Download File - Rivista Nuove Prospettive in Psicologia
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In questa seconda fase, potrei dire che al senso di impotenza dei primi<br />
momenti, spesso si è sostituito un senso di onnipotenza derivante dalla effettiva<br />
capacità di dare soluzione a moltissimi problemi.<br />
E’ questo il momento <strong>in</strong> cui capita di esagerare la portata dell’aiuto <strong>in</strong>taccando<br />
quell’autonomia dei pazienti necessaria <strong>in</strong> momenti come questi.<br />
Il rischio è proprio quello di depotenziare le capacità di autorganizzazione<br />
degli <strong>in</strong>dividui colpiti dal sisma rendendoli più deboli di quello che sono ed abituandoli<br />
all’attesa, all’<strong>in</strong>terruzione delle attività, anche quelle più elementari<br />
come preparare i pasti, provvedere all’igiene del campo etc.<br />
E’ proprio a questo punto che ho deciso di <strong>in</strong>terrompere il mio lavoro<br />
ai campi lasciando spazio a quanti, assenti nella prima e nella seconda fase,<br />
manifestavano ora il desiderio di rendersi utili. Posso dire <strong>in</strong> conclusione che<br />
l’aiuto, <strong>in</strong> momenti come questo, non può presc<strong>in</strong>dere da una ricerca d’equilibrio<br />
tra i sensi d’impotenza ed onnipotenza al f<strong>in</strong>e di organizzare e misurare<br />
gli <strong>in</strong>terventi senza dimenticare che ogni piano assistenziale ha come<br />
obiettivo pr<strong>in</strong>cipale, l’autonomia degli assistiti.<br />
Da questa fase ne sono uscito capendo che era giunto il momento di <strong>in</strong>terrompere<br />
la mia attività, sia quella ufficiale di <strong>in</strong>fermiere del PMA, sia quella<br />
di volontario con la moto e di lasciare agli altri la possibilità di fare quello che<br />
f<strong>in</strong>o ad allora avevo fatto io. Questa, <strong>in</strong> breve, è stata la mia esperienza.<br />
- Dott.ssa Forcucci (pediatra): Se posso vorrei dire qualcosa perché<br />
questo si riallaccia alla mia esperienza. Tu dici “li stavo viziando” e qu<strong>in</strong>di ti<br />
sei <strong>in</strong>iziato a sentire paradossalmente <strong>in</strong>utile, cioè come se non fossi più utile.<br />
Non era più f<strong>in</strong>alizzato quello che stavi facendo perché, per la sensazione<br />
che ho avuto io, era come se lo stessi facendo più per me che per loro. Io ho<br />
avuto questa sensazione perché ad un certo punto non ce la facevo più, ero<br />
stanca. Non è un sentimento esaltante, però ad un certo punto sembrava<br />
ripetitivo, sembrava quasi eccessivo, quello che stavo facendo, però, forse, a<br />
livello di co<strong>in</strong>volgimento emotivo si stava andando oltre quello che loro volevano<br />
da me, perché lo cercavo io, pure.<br />
- Infermiere Marvelli: Sì, mi è venuto <strong>in</strong> mente un detto di Leonardo<br />
da V<strong>in</strong>ci, il quale disse che il bravo pittore non si vede dalla sua capacità di<br />
dip<strong>in</strong>gere, ma dalla sua capacità di capire quando deve dire “stop”, ed è un<br />
po’ quello che è successo a me. Ad un certo punto ho fatto questa riflessione<br />
ed ho capito che non avrei potuto fare più nulla oltre a ciò che avevo già fatto,<br />
proprio perché ero vittima di questo senso di onnipotenza che mi portava<br />
ad avvic<strong>in</strong>are chiunque, a volte anche ad <strong>in</strong>ventare dei bisogni e non ad <strong>in</strong>tercettarne<br />
di reali. Questo è un problema <strong>in</strong> una maxi emergenza, perché<br />
un <strong>in</strong>fermiere deve lavorare aff<strong>in</strong>ché le persone colpite ritrov<strong>in</strong>o al più presto<br />
la loro autonomia, la loro auto-organizzazione, aff<strong>in</strong>ché siano appunto <strong>in</strong><br />
grado di occuparsi da soli delle loro cose. Quando si aiutano le persone bisogna<br />
stare attenti anche ...a non esagerare. Esagerare un aiuto, secondo me,<br />
equivale quasi a non darne nessuno.<br />
- Dott. Agresta: Beh, accade come per il furor sanandi del terapeuta, ovvero<br />
l’onnipotenza di poter curare tutti, tutto e tutti. In genere accade, appunto,<br />
nei terapeuti onnipotenti... e poco potenti, cioè poco bravi.<br />
Indirizzo dell’Autore: Lorenzo Marvelli-Infermiere 118 - Pescara