MAP - Magazine Alumni Politecnico di Milano #1
Il Magazine dei Designer, Architetti, Ingegneri del Politecnico di Milano - Numero 1 - Primavera
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Paolo Favole<br />
ARCHITETTO<br />
ALUMNUS POLIMI ARCHITETTURA<br />
Paolo Favole nel salotto<br />
della sua abitazione milanese.<br />
“La passerella è un<br />
unicum: noi speriamo<br />
<strong>di</strong> allungarla, magari<br />
verso piazza Duomo,<br />
o fino alla terrazza<br />
verso piazza Scala”<br />
rare, a rendere efficiente dal punto <strong>di</strong><br />
vista energetico, oppure faranno palazzi<br />
per altre funzioni.<br />
Che consiglio darebbe a un giovane<br />
architetto?<br />
Andare all’estero. L’ultima volta che ho<br />
insegnato al <strong>Politecnico</strong>, tra i miei studenti<br />
bravi non ce n’è uno che lavori<br />
in Italia. Su 250, i 50 bravi con cui sono<br />
in contatto sono in America, sparsi nei<br />
posti più incre<strong>di</strong>bili. Non a New York,<br />
magari nel Middle West. Poi tantissimi<br />
a Londra, a Parigi, molti <strong>di</strong> quelli che<br />
erano dei paesi dell’est sono tornati in<br />
patria, uno con grande successo è andato<br />
in Vietnam.<br />
Che cosa si portano all’estero gli architetti<br />
italiani che fuori non c’è?<br />
Sapranno bene la storia dell’architettura<br />
perché gliel’ho insegnata io! [ride]<br />
Sanno abbastanza bene la composizione<br />
degli ultimi venti, trent’anni, credo<br />
sappiano bene l’informatica, ma non<br />
ne sono certo, non è tra i miei insegnamenti.<br />
Io ho avuto un’ottima impressione<br />
degli allievi che ho avuto, e metà<br />
non erano italiani. Se però vengono qui<br />
a stu<strong>di</strong>are dal Sud America e dall’est<br />
Europa, sarà perché trovano una scuola<br />
che là non hanno, qui si vedono tante<br />
cose dal punto <strong>di</strong> vista dell’Architettura.<br />
Ma in tutto il mondo finché non si<br />
comincia a lavorare, ci sono cose che<br />
non si imparano. Gli svizzeri hanno una<br />
conoscenza tecnica che noi non abbiamo,<br />
ma hanno meno preparazione culturale,<br />
se la fanno un po’ qui magari.<br />
Svizzeri a lezione non ne avevo.<br />
Ma perché negli Stati Uniti uno stu<strong>di</strong>o<br />
dovrebbe assumere un architetto che<br />
ha stu<strong>di</strong>ato a <strong>Milano</strong>?<br />
Perché è bravo. Come <strong>di</strong>cevo ce ne<br />
sono nei posti più strani, per esempio<br />
a Trenton nel New Jersey, come sono<br />
arrivati là non lo so! Ma ci sono arrivati<br />
e questo è apprezzabile. Quello che<br />
sta in Vietnam <strong>di</strong>ce che non riesce a<br />
star <strong>di</strong>etro al lavoro che ha. C’è sempre<br />
apprezzamento dell’Italia, malgrado<br />
quanto ci feriamo da soli. Viene riconosciuto<br />
il plus valore che hai in quanto<br />
italiano, conosci il Design, il mondo<br />
della moda, per cui vai a Londra, a<br />
Shanghai perché sei italiano (ma poi<br />
è chiaro, devi essere italiano e bravo).<br />
Per concludere, volevo chiederle del<br />
suo periodo da studente al <strong>Politecnico</strong>,<br />
cosa ricorda?<br />
Al quinto anni fui chiamato, ancora<br />
studente, dall’architetto Carlo Perogalli<br />
(1921-2005) a fargli da assistente. A<br />
Perogalli devo moltissimo: ricordo che<br />
mi <strong>di</strong>ede un lavoro suo perché avessi<br />
un provento e potessi fare l’assistente.<br />
Con lui scrissi anche libri: uno, Ville dei<br />
Navigli Lombar<strong>di</strong>, l’avevo iniziato come<br />
tesi, poi è <strong>di</strong>ventato un libro. Da allora<br />
ho scritto 18 libri, che è un bel numero!<br />
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