A più voci.pdf - Partecipazione
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destinazione d’uso della struttura. Chiamai allora il presidente della circoscrizione che accettò di avviare una consultazione<br />
tra i cittadini per cercare di creare quelle che ai tempi non erano altro che ipotesi progettuali.<br />
Il risultato fu incredibile, soprattutto per il grado di dettaglio raggiunto a livello progettuale: si arrivò a formulare<br />
un progetto preliminare molto preciso, tuttavia dai costi di realizzazione altissimi. Il Municipio comunque, nel<br />
2001 approvò il progetto e lo inviò al Comune.<br />
Di recente, il Comune di Roma, tramite una società partecipata (Risorse per Roma) ha proposto un bando internazionale<br />
per la realizzazione del progetto che era lo stesso frutto della progettazione partecipata, addirittura con<br />
l’indicazione delle stesse attività. Qui l’effetto sorpresa è stato altissimo, di solito si sente dire che i soldi sono un<br />
vincolo ai progetti, mentre qui si è progettato in grande, senza tener conto delle risorse e poi queste sono arrivate.<br />
Testimonianza di Mario Spada, Comune di Roma<br />
ROMA, ESQUILINO: SINGOLARI CAPACITÀ PROGETTUALI DI UN CITTADINO<br />
Un altro caso di effetto sorpresa ruota attorno alla vicenda dell’Esquilino, un quartiere centrale di Roma, molto<br />
popoloso e multi etnico, con seri problemi di vivibilità urbana. Allora ero consulente del Comune e proposi una<br />
riunione con gli abitanti del quartiere per ascoltare e approfondire con loro le tematiche rilevanti del quartiere.<br />
All’incontro era presente l’Assessore alla mobilità e ai trasporti, chiamato in causa dalle ripetute lamentele di un<br />
signore settantenne infastidito da un autobus che passava sotto casa sua, facendo una fermata proprio in un<br />
punto dove l’asfalto era talmente rovinato da provocare rumori insopportabili. Ebbene all’incontro il signore<br />
portò uno studio che aveva fatto personalmente da dove risultava che il percorso che faceva quell’autobus era perfettamente<br />
inutile, per tutta una serie di motivi che illustrò chiaramente. L’assessore comunicò in quella sede che<br />
per giungere agli stessi risultati i suoi tecnici avevano impiegato 8 mesi di lavoro! Morale della storia: attraverso la<br />
partecipazione dei cittadini si ha la possibilità di attingere ad un pozzo enorme di diverse capacità progettuali.<br />
Testimonianza di Mario Spada, Comune di Roma<br />
FORLÌ, FORO BOARIO: METTERE IN DISCUSSIONE LA CORNICE<br />
Nell’ambito del secondo Concorso nazionale di progettazione partecipata e comunicativa organizzato da Inu e<br />
Wwf Italia, ho coordinato con una collega il laboratorio di quartiere Foro Boario, per il Comune di Forlì.<br />
Il Comune era abbastanza nuovo ad iniziative partecipate, ma c’era un significativo coinvolgimento dell’Ufficio di<br />
Piano regolatore nel processo. L’obiettivo dei lavori del Laboratorio era in apparenza semplice e relativamente<br />
consueto: far emergere bisogni, istanze, indicazioni e progettualità da parte degli abitanti che potessero poi costituire<br />
la base per il lavoro dei progettisti iscritti al Concorso (che dovevano redigere una sorta di piano attuativo<br />
per il riuso di un’area, al momento dismessa).<br />
Sia noi facilitatori che i tecnici del Comune ritenevamo assodato il fatto che prima e a monte di qualunque lavoro<br />
degli abitanti ci fossero le indicazioni del Piano Regolatore (indici di edificabilità, funzioni), ma nel corso del processo<br />
ci siamo accorti che così non era per gli abitanti stessi: là dove noi tecnici vedevamo una ovvia cornice, gli abitanti<br />
hanno visto invece una serie di decisioni troppo definite, che limitavano il loro lavoro di elaborazione e, a<br />
loro parere, lo rendevano privo di significato, un esercizio retorico.<br />
Abbiamo avuto diversi incontri abbastanza infuocati su questo aspetto: noi cercavamo di spiegare che in tutti i<br />
casi di decisioni urbanistiche ci si muove all’interno del quadro di riferimento fornito dal piano regolatore, loro<br />
sostenevano che non potevano condividere le ipotesi del Piano e non volevano quindi impegnarsi in percorsi<br />
decisionali che da quello discendevano.<br />
Alla fine siamo giunti ad una soluzione ibrida: una parte degli abitanti ha accettato di continuare a lavorare nell’ambito<br />
del quadro proposto dal Piano, una parte ha segnalato per iscritto il proprio disaccordo, ribadendo in<br />
particolare la contrarietà alle volumetrie indicate dal Piano, e ha poi continuato a collaborare con il Laboratorio<br />
in modo fattivo.<br />
Testimonianza di Carolina Pacchi, Politecnico di Milano<br />
QUANDO. IN QUALE STADIO DEL PROCESSO DECISIONALE 39