L'intégration des immigrés et de leurs enfants sur le marché du ...

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Il contesto dell’integrazione è relativamente complesso e poco trasparente… …il che è dovuto soprattutto al fatto che l’accesso ai servizi volti a favorire l’integrazione dipende da numerosi fattori. La differenza per quanto riguarda l’offerta di servizi evidenzia la necessità di coordinare maggiormente l’operato pubblico. 118 DELSA/ELSA/WD/SEM(2012)2 Fino a poco tempo fa, gli interventi della Confederazione a favore dell’integrazione erano limitati, per cui la maggior parte delle misure integrative era realizzata a livello cantonale o comunale, secondo il principio della sussidiarietà. Pur avendo contribuito a un approccio flessibile all’integrazione, ciò ha condotto anche a una differenza rilevante tra i livelli di prestazione dei servizi nei vari Cantoni. Sebbene in Svizzera tale sia il caso in molti ambiti politici e in numerosi servizi destinati ai non immigrati, nel caso dei migranti per motivi umanitari ciò solleva la questione dell’equità orizzontale, visto che non possono scegliere liberamente il loro Cantone di residenza e possono beneficiare soltanto di una mobilità territoriale limitata. Il carattere assai complesso e poco trasparente del contesto dell’integrazione svizzero è forse il suo maggior difetto. Alla base vi è Sostanzialmente il fatto che l’accesso ai servizi volti a favorire l’integrazione dipende da numerosi fattori – dal Cantone di residenza, dal tipo di permesso e dalla durata del soggiorno, dall’ottenimento (o meno) di prestazioni d’assicurazione sociale nonché dal regime d’assicurazione sociale (disoccupazione, invalidità o aiuto sociale) cui soggiace il migrante. Queste differenze tra Cantoni di residenza riguardano parimenti la popolazione autoctona, ma diversamente da quest’ultima, visto che si tratta soprattutto di migranti titolari di un permesso di soggiorno per motivi umanitari, gli immigrati non hanno la possibilità di scegliere liberamente il loro luogo di residenza a causa delle restrizioni alla mobilità geografica. L’apparente differenza per quanto riguarda l’offerta di servizi volti a favorire l’integrazione nei vari Cantoni e il fatto che numerosi migranti non possono beneficiare dei servizi generalmente offerti evidenziano la necessità di un maggiore coordinamento dell’operato pubblico, sia all’interno dei Cantoni sia tra i vari Cantoni. Occorrerebbero norme minime comuni per garantire agli immigrati misure corrispondenti alle loro esigenze, a prescindere dal loro luogo di residenza in Svizzera, dal tipo di permesso nonché dalla natura e dalla rilevanza delle prestazioni/delle indennità assicurative a cui hanno o non hanno diritto. Andrebbe inoltre rafforzato lo scambio di buone pratiche tra i Cantoni e i Comuni.
Apparentemente le sovvenzioni salariali sono una misura integrativa particolarmente efficace destinata agli immigrati, di cui questi tuttavia beneficiano raramente. Dal momento che i dati ora disponibili sono di migliore qualità, una politica d’integrazione coerente dovrebbe dunque colmare la lacuna della ricerca. La formazione linguistica va sviluppata e orientata più chiaramente al mercato del lavoro. 119 DELSA/ELSA/WD/SEM(2012)2 Affinché il predetto scambio abbia una sua utilità, occorre valutare preliminarmente le misure che funzionano e quelle che non funzionano, il che implica la necessità di integrare nei nuovi programmi le dimensioni della ricerca e della valutazione. Infatti, nonostante una cultura di valutazione globale ben sviluppata in Svizzera, non vi è stata praticamente nessuna valutazione specifica delle politiche del mercato del lavoro concernente gli immigrati e i loro figli. Ciò riflette l’approccio alla politica d’integrazione attraverso i servizi generalmente offerti, ma non tiene conto del fatto che la politica attiva del mercato del lavoro può avere un impatto differente sugli immigrati e sugli autoctoni. Dalle valutazioni effettuate in passato (sia in Svizzera sia in altri Paesi dell’OCSE) è scaturito un risultato abbastanza concreto: le sovvenzioni salariali sono particolarmente benefiche per gli immigrati. Peccato che in Svizzera questi ultimi beneficino solo raramente di tale misura. L’assenza di una valutazione specifica dei programmi concernenti gli immigrati vale anche, sebbene in un’ottica più generale, per la ricerca sull’integrazione, il che sorprende vista la forte presenza di lunga data degli immigrati e dei loro figli in Svizzera. L’assenza di una ricerca quantitativa è dovuta in parte a una mancanza di dati. Dal momento che le serie di dati rese progressivamente disponibili sono sempre più numerose e di migliore qualità (compresi i dati longitudinali), cercare di colmare la lacuna della ricerca e rimediare alla mancante valutazione dei programmi concernenti l’integrazione nel mercato del lavoro degli immigrati e dei loro figli dovrebbe costituire un elemento importante per l’elaborazione di strategie politiche più chiare e più mirate. A livello internazionale è risaputo che l’apprendimento della lingua può facilitare l’integrazione degli immigrati. È difficile valutare la formazione linguistica in Svizzera dal momento che è perlopiù dispensata a livello cantonale, da servizi che praticamente non interagiscono tra loro. Le poche informazioni disponibili sulla formazione linguistica inducono a pensare che in Svizzera l’offerta sia più limitata che negli altri Paesi dell’OCSE e non venga associata a buoni risultati per quanto riguarda l’occupazione di coloro che l’hanno conseguita. Occorrerebbe esaminare in modo più approfondito le ragioni a monte e adottare misure corrispondenti. Ad ogni modo sarebbe d’uopo ampliare il campo della formazione linguistica e improntare maggiormente l’insegnamento alla professione. Per standardizzare la formazione linguistica su tutto il territorio svizzero sarebbe auspicabile un quadro globale.
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