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- 65 -<br />

RELAZIONE INTERVENTO<br />

PRESSO IL CONVEGNO DEGLI PSICOLOGI A MONTESILVANO<br />

AIUTO ED AUTORGANIZZAZIONE.<br />

UN’AZIONE TRA IMPOTENZA ED ONNIPOTENZA.<br />

Lorenzo Marvelli°<br />

Subito dopo la prima scossa, gli <strong>in</strong>fermieri del 118 e gli autisti si sono<br />

raccolti spontaneamente presso la C.O. di Pescara. Da qui sono partite ambulanze<br />

per L’Aquila ed è <strong>in</strong>iziato un reperimento di farmaci necessari a far<br />

fronte alla maxiemergenza. C’è un aspetto di cui poco si è parlato e che credo<br />

molto importante: l’autorganizzazione.<br />

Accanto all’organizzazione degli aiuti da parte delle Istituzioni preposte,<br />

vi è stata una organizzazione spontanea di molti <strong>in</strong>fermieri e personale<br />

sanitario <strong>in</strong> genere che, autoconvocandosi, hanno messo immediatamente a<br />

disposizione la loro professionalità.<br />

I media hanno offerto loro una <strong>in</strong>sufficiente attenzione preferendo<br />

dare voce, giustamente, a quelle forze istituzionali che meglio potevano raccontare<br />

quanto stava accadendo nell’<strong>in</strong>tera area terremotata.<br />

C’è da dire che gruppi di aiuti spontanei hanno molte volte raggiunto<br />

luoghi isolati e, <strong>in</strong> prima battuta fuori dal circuito dell’organizzazione, portando<br />

un primo soccorso ai feriti ma anche partecipando all’allestimento dei<br />

campi per gli sfollati.<br />

Ho prestato servizio presso il campo di Piazza d’Armi a L’Aquila nei<br />

giorni successivi alla prima scossa; ho lavorato nel pronto soccorso del Punto<br />

Medico Avanzato (PMA), una struttura con posti letto per ricoveri brevi ed<br />

una farmacia abbastanza attrezzata.<br />

Successivamente ho scelto, al di fuori dell’orario di servizio, di operare<br />

presso la zona disastrata <strong>in</strong> maniera spontanea raggiungendo luoghi di montagna<br />

a bordo di una moto.<br />

Ho fatto base al campo di Tempera (AQ) e qui ho contribuito alla creazione<br />

di un ambulatorio medico ed <strong>in</strong>fermieristico. Nella prima fase del mio lavoro<br />

ho potuto notare un certo senso di impotenza derivante dall’impossibilità di rispondere<br />

alla complessità dei bisogni che avevo di fronte. In questa fase ho spesso<br />

operato delle scelte ist<strong>in</strong>tive preferendo questo a quel paziente: la fretta d’agire<br />

ha accompagnato l’emergenza determ<strong>in</strong>ando, accanto al desiderio di fare, anche<br />

una certa frustrazione per tutto quello che non riuscivo a fare.<br />

Successivamente, grazie anche all’organizzazione degli aiuti, è subentrata<br />

una certa padronanza della situazione. Il lavoro ha com<strong>in</strong>ciato a seguire l<strong>in</strong>ee<br />

progettuali e la comunicazione tra i soggetti presenti sul campo, ha garantito<br />

un <strong>in</strong>nalzamento del livello <strong>in</strong>fermieristico. E’ qui che si è passati da una<br />

fase emergenziale ad un’ altra che potrei def<strong>in</strong>ire assistenziale: i bisogni di salute<br />

della popolazione terremotata; ora facevano fronte a problematiche legate<br />

all’organizzazione quotidiana (temperatura nelle tende, igiene dei bagni e delle<br />

cuc<strong>in</strong>e da campo, assistenza agli anziani ed ai bamb<strong>in</strong>i, prevenzione di una<br />

serie di malattie tipiche della coabitazione <strong>in</strong> luoghi di questo tipo etc. etc.),<br />

più che a situazioni di vita o di morte.

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