Makinglife N.6 2023
Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.
Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.
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makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />
colpito persone provenienti<br />
dall’Ucraina ferite in battaglia,<br />
curate negli ospedali da<br />
campo e poi arrivate in<br />
Germania o nell’Europa<br />
centrale”.<br />
Le guerre creano<br />
indubbiamente le condizioni<br />
affinché le infezioni meno<br />
rispondenti ai farmaci si<br />
diffondano, dalle aree coinvolte<br />
nel conflitto, in tutto il mondo.<br />
Le testimonianze scientifiche<br />
che collegano le ferite di<br />
guerra con la resistenza<br />
antimicrobica hanno iniziato<br />
a essere raccolte negli<br />
ultimi vent’anni ma un ruolo<br />
essenziale nello sviluppo<br />
dell’antimicrobicoresistenza<br />
lo ebbe già la Seconda guerra<br />
mondiale, con la produzione<br />
su scala industriale e l’utilizzo<br />
massiccio di arsenicali,<br />
sulfamidici e disinfettanti<br />
QAC (composti di ammonio<br />
quaternario usati per la pulizia<br />
e la disinfezione), nonché con<br />
l’introduzione di massa della<br />
penicillina come profilassi e<br />
nel trattamento dei soldati.<br />
Nel 2009 sono state pubblicate<br />
su Militar medicine<br />
le evidenze<br />
che le vittime<br />
statunitensi dei<br />
combattimenti in<br />
Iraq e Afghanistan<br />
sviluppavano infezioni da<br />
batteri multiresistenti (MDR) a<br />
seguito di ferite riportate nelle<br />
operazioni Iraqi freedom (OIF)<br />
ed Enduring freedom (OEF).<br />
Nonostante le procedure<br />
aggressive di controllo<br />
delle infezioni all’interno<br />
delle strutture di ricovero<br />
delle vittime, si registrava<br />
una continua trasmissione<br />
nosocomiale e una crescente<br />
resistenza antimicrobica per<br />
alcuni agenti patogeni.<br />
Sono sempre fonti della<br />
medicina militare statunitense<br />
a fornire le maggiori<br />
informazioni relative alla<br />
resistenza antimicrobica<br />
sviluppatasi a partire dagli<br />
anni ’80 in Iraq: nonostante<br />
la ritrosia delle istituzioni<br />
irachene a fornire dati in<br />
merito, uno studio di un team<br />
internazionale pubblicato<br />
nel 2022 sul British medical<br />
journal<br />
global health<br />
ha dimostrato<br />
come guerra<br />
e conflitti<br />
siano fattori<br />
determinanti per<br />
l’intensificarsi della resistenza<br />
antimicrobica in Medio Oriente.<br />
I ricercatori hanno analizzato<br />
in particolare il ruolo che la<br />
contaminazione ambientale<br />
da metalli pesanti – il cui<br />
utilizzo nella costruzione di<br />
armi e proiettili è aumentato<br />
dalla fine del secondo conflitto<br />
mondiale – potrebbe svolgere<br />
nell’innescare la resistenza<br />
antimicrobica attraverso un<br />
meccanismo di “co-selezione”.<br />
Tornando al conflitto in<br />
Ucraina, sebbene i dati<br />
sull’attuale conflitto non siano<br />
ancora disponibili, un articolo<br />
pubblicato su The Lancet<br />
infectious diseases<br />
nell’aprile di<br />
quest’anno a<br />
firma di Nicola<br />
Petrosillo, Eskild<br />
Petersen e Sergii<br />
Antoniak ricorda<br />
che gli studi condotti dal 2014<br />
(anno di inizio del conflitto) al<br />
2020 mostrano che l’incidenza<br />
di batteri multiresistenti in<br />
feriti di guerra ricoverati<br />
in ospedali militari ucraini<br />
è stata superiore a quella<br />
riscontrata in ospedali<br />
civili (sia ucraini che di<br />
altri Paesi europei). Dal 24<br />
febbraio 2022, data dell’inizio<br />
dell’attacco armato su<br />
larga scala da parte della<br />
Federazione Russa, il numero<br />
di vittime, pur controverso,<br />
è indubbiamente molto<br />
elevato. Da marzo 2022 i<br />
Centri europei per il controllo<br />
delle malattie hanno<br />
avvertito che le persone con<br />
ferite traumatiche in Ucraina<br />
potrebbero avere batteri<br />
multiresistenti e hanno<br />
raccomandato isolamento<br />
preventivo e screening per<br />
evitare il trasporto di tali<br />
batteri insieme ai pazienti<br />
trasferiti dagli ospedali nelle<br />
zone di guerra. Gli autori<br />
concludono che le infezioni<br />
associate alla guerra e<br />
l’AMR avranno un impatto<br />
drammatico sulla salute<br />
delle persone all’interno<br />
e all’esterno del Paese,<br />
creando un vasto serbatoio<br />
di infezioni da batteri Gramnegativi<br />
multiresistenti in<br />
Ucraina e in Russia, con<br />
il potenziale di ulteriore<br />
diffusione.<br />
In un momento in cui i<br />
segnali di una progressiva<br />
estensione dei conflitti a<br />
livello globale sono sempre<br />
più evidenti, comprendere il<br />
legame tra AMR e guerre è<br />
uno degli elementi essenziali<br />
per arginare una delle molte<br />
conseguenze irreparabili che<br />
ogni guerra porta con sé e<br />
diffonde nel mondo intero.<br />
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