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A più voci.pdf - Partecipazione

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saria l’operazione, ma temevano che la popolazione residente non l’accettasse. Le preoccupazioni maggiori, in<br />

particolare da parte del Comune, erano relative alla diffusa paura, spesso irrazionale, che c’è da parte degli abitanti<br />

nell’avere vicino alla propria casa un impianto che tratta i rifiuti, a prescindere dalla tecnologia adottata. Inoltre<br />

vi era la sensazione che i cittadini potessero avere una serie di ragioni legittime per opporsi alla costruzione dell’impianto:<br />

la formazione di cattivi odori, l’aumento di traffico indotto dai camion per il trasporto dei rifiuti, e<br />

un’ostilità di tipo <strong>più</strong> generale dovuta al fatto che il territorio ospita già da anni due discariche, una per rifiuti<br />

urbani e una per rifiuti speciali.<br />

Come è stato affrontato?<br />

Il Comune poteva scegliere due possibili strade. La prima, quella che normalmente si adotta: proseguire nella progettazione<br />

e comunicare il <strong>più</strong> tardi possibile alla cittadinanza la decisione assunta. La seconda: aprire il processo<br />

decisionale alla comunità locale raccogliendo le osservazioni e le integrazioni proposte. In questo caso si è finito<br />

per adottare una via di mezzo.<br />

Tutto è iniziato quando arrivò la telefonata da parte di un tecnico del consorzio che ci disse: “C’è da realizzare un<br />

impianto, che non dà assolutamente nessun tipo di problema, funziona alla prefezione, e tutti i comuni sono<br />

d’accordo: dobbiamo semplicemente trovare il modo per evitare che sorgano conflitti o polemiche a riguardo”.In<br />

quel primo contatto si evidenziò l’importanza di fare una buona campagna di comunicazione perché il progetto<br />

dell’impianto era già stato presentato alla Provincia, e si stava aspettando l’autorizzazione per realizzarlo, e anche<br />

perché, dettaglio non trascurabile, il Comune l’anno successivo sarebbe andato a elezioni e intendeva scongiurare<br />

il pericolo di perderle a causa dell’operazione.<br />

La progettazione dell’impianto era in una fase troppo avanzata per poter immaginare reali forme di coinvolgimento<br />

della popolazione locale: infatti era già stato deciso il sito, la tecnologia e la forma di gestione. Pertanto, di<br />

fronte all’emerge di opposizioni non vi sarebbero stati i margini per negoziare con i cittadini su parti importanti<br />

dell’impianto.<br />

L’ascolto: il conflitto non c’era<br />

Che fare? Dopo una serie di incontri con gli uffici tecnici e gli amministratori comunali si è capito che era possibile<br />

immaginare forme di compensazioni alle comunità locali, usando le risorse che il comune avrebbe ricevuto<br />

dall’impianto ed eventualmente prevedere interventi che ne mitigassero l’impatto. Ma soprattutto, si è deciso di<br />

avviare immediatamente la campagna di informazione sul territorio, consapevoli che ogni ritardo aggiuntivo<br />

avrebbe potuto compromettere la realizzazione dell’opera.<br />

Dopo una prima fase di indagine sul territorio (interviste a tutte le associazioni e gli opinion leader locali) si è<br />

capito che i cittadini, pur se poco informati, non temevano particolarmente la presenza dell’impianto e non avevano<br />

posizioni preconcette verso questo tipo di strutture.<br />

L’amministrazione e il consorzio avevano sbagliato valutazione perché avevano una percezione troppo allarmistica<br />

sul grado di accettazione dell’impianto da parte della popolazione.<br />

La campagna di informazione<br />

Le principali obiezioni e preoccupazioni dei cittadini riguardavano infatti aspetti che i progettisti dell’impianto e i<br />

tecnici del comune avevano già considerato è risolto: riduzione dell’impatto visivo dell’impianto; introduzione di<br />

sistemi di filtrazione dell’aria per il contenimento dei cattivi odori; ridisegno della viabilità intorno all’impianto.<br />

L’assenza di potenziali conflitti ha indotto l’amministrazione ad avviare la campagna di comunicazione e quindi a<br />

rendere pubbliche le decisioni assunte.<br />

La campagna ha coinvolto tutte le famiglie del comune: sono state organizzate delle visite domiciliari (circa 3.000<br />

incontri), nel corso delle quali gli operatori specializzati, hanno incontrato i cittadini e spiegato loro il funzionamento<br />

dell’impianto e le ragioni che avevano spinto l’amministrazione a tale scelta. Ad ogni famiglia veniva<br />

IN QUALI CIRCOSTANZE 19

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