PAZZINI 125 ANNI
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opo aver lasciato parlare gli interpreti (torchio-pedalinalinotype)<br />
e ascoltato la narrazione degli anni della loro<br />
vita, intessuta di ricordi, operosità, felicità e amarezze, lo<br />
“scriba” riprende la penna per commentare il mondo in cui le<br />
operose macchine hanno vissuto. Ci troviamo ora in pieno secolo<br />
XXI, secolo che si alimenta di ipertecnologia, costellato di<br />
satelliti, laser, microcamere, mentre tripudia il digitale. Tale è<br />
l’entusiasmo per la nuova inimmaginabile riedizione delle “sorti<br />
moderne e progressive” da ingenerare quasi la convinzione che<br />
solo ora si possa veramente parlare di “società”; che la struttura<br />
di una umanità piena, articolata, sia soltanto adesso agli<br />
albori: nata oggi, magma vulcanico emerso adesso per improvvisa<br />
esplosione da un oscuro e primordiale passato. Affascinante<br />
questo orgoglioso pensiero, ma – almeno per chi scrive – pericolosamente<br />
dimentico di quest’ immenso patrimonio umano, tecnico,<br />
sapienziale dal quale il nostro “presente” per la sua stessa<br />
sopravvivenza deve attingere linfa, esperienze, direttrici.<br />
è una premessa non inutile se si vuol riguardare il passato, il<br />
materiale raccolto e qui presentato non con occhio assente e distratto,<br />
ma con l’affetto – intriso di malinconia – con cui si guardano<br />
e amano le cose care, vive e vitali intorno a noi, espressione<br />
di un vivente organismo; con cui guardare e amare Verucchio,<br />
tassello infinitesimo di un immenso mosaico, nel quale però è<br />
inserito organicamente per forma, colore, disegno generale.<br />
E il torchio, il centenario torchio, si premura di stampare,<br />
in nitide riproduzioni, le visioni del paese di allora: un borgo<br />
eminentemente agricolo dove i prodotti dei campi e l’allevamento<br />
animale lasciano la loro impronta sulle lastre fotografiche.<br />
Abitazioni contadine semplici e povere nelle piccole frazioni<br />
e nei dintorni della piazza; le case non pretenziose dei piccoli<br />
possidenti, dei cosiddetti benestanti; le porte d’ingresso del paese,<br />
con archi robusti in muratura che ricordano antiche lotte<br />
e agguerrite signorie. Sull’intero panorama incombe, massiccia<br />
e scenografica, la Rocca malatestiana, dalