong> affidarvisisurrogando la fede antica.Un libro che riafferma le ragioni della civiltà in<strong>di</strong>vidualista,laica e liberale proprio mentre portaalla luce il fondo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione su cui quest’ultimaha eretto la sua precaria <strong>di</strong>mora. CavicchiaScalamonti accetta il rischio <strong>di</strong> credere che forsenelle civiltà arcaiche si vivesse in uno stato psicologicopiù tollerabile e meno angoscioso; ma è trai pochi ancora convinti, in questo clima <strong>di</strong> revivalreligioso alquanto spurio, che il processo <strong>di</strong> secolarizzazionesia, malgrado le apparenze, irreversibile;e che quando una società si è aperta, pensare<strong>di</strong> richiuderla è una pericolosa illusione.

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