A più voci.pdf - Partecipazione
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agli attori politici (dislocati nelle istituzioni o nei partiti) assumersi la<br />
responsabilità delle decisioni che riguardano la collettività e interpretare<br />
le domande dei cittadini coinvolti. Viceversa, quando un politico<br />
mette in piedi un processo inclusivo, finisce per rimettere la decisione<br />
al confronto tra gli stakeholder rinunciando in questo modo a sostenere<br />
il proprio punto di vista e ad assumersi le relative responsabilità.<br />
È un passo accettabile?<br />
In realtà non si può dire che in questi casi il ruolo del politico<br />
risulti svuotato. Diremmo piuttosto che esso si ricostituisce a un<br />
altro livello. Egli non si presenta <strong>più</strong> come decisore in forma diretta,<br />
ma piuttosto come promotore, regista o arbitro e di processi<br />
che sono affidati all’interazione dei destinatari della decisione.<br />
L’attore politico attua una delega a favore degli stakeholder, ma<br />
non si spoglia integralmente delle sue prerogative, anzi le ricostituisce<br />
a livello <strong>più</strong> alto in quanto garante. E non si tratta affatto di<br />
un ruolo passivo: esso richiede una continua attenzione, frequenti<br />
interventi ed esercizio di autorevolezza. Certamente si tratta di<br />
una ridefinizione radicale della tradizionale funzione del politico,<br />
che andrebbe seriamente meditata. Anzi si potrebbe pensare che in<br />
molti casi i candidati alle elezioni non dovrebbero presentare agli<br />
elettori le loro soluzioni per i problemi particolarmente complessi,<br />
ma piuttosto i metodi e i percorsi che intendono adottare per<br />
affrontarli. È una visione fantascientifica? Forse, ma di fronte alla<br />
crisi dei tradizionali canali di collegamento tra società e istituzioni<br />
(ossia dei partiti politici) è probabile che questa configurazione<br />
(puntare sul metodo, piuttosto che sulle soluzioni) diventi un’opzione<br />
quasi obbligata su cui sviluppare la competizione elettorale<br />
tra i candidati.<br />
Facilitatori<br />
Un conto è promuovere i processi inclusivi, garantirli e governarli,<br />
un conto è condurli concretamente (e anche progettarli). Qui entrano<br />
in gioco competenze meno politiche e <strong>più</strong> tecniche. E infatti<br />
queste funzioni sono normalmente affidate a professionisti, specializzati<br />
nel disegnare i processi decisionali, coinvolgere gli attori rilevanti,<br />
favorire la partecipazione dei cittadini comuni (quando è<br />
necessario), mettere gli attori in relazione tra di loro, stimolare il<br />
confronto, facilitare le interazioni tra le parti e aiutarle ad ascoltarsi,<br />
mediare tra di esse, affrontare e gestire i conflitti, assistere i negoziati,<br />
favorire lo sviluppo di processi deliberativi, gestire le dinamiche<br />
di gruppo, tenere sotto ragionevole controllo lo sviluppo dei processi,<br />
aiutare le parti a redigere i testi degli accordi. Nelle schede che<br />
abbiamo presentato nei capitoli precedenti ricorrono continuamente<br />
figure professionali di questo tipo.<br />
Non esiste (ancora?) un termine univoco per designare questi<br />
professionisti. Essi sono chiamati, di volta in volta, facilitatori,<br />
CHI. PROMOTORI, REGISTI, FACILITATORI 123