MAP - Magazine Alumni Politecnico di Milano #1
Il Magazine dei Designer, Architetti, Ingegneri del Politecnico di Milano - Numero 1 - Primavera
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Amalia Ercoli-Finzi, 79 anni<br />
PROFESSORE ONORARIO DI MECCANICA ORBITALE<br />
CONSULENTE SCIENTIFICO NASA, ASI, ESA<br />
ALUMNA POLIMI INGEGNERIA AEROSPAZIALE<br />
mo i fornetti. Spostare il campione<br />
voleva <strong>di</strong>re spostare il trapano, ma<br />
il trapano era attaccato al Lander.<br />
Far girare tutto il Lander è una cosa<br />
complicatissima. Quin<strong>di</strong>, abbiamo<br />
lavorato <strong>di</strong> fantasia. La soluzione<br />
è stata tenere fermo il trapano e<br />
fargli ruotare al <strong>di</strong> sotto i fornetti.<br />
Così quando il trapano trovava il<br />
fornetto giusto, il campione veniva<br />
depositato. Abbiamo fatto queste<br />
operazioni <strong>di</strong> rotazione con errori<br />
<strong>di</strong> decimo <strong>di</strong> minuto d’arco. È stata<br />
una bella sod<strong>di</strong>sfazione”.<br />
Eppure è impossibile immaginare<br />
tutti gli scenari verificabili. “Vero.<br />
Non abbiamo pensato <strong>di</strong> mettere<br />
un sensore <strong>di</strong> <strong>di</strong>spiegamento del<br />
sampling tube. Il nostro trapano<br />
dotato <strong>di</strong> un tubo che viene espulso<br />
e si introduce all’interno della<br />
cavità per raccogliere il materiale.<br />
Ho fatto test all’infinito in laboratorio,<br />
quasi posso sentire il “tac”<br />
che fa quando esce. In tutti i test<br />
ha sempre funzionato e ci siamo<br />
fidati, invece avremmo dovuto aggiungere<br />
un sensore che ci <strong>di</strong>cesse<br />
se si era <strong>di</strong>spiegato in modo corretto<br />
oppure no. L’altra cosa che<br />
non abbiamo messo era un sensore<br />
<strong>di</strong> contatto con il terreno. Non<br />
sappiamo esattamente quando<br />
avviene il contatto: lo possiamo<br />
ricostruire attraverso le forze che<br />
vengono esercitate, soprattutto<br />
attraverso la <strong>di</strong>namica, perché imponendo<br />
una velocità <strong>di</strong> rotazione<br />
e <strong>di</strong> transazione, se queste variano<br />
è chiaro che il contatto con il suolo<br />
è avvenuto. Però ci sarebbe voluto<br />
proprio un bel sensore”.<br />
Un sensore, sarà per la prossima<br />
volta. A proposito, cosa ci ha insegnato<br />
Rosetta, che ci servirà<br />
per le prossime volte? “Atterrare<br />
su un asteroide serve anche a<br />
<strong>di</strong>mostrare una cosa importante:<br />
con un piccolissimo propulsore,<br />
ma proprio piccolissimo, in grado<br />
<strong>di</strong> trasmettere una frazione <strong>di</strong><br />
centimetro al secondo <strong>di</strong> velocità,<br />
è possibile deviare l’asteroide<br />
stesso! Questo potrebbe proteggerci<br />
da un eventuale impatto: se<br />
interveniamo abbastanza presto,<br />
<strong>di</strong>ciamo una ventina d’anni prima<br />
dell’impatto previsto con la Terra,<br />
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