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Consorzio del Padule del Bientina Piano di Classifica degli immobili ...

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<strong>Consorzio</strong> <strong>di</strong> Bonifica <strong>del</strong> <strong>Bientina</strong> <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Classifica</strong> Comprensori 12 e 13<br />

Il minor apporto idrico verso l’area depressa <strong>del</strong>l’ex lago <strong>di</strong> Sesto ha consentito l’avvio, dopo il<br />

1500, <strong>di</strong> lavori <strong>di</strong> sistemazione e bonifica <strong>del</strong>l’area.<br />

Si riporta per esteso il testo <strong>di</strong> un paragrafo sull’origine <strong>del</strong>la bonifica <strong>del</strong> lago <strong>del</strong> <strong>Bientina</strong> tratto<br />

dalla pubblicazione Il paesaggio toscano: l’opera <strong>del</strong>l’uomo e la nascita <strong>di</strong> un mito.<br />

Il lago <strong>di</strong> <strong>Bientina</strong> o <strong>di</strong> Sesto si era formato a seguito <strong>del</strong> processo <strong>di</strong> sopralluvionamento <strong>del</strong>l’Arno, che<br />

rialzando il proprio alveo, aveva ostacolato il deflusso <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong>la bassura verso sud.<br />

Esteso quaranta chilometri quadrati, era formato da un profondo chiaro centrale, ricco <strong>di</strong> pesci (lucci, tinche,<br />

anguille, muggini, barbi, ecc.) e circondato da un’ampia bassura palustre ricoperta da una fitta vegetazione<br />

igrofita (cannuccia, pattume o falasco, giunco e biodolo) e da molti “pollini o gerbi o aggallati o cune” (sorta <strong>di</strong><br />

isole natanti, composte <strong>di</strong> terriccio e piante varie). Esso presentava una forma allungata tra i poggi <strong>di</strong><br />

Capannoni e Montecarlo, i rilievi <strong>del</strong>le Cerbaie, le pen<strong>di</strong>ci <strong>del</strong> Monte Pisano e <strong>Bientina</strong> e risultava <strong>di</strong>viso a metà<br />

tra la Repubblica <strong>di</strong> Lucca e quella <strong>di</strong> Firenze (poi <strong>di</strong>venuta Granducato <strong>di</strong> Toscana).<br />

L’appartenenza a due stati, l’esistenza <strong>di</strong> usi civici per le popolazioni locali, la ricchezza <strong>del</strong>la caccia e <strong>del</strong>la<br />

pesca, l’introiti derivanti dalla commercializzazione <strong>del</strong>la vegetazione palustre e l’utilizzo ocme comoda via <strong>di</strong><br />

trasporto su acqua tra Arno e Lucchesia attraverso il “porto” <strong>di</strong> Altopascio, ritardarono la sua bonifica.<br />

Fra il 1560 e il 1572, proprio quando nasceva lo stato regionale toscano dopo la fine <strong>del</strong>la guerra <strong>di</strong> Siena e<br />

<strong>di</strong>etro la pressione demografica si tentava <strong>di</strong> recuperare nuovi spazi alla coltivazione sottraendoli alle acque<br />

stagnanti, era stato fatto costruire da Cosimo I all’ingegnere Baldassarre Lancei un <strong>di</strong>ritto emissario verso<br />

l’Arno chiamato Serezza o Canale Reale, che unitamente al contemporaneo “taglio” (raddrizzamento) d’Arno a<br />

Calcinaia permise il recupero <strong>di</strong> vaste superfici prima palustri o soggette a frequente impaludamento, che<br />

andarono a formare le due fattorie granducali <strong>di</strong> <strong>Bientina</strong> e <strong>di</strong> Vicopisano.<br />

