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- 19 -<br />

<strong>in</strong>dicata come<br />

“Lo Psicodramma nei giard<strong>in</strong>i viennesi (1908-11)”<br />

da cui si apprende l’abitud<strong>in</strong>e del Moreno di recarsi quotidianamente <strong>in</strong> un<br />

parco viennese ove <strong>in</strong>tratteneva i bamb<strong>in</strong>i raccontando loro, <strong>in</strong>ventandole ed<br />

animandole, favole di cui lui stesso scrive: “Ciò che io raccontavo, la trama<br />

del racconto, era assai meno importante dell’azione, dell’atmosfera di misterioso<br />

paradosso per cui l’irreale diveniva reale.<br />

Io stavo al centro e spesso mi spostavo dai piedi dell’albero, magari andandomi<br />

a mettere più <strong>in</strong> alto, su un ramo; i ragazzi formavano un cerchio,<br />

al di là del primo cerchio se ne formava un secondo e poi un altro ed un<br />

altro ancora: il cielo formava il conf<strong>in</strong>e”.<br />

Un’ulteriore significativa esperienza è quella def<strong>in</strong>ibile come:<br />

“Psicoterapia di Gruppo ad Am Spittelberg”,<br />

dal nome del quartiere viennese <strong>in</strong> cui Moreno, unitamente al venereologo<br />

W. Gruen ed al giornalista K. Calbert, si recava periodicamente a chiacchierare<br />

con le prostitute ivi residenti.<br />

Tali <strong>in</strong>contri, <strong>in</strong>izialmente tenuti a livello di banali chiacchierate, andarono<br />

gradualmente approfondendosi s<strong>in</strong>o a portare queste donne a rendersi<br />

conto di come il reale significato di quegli <strong>in</strong>contri consistesse nel portare le<br />

stesse a prendere coscienza della possibilità di aiutarsi vicendevolmente o,<br />

come scrive Moreno: “Una persona poteva diventare l’agente terapeutico di<br />

un’altra e nella mia mente andò gradualmente def<strong>in</strong>endosi, a livello della realtà,<br />

la potenzialità della psicoterapia di gruppo”.<br />

Tale esperienza permise a Moreno di recepire quelle <strong>in</strong>dicazioni teoriche<br />

che avrebbe poi <strong>in</strong>dicato come pietre miliari di ogni forma di psicoterapia<br />

di gruppo:<br />

l. l’autonomia del gruppo;<br />

2. l’esistenza di una struttura del gruppo e la conseguente necessità di conoscerla<br />

3. il problema della collettività con i suoi schemi di comportamento, ruoli e<br />

costumanze che, <strong>in</strong>dipendentemente dai s<strong>in</strong>goli partecipanti, caratterizzano<br />

la situazione;<br />

4. il problema dell’anonimato, caratterizzato dal fatto che mentre nella psicoterapia<br />

<strong>in</strong>dividuale l’unico centro d’<strong>in</strong>teresse è rappresentato dall’Io del<br />

paziente, nella psicoterapia di gruppo è proprio questo nella sua globalità<br />

ad acquisire il ruolo di primaria importanza, mentre i s<strong>in</strong>goli componenti<br />

vengono gradatamente sp<strong>in</strong>ti verso una certa situazione di anonimato.<br />

Moreno ebbe modo di fare un’ulteriore significativa esperienza<br />

allorché durante la guerra del 1915-18 ebbe l’<strong>in</strong>carico di dirigere il servizio<br />

sanitario nel distretto viennese, di Mitterndorf ove era stato trasferito un<br />

cont<strong>in</strong>gente di contad<strong>in</strong>i profughi della zona del fronte italiano.<br />

La mancanza di ogni organizzazione sociale della comunità, l’<strong>in</strong>adeguata<br />

localizzazione geografica dei profughi che, provenienti da zone agricole<br />

montane, erano stati costretti a vivere <strong>in</strong>urbati <strong>in</strong> una zona pianeggiante,<br />

l’essere accozzati senza alcun criterio di scelta, divennero <strong>in</strong>evitabilmente<br />

fonte di tensioni fra i componenti della comunità.

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