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PAZZINI 125 ANNI

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ascoltatori, ci sarebbe capitolo una massa lungo da fare. Voi<br />

avete bisogno di crescere almeno 5-6 anni per cominciare a ricordare<br />

le cose. E avete bisogno di almeno il doppio per cominciare<br />

a fare qualche lavoretto utile, che vi dia un guadagnino.<br />

Noi no. Appena usciti dalla fonderia siamo già pronti a lavorare,<br />

a guadagnarci la vita. Quindi, almeno per questo, siamo meglio<br />

degli uomini che ci hanno costruiti. No, non è che volevo fare il<br />

presuntuoso, è che qualche volta ci hai un magone di una cosa<br />

che vuoi dire, e prima o poi l’occasione capita. Adesso torniamo<br />

a noi, a me. Vorrei parlarvi di Domenico Pazzini tipografo,<br />

che ho una voglia di lasciarmi andare un po’ ai ricordi della<br />

sua vita, a raccontare le sue storielle più graziose, a dire la sua<br />

passione per la musica. Comincio di qui. Sì che suonava bene il<br />

bombardino! Dunque, il bombardino è uno strumento musicale<br />

a fiato, tutto di ottone lucido, che imita la voce del baritono.<br />

Si usava molto nelle bande dei miei tempi, perché allora erano<br />

molto in voga le selezioni delle opere (di Verdi prima di tutto, il<br />

grande maestro Verdi, e poi Bellini, non parliamo di Rossini) e<br />

nelle opere liriche la parte del baritono c’è sempre. Poi le feste<br />

patriottiche, poi le processioni, la festa del beato Gregorio, il<br />

perdono di Assisi il 2 agosto a Villa, nel convento di San Francesco,<br />

poi i concorsi fra le bande della Romagna. Insomma, un<br />

gran daffare per uno che suonava il bombardino, e lo suonava<br />

bene. Io lo capivo anche dal fatto che la gente, quando capitava<br />

in tipografia, si complimentava quasi di più per la bravura di<br />

Domenico suonatore di bombardino che di Domenico tipografo.<br />

Sì, ma adesso devo ritornare a parlare del torchio, se no chissà<br />

dove vado a finire coi racconti. Dunque, parlando del mio<br />

padrone quando lavorava in tipografia, ecco, se c’è una cosa<br />

che mi ricordo, ecco, sono le sue mani veloci. Mani veloci nel<br />

comporre, mani veloci nello scomporre. Perché allora si faceva<br />

tutto a mano. Magari oggi, dai discorsi della gente che viene a<br />

far visita in stamperia, capisco che ci devono essere state nel<br />

frattempo un sacco di invenzioni, un sacco di diavolerie. Forse<br />

~ 10 ~

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