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A più voci.pdf - Partecipazione

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Alcune possibili obiezioni<br />

In presenza di queste circostanze, è proprio necessario dare vita a un<br />

processo inclusivo?<br />

Ovviamente no. Qui si raccomanda soltanto di valutare, di volta in<br />

volta, l’opportunità di progettare un processo inclusivo, utilizzando le<br />

metodologie che saranno specificate nei capitoli seguenti.<br />

Allargando la platea dei decisori non si rischia di cadere dalla padella<br />

alla brace, nel senso di dare troppo spazio a posizioni localistiche e<br />

particolaristiche a scapito degli interessi generali e di aumentare a<br />

dismisura i tempi e i costi della decisione?<br />

Il rischio obiettivamente esiste. Nei prossimi capitoli vedremo<br />

come sia possibile massimizzare gli aspetti positivi dell’approccio<br />

consensuale e minimizzare gli aspetti negativi.<br />

Dare vita a un processo inclusivo significa delegare il potere di decidere<br />

ad altri?<br />

No. Il potere decisionale resta comunque nelle mani dell’organo<br />

indicato dalla legge (il consiglio, la giunta, il sindaco ecc.).<br />

L’amministratore che avvia un processo inclusivo, si assume comunque<br />

l’impegno, nei confronti dei partecipanti, di tener conto delle<br />

indicazioni che scaturiranno dal processo. E ha soprattutto la convenienza<br />

a farlo, perché in caso contrario rischia di acuire i conflitti o di<br />

non riuscire a ottenere la collaborazione degli altri soggetti di cui ha<br />

bisogno. In realtà non è sempre facile tradurre le indicazioni emerse<br />

attraverso la partecipazione in deliberazioni conseguenti degli organi<br />

competenti. Ne discuteremo nel capitolo 10.<br />

Scheda 8 Un dirigente spiega perché ha scelto un approccio inclusivo<br />

I PIANI PER LA SALUTE IN EMILIA ROMAGNA<br />

I Piani per la salute dovevano rispondere a un obiettivo esplicito: come individuare i problemi di salute prioritari<br />

in una comunità e mobilitare le diverse risorse disponibili per modificare i fattori che incidono su di essi.<br />

Un approccio partecipativo è utile in questo caso perché offre una strada equa per scegliere su quale problema di<br />

salute è prioritario intervenire. Per esempio: il benessere degli anziani o il disagio dei giovani o il rischio di incidenti<br />

da traffico ? I criteri puramente tecnici e statistici, le vie autoritarie o condizionate da sondaggi non sembrano<br />

strade migliori.<br />

Le politiche per la salute, inoltre, non sono solo risorse da distribuire o servizi da offrire. Esse sono soprattutto il<br />

frutto della convergenza di decisioni e comportamenti di istituzioni, soggetti sociali ed individui: per questo serve<br />

una forza di spinta. La convenienza è una molla non sempre disponibile. La partecipazione è una condizione <strong>più</strong><br />

prossima alla condivisione e all’impegno diretto.<br />

La proposta di realizzare i Piani per la salute è dunque stata inclusa nel Piano sanitario regionale del 2001 dove si<br />

prevedeva che gli enti locali animassero un processo con il coinvolgimento diretto di gruppi di cittadini attraverso<br />

IN QUALI CIRCOSTANZE 29

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