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atlante degli uccelli nidificanti nella “bassa” pianura lombarda (italia ...

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Lombardia: diffusione alquanto localizzata nelle zone<br />

alpine e prealpine, piuttosto ampia e con discrete<br />

densità, tendenti all’aumento, <strong>nella</strong> bassa <strong>pianura</strong> e<br />

nell’Oltrepo Pavese. Le presenze sono probabilmente<br />

sottostimate rispetto al reale distribuzione, causa la<br />

scarsa osservabilità della specie. Frequenta diverse tipologie<br />

ambientali, purché sia garantita la presenza<br />

di alberi, compresi i pioppeti industriali. Compare<br />

sempre più frequentemente anche in zone urbane e<br />

suburbane, dove può nidificare su alberi interni a parchi<br />

e giardini. Anche i roost invernali, tipicamente localizzati<br />

nelle zone boscate golenali, si ritrovano<br />

sempre più frequentemente nelle zone abitate, anche<br />

lungo viali alberati dei paesi. In provincia di Brescia<br />

la specie è migratrice regolare, svernante e nidificante.<br />

Nel 1993 la popolazione nidificante era valutata in<br />

100-500 coppie, distribuita principalmente nelle zone<br />

alpine e prealpine fra 800 e 1500 m di quota, con minimi<br />

a 50 m e massimi a 1700 m. Le nidificazioni in<br />

<strong>pianura</strong> sono rare. In provincia di Cremona la specie<br />

è migratrice, svernante, sedentaria e nidificante. Nel<br />

2000 la popolazione nidificante, ben distribuita, era<br />

valutata in 200-500 coppie, con tendenza alla stabilità,<br />

con buone presenze lungo il Po, e utilizzo prevalente<br />

dei pioppeti industriali. In provincia di Mantova<br />

la specie è svernante, sedentaria e nidificante. Alla<br />

luce delle ultime ricerche, condotte in modo più sistematico<br />

rispetto al passato, questa specie elusiva<br />

appare maggiormente presente e diffusa di quanto si<br />

credesse. Di notevole interesse è stata la sua comparsa<br />

come svernante all’interno dei centri abitati, dove<br />

ha costituito dei roost anche numericamente rilevanti<br />

sugli alberi dei viali e dei giardini; la fedeltà al sito<br />

negli anni successivi dimostra l’avvenuto adattamento<br />

e il fatto che tra le case ha trovato condizioni ottimali<br />

per la sopravvivenza. Ancora più interessanti sono<br />

le nidificazioni che sempre più frequentemente si<br />

osservano nelle zone urbane, persino all’interno della<br />

città, dove per la riproduzione vengono utilizzati alberi,<br />

soprattutto conifere, lungo le strade e addirittura<br />

nei giardini privati. Diversi sono comunque i roost invernali<br />

che tradizionalmente vengono rioccupati tutti<br />

gli anni in alcune zone naturali, prevalentemente boschi<br />

igrofili lungo l’asta dei maggiori fiumi o ai margini<br />

delle zone palustri. Solitamente vengono occupati<br />

vecchi nidi di Cornacchia grigia, di Gazza o di<br />

Ardeidi.<br />

Area di studio: la specie è stata osservata soltanto in<br />

16 U.R. fra quelle oggetto di indagine, ma presumibilmente<br />

la sua presenza è notevolmente sottostimata<br />

per la difficoltà di rilevamento, tenuto anche conto<br />

Atlante <strong>degli</strong> <strong>uccelli</strong> <strong>nidificanti</strong> <strong>nella</strong> <strong>“bassa”</strong> <strong>pianura</strong> <strong>lombarda</strong><br />

101<br />

che la ricerca è stata svolta quasi esclusivamente nelle<br />

ore diurne e senza alcun stimolo sonoro che ne facilitasse<br />

il contatto. L’areale di distribuzione risulta<br />

molto frammentato. Quasi tutte le osservazioni si riferiscono<br />

a nidificazioni certe, per la presenza del nido<br />

o di giovani non volanti. Gli ambienti maggiormente<br />

frequentati sono risultati essere le zone boscate<br />

non ripariali e, in ugual misura, i pioppeti industriali,<br />

seguiti dai filari alberati e dai boschi ripariali.<br />

Interessanti due osservazioni nel Mantovano, dove le<br />

nidificazioni sono avvenute in ambiente antropizzato;<br />

una in ex nido di Gazza su un abete di un giardino<br />

privato a Castelnuovo di Asola, immediatamente a ridosso<br />

di una strada a forte percorrenza; l’altra a Villa<br />

Cappella di Ceresara, in pieno paese, su una conifera<br />

di un giardino privato. Le due nidificazioni confermano<br />

il processo di antropizzazione in atto per la<br />

specie.<br />

Cesare Martignoni<br />

Caprimulgiformes Caprimulgidae<br />

Succiacapre<br />

Caprimulgus europaeus<br />

Specie politipica a distribuzione eurocentroasiaticomediterranea.<br />

Migratrice nidificante (“estiva”), svernante<br />

irregolare.<br />

Lombardia: distribuzione frammentata, con presenze<br />

più diffuse nei settori collinari, prealpini e appenninici,<br />

fino ad oltre 1000 m. Quasi completamente scomparsa<br />

nelle aree pianeggianti, dove singole coppie occupano<br />

le brughiere dell’alta <strong>pianura</strong> e le zone golenali<br />

dei principali corsi d’acqua. In provincia di Brescia<br />

la maggiore diffusione si osserva sui versanti termofili<br />

collinari e montani, con locali concentrazioni<br />

di 3 coppie in 20 ha rilevate sulle Prealpi a 950-1000<br />

m (CAMBI & MICHELI, 1986); la consistenza globale è<br />

stimata compresa tra 100-1000 coppie, con locale<br />

tendenza al decremento o alla stabilità; già all’inizio<br />

<strong>degli</strong> anni ‘70 la specie era ritenuta una presenza occa-

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