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QUALITÀ EQUITÀ E SICUREZZA IN RSA

e sicurezza in RSA - Agenzia Regionale di Sanità della Toscana

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PARTE II - Il Progetto ‘Qualità, Equità e Sicurezza in <strong>RSA</strong>’<br />

Avvertenza - la sezione che segue include alcune parti già contenute nelle sezioni precedenti. Si è deciso<br />

tuttavia di mantenerne invariato il testo poichè esso costituisce, nel suo insieme, il protocollo di studio del<br />

Progetto regionale.<br />

<strong>IN</strong>TRODUZIONE<br />

In molti Paesi dell’Europa e negli Stati Uniti, quando una persona anziana (o una persona più<br />

giovane con disabilità) richiede, nella vita di ogni giorno, più assistenza di quanta ne possano<br />

assicurare i familiari o gli amici più prossimi, soprattutto se sono presenti problemi di<br />

incontinenza o disturbi mentali, si pone il problema di ricorrere a una struttura residenziale,<br />

che può avere denominazioni diverse a seconda del Paese in cui è collocata: in Italia si parla<br />

generalmente di residenza sanitaria assistita, o <strong>RSA</strong>; nei paesi di lingua anglosassone si parla<br />

di nursing home o long-term care. La stessa soluzione si prospetta quando un paziente anziano<br />

ha bisogno di assistenza infermieristica o riabilitativa nel periodo di convalescenza che fa<br />

seguito a un intervento chirurgico o a un ricovero in ospedale per un problema medico.<br />

Soluzioni alternative alla residenza sanitaria possono consistere in assistenza a domicilio,<br />

residenze protette, centri diurni; si tratta tuttavia di servizi ancora minoritari quasi ovunque,<br />

sebbene probabilmente in via di espansione in molti Paesi.<br />

Le <strong>RSA</strong> si rivolgono a soggetti in condizioni di vita e di autonomia molto diverse tra loro e<br />

non è facile offrire servizi di qualità a una popolazione così eterogenea. Esiste comunque la<br />

tendenza pressoché generalizzata a un aumento dei PL dedicati a soggetti con disabilità gravi<br />

e destinati a un’accoglienza a lungo termine.<br />

In Europa, la Commissione Europea ha denito un’istituzione residenziale come “un edi cio<br />

in cui vivono più di 30 persone, l’80% delle quali (almeno) versino in condizioni di disabilità sica<br />

o psichica” 18 . In Europa, come negli Stati Uniti, la costruzione di strutture residenziali è stata<br />

la tipica risposta, n dagli inizi del XIX secolo, alle necessità di persone con disabilità siche<br />

e mentali e con bisogno di alloggio e di assistenza nella vita quotidiana. Spesso realizzate<br />

per alleviare la sofferenza e sulla base di nobili principi, sono poi diventate, in molti casi,<br />

strumenti di segregazione e controllo, in cui venivano tollerati standard di cura anche molto<br />

scadenti. Dopo la seconda guerra mondiale quindi, in alcuni Paesi si sono sviluppate politiche<br />

vòlte al superamento della residenzialità.<br />

Sempre di più, l’obiettivo dei servizi per le persone con disabilità siche o mentali viene oggi<br />

visto dunque non come la messa a disposizione di particolari programmi o edici dedicati,<br />

ma come la disponibilità di una gamma essibile di risorse e supporti che possano essere<br />

assemblati e adattati ai bisogni delle persone, mettendole in grado di vivere la vita che essi<br />

desiderano, ma con l’aiuto di cui hanno bisogno 19 : tra questi, le strutture residenziali possono<br />

continuare a rappresentare una soluzione (ma non l’unica alternativa), a cui ricorrere secondo<br />

criteri de niti, con garanzie suf cienti, in un sistema complessivo basato sul monitoraggio e<br />

sulla periodica rivalutazione della rispondenza a standard di qualità, sicurezza ed equità 20 .<br />

87<br />

18 Mansell J, Knapp M, Beadle-Brown J. and Beecham J. (2007). Deinstitutionalisation and community living – outcomes and<br />

costs. Report of a European Study. Vol. 1. Canterbury, Tizard Centre, University of Kent.<br />

19 Ci si riferisce solitamente a questo approccio come “vita supportata” o “vita indipendente”.<br />

20 Lo studio “Deinstitutionalisation and community living – outcomes and costs”, pubblicato nel 2007, si è proposto di fornire<br />

evidenze scienti che, a livello europeo, vòlte a stimolare la riallocazione delle risorse nanziarie per soddisfare al

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