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atlante degli uccelli nidificanti nella “bassa” pianura lombarda (italia ...

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collinari, ambienti asciutti e ben esposti, mentre in<br />

<strong>pianura</strong> la si trova lungo le aste dei fiumi, nelle golene,<br />

nelle zone ecotonali tra i coltivi e i ghiareti. Non<br />

disdegna i pioppeti di recente impianto e i prati stabili<br />

o erbai a medica. In provincia di Brescia, si sta registrando<br />

un leggero decremento della specie. Le<br />

maggiori concentrazioni di coppie, si hanno nell’anfiteatro<br />

morenico del Garda e sulle colline termofile<br />

limitrofe, in questo ambiente sono state rilevate fino<br />

a 3-4 coppie/10 ha (CAMBI, ined.). Nella zona aeroportuale<br />

di Montichiari e Ghedi, in un ambiente a<br />

prato stabile frammisto a radi boschetti e cespugli,<br />

sono stati rilevati 8 maschi cantori (oss. pers.). L’altitudine<br />

maggiore si è riscontrata in una boscaglia di<br />

Quercus a circa 1000 m in Valle Sabbia (CAMBI &<br />

MICHELI, 1986). Per il Cremonese sono stimate 50-<br />

100 coppie. Per la provincia di Mantova risulta scarsa<br />

e nidificante solo nell’entroterra morenico gardesano<br />

e lungo l’asta del Po.<br />

Area di studio: si sono rilevate solo prove di nidifica-<br />

zione probabile in 12 U.R., la mancanza di riproduzioni<br />

certe è da interpretare come una probabile carenza<br />

di copertura e dalla oggettiva difficoltà nel raccogliere<br />

elementi che accertino l’effettiva nidificazione.<br />

Maschi cantori si rilevano anche a stagione riproduttiva<br />

inoltrata senza che la riproduzione sia avvenuta,<br />

probabilmente a causa di movimenti erratici di<br />

migratori tardivi. L’habitat elettivo della specie in<br />

<strong>pianura</strong>, è la formazione arborea spaziata di essenze<br />

termofile e le lande aride di alvei fluviali abbandonati,<br />

questi ambienti sono poco rappresentati nell’area<br />

monitorata. Quei pochi ambienti rimasti, poco redditizi<br />

per le tipiche coltivazioni cerealicole, un tempo<br />

usati solo per erbai, sono ora sfruttati dall’industria<br />

agricola per coltivazioni irrigate, tramite una captazione<br />

forzata delle falde acquifere più profonde, queste<br />

nuove tecniche agricole penalizzano ulteriormente<br />

la specie. Questo zigolo dovrebbe invece trarre giovamento<br />

dall’aumento delle superfici a set-aside.<br />

Roberto Bertoli

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