A più voci.pdf - Partecipazione
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Scheda 3 Un piccolo caso di frustrazione in una scuola elementare di Padova<br />
“Ciò che mi piace del giardino…<br />
si può correre sul cemento, ma c’è anche vegetazione; ci sono panchine comode”<br />
“Ciò che non mi piace del giardino…<br />
c’è troppa ghiaia, c’è un solo albero”<br />
Jana ha sette anni e frequenta la seconda elementare della scuola “F. Randi” in via Piave (Quartiere Savonarola) a<br />
Padova. Come a molti altri bambini le è stato chiesto di scrivere pregi e difetti del giardino della scuola.<br />
Nel 1994 la Direzione Didattica aveva indicato la necessità di effettuare lavori di sistemazione del giardino (ampie<br />
aree diventano fango o polvere secondo le stagioni). Si riteneva necessario diversificare gli spazi e lasciare una<br />
parte dedicata all’orto. Alcune insegnanti invitarono i bambini a disegnare il giardino com’era e come lo avrebbero<br />
voluto e a scrivere i propri pensieri in merito. La lettura di idee e desideri venne guidata dalle insegnanti arrivarono<br />
a produrre con i bambini una mappa del giardino desiderato.<br />
Con l’avvio del Contratto di Quartiere nel 1999 il progetto della risistemazione del giardino viene ripresa e nel<br />
2003 iniziano i lavori.<br />
Ma nella scuola si accorgono che il giardino sta assumendo un aspetto diverso da quello immaginato. È stata<br />
messa troppa ghiaia, in cui si affonda. Erano stati chiesti cespugli irregolari per permettere ai bambini spazi in cui<br />
nascondersi e invece le aiuole non contemplano questa possibilità.<br />
Nel maggio 2004 l’associazione dei genitori organizza un incontro di presentazione dello stato dei lavori: la direttrice<br />
didattica sottolinea come sia problematico in ambito educativo ripetere esperienze in cui si chiede agli alunni<br />
di manifestare idee e progetti, poi disattesi. Prende con i genitori l’impegno a far rivedere e portare a termine<br />
diversamente i lavori.<br />
Pratiche di consultazione vengono descritte come partecipative, ma in assenza di chiari meccanismi e tempi di<br />
risposta generano frustrazione e inadeguatezza dei progetti finali. Come impostare all’inizio dei progetti pratiche<br />
di memoria e monitoraggio?<br />
Testimonianza di Alessio Surian, Università di Padova<br />
Che cosa si può fare per minimizzare la frustrazione? Il processo<br />
di attuazione (o, se vogliamo, di traduzione) non va considerato<br />
come qualcosa che verrà dopo, ma deve essere affrontato fin dall’inizio<br />
quando si discute nel merito delle questioni. Ha poco senso trovare<br />
soluzioni innovative per un problema complesso, se non si riescono<br />
a trovare, contemporaneamente, le possibili strade per una<br />
loro attuazione. In altre parole le modalità di attuazione sono parte<br />
integrante del processo decisionale e non una loro appendice. Le<br />
conclusioni del processo devono contenere disposizioni per l’attuazione<br />
e prevedere i comportamenti da tenere nel caso si verifichino<br />
intoppi di qualsiasi genere.<br />
L’interfaccia<br />
Questo passo non è facile da compiere, perché implica conoscenze<br />
giuridico-amministrative che normalmente i partecipanti non possiedono.<br />
Ciò significa cercare di includere nel processo fin dall’inizio, in<br />
qualche forma, anche i futuri attuatori; coinvolgerli nella discussione,<br />
E LE PROCEDURE FORMALI? 147