PAZZINI 125 ANNI
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fede, l’entusiasmo dei primi stampatori conseguì risultati straordinari:<br />
la “Grande Bibbia”, stampata tra il 1454 e il 1456 in<br />
grossi caratteri gotici, usando inchiostro rosso e nero, resta ancora<br />
oggi, oltre che monumento storico della nuova produzione,<br />
anche pregevole opera d’arte elegante e raffinata. La sconvolgente<br />
scoperta, che rivoluzionava e cancellava secoli di amanuensi,<br />
di copiatura a mano, si diffuse velocemente dapprima<br />
nell’area germanica e poco dopo in Italia, dando luogo a centri<br />
di composizione e stampa rimasti famosi nel tempo: Magonza,<br />
innanzitutto, e poi Colonia, Strasburgo, Subiaco (dove i monaci<br />
benedettini impiantarono la prima tipografia italiana), e infine<br />
Norimberga, città dove per la prima volta si sostituì la grande<br />
vite lignea del torchio con una in ottone, moltiplicandone così<br />
la forza e la durata. Poi, sapete come è fatto l’uomo (voi anzi<br />
lo sapete meglio di me): non si arresta mai e ripensa, reinventa,<br />
perfeziona, evolve. Così è stato per l’arte tipografica, passata<br />
dall’iniziale torchio alle complesse stampanti moderne, categoria<br />
alla quale mi onoro di appartenere. Il buon Domenico si decise<br />
ad acquistarmi quando il vecchio torchio stava dando i primi<br />
segni di cedimento. E poi, diciamolo con orgoglio, la tipografia<br />
stava andando benino, guidata dall’intelligenza e l’impegno<br />
del titolare, e il lavoro stava aumentando. Occorrevano rinforzi.<br />
Capirete, una cosa è stampare venti manifesti – il torchio per<br />
questa operazione può ancora servire – un’altra è esaudire la<br />
ordinazione di 1.000 schede per il censimento degli abitanti del<br />
Comune. Farli al torchio è fatica disumana e perdita di tempo<br />
considerevole. Ecco allora arrivare in soccorso la qui presente,<br />
cioè una “macchina a plàtina”. E siccome nella grande categoria<br />
delle macchine a plàtina c’erano quelle più semplici e quelle più<br />
complesse, quelle azionate a energia elettrica (molto costose) e<br />
quelle azionate a pedale, la scelta di Meco si orientò, per motivi<br />
economici, su quest’ultima, che sarei poi io. Ecco perché<br />
mi sono presentata così briosamente. Mi perdonate? Per farmi<br />
perdonare ancora più, vi spiego come funziono. Nella macchina<br />
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