La Serezza fu poi dotata nel 1583 <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> cataratte in località Riparotto per evitare il rigurgito <strong>del</strong><br />

fiume.<br />

Un secolo dopo però la Serezza non funzionava più e i Lucchesi, che accusavano i toscani <strong>di</strong> regolare a loro<br />

esclusivo vantaggio le bocchette <strong>di</strong> Riparotto, intesero dare un maggiore sfogo alle acque stagnanti<br />

settentrionali con lo scavo <strong>di</strong> un nuovo emissario più sinuoso e più a valle che fu realizzato nel 1655 – 1665 e<br />

che fu chiamato Serezza Nuova, mentre nell’area compresa tra le due Serezze, vennero impiantate alcune<br />

risaie dallo Scrittoio <strong>del</strong>le Regine Possessioni.<br />

I lavori furono ripresi a metà settecento con l’avvento <strong>del</strong>la reggenza Lorenese, ma sorsero subito violenti<br />

contrasti tra Toscani e Lucchesi quando il ministro Richecourt fece innalzare nel 1755 la Tura (un terrapieno)<br />

che, allo scopo <strong>di</strong> sottrarre alle acque stagnanti i terreni meri<strong>di</strong>onali granducali, aveva finito per <strong>di</strong>latare il<br />

padule in quelli settentrionali lucchesi. Ne nacque una clamorosa controversia <strong>del</strong>le acque, che, dopo reiterate<br />

proteste dei Lucchesi, fu risolta dal Granduca Francesco Stefano con la demolizione <strong>del</strong>la Tura e l’apertura nel<br />

1763, dopo sette anni <strong>di</strong> lavori, <strong>di</strong> un nuovo canale emissario (Canale Imperiale), costato 36.000 scu<strong>di</strong> e<br />

munito <strong>di</strong> cateratte e “sostegni”, capaci consentire il transito <strong>del</strong>le barche.<br />

Fu proprio durante l’esecuzione <strong>di</strong> questi lavori che Ximenes maturò l’idea <strong>di</strong> scavare un emissario a nord,<br />

mettendo in comunicazione il Fosso Rogio (allora piccolo emissario <strong>del</strong> <strong>Padule</strong>) con l’Ozzeri (affluente <strong>del</strong><br />

Serchio) attraverso l’approfon<strong>di</strong>mento <strong>del</strong> così detto “pernio <strong>del</strong>le acque” (comune spartiacque da cui<br />

prendevano origine i due corsi d’acqua). Successivamente Ximenes pensò <strong>di</strong> spostare più a valle la<br />

confluenza <strong>del</strong>l’Ozzeri nel Serchio per evitare lo “spaglio” <strong>del</strong>le piene <strong>del</strong> fiume verso il lago e quin<strong>di</strong> nel 1778<br />

progettò ad<strong>di</strong>rittura un corso autonomo <strong>del</strong>l’Ozzeri fino al mare <strong>di</strong> Viareggio me<strong>di</strong>ante botti sottofluviali, canali<br />

sotterranei, trafori <strong>di</strong> monti e attraversamento <strong>del</strong> lago <strong>di</strong> Massaciuccoli. Era anche questo un aspetto <strong>di</strong> quella<br />

gran<strong>di</strong>osa e irrealizzabile “riduzione fisica”, che l’illustre matematico cercò <strong>di</strong> attuare in tutti i comprensori <strong>di</strong><br />

bonifica toscani per salvaguardare l’esistenza <strong>di</strong> laghi e paduli da sfruttarsi come lucrosi centri <strong>di</strong> produzione<br />

ittica ed economiche vie <strong>di</strong> trasporto. L’enormità <strong>del</strong>la spesa, prevista in 123.000 scu<strong>di</strong>, le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> natura<br />

tecnica da superare, il mancato sostegno <strong>di</strong> Pietro Leopoldo, che ormai non nutriva più gran<strong>di</strong> simpatie per<br />

Ximenes, e soprattutto le perplessità espresse dagli scienziati Boscovich, Canotti e Lorgna, sconsigliarono la<br />

repubblica <strong>di</strong> Lucca dal mettere in pratica il piano. Nel frattempo altri esperti idraulici insistevano per la<br />

costruzione <strong>di</strong> un nuovo emissario a sud verso l’Arno con proprio alveo autonomo che doveva correre per<br />

Ferrosi sulla destra <strong>del</strong> fiume e per Fantoni sulla sinistra me<strong>di</strong>ante sottopassaggio fino al mare <strong>di</strong> Clambrone.<br />

D.R.E.AM – Italia soc. coop pag 7 <strong>di</strong> 193

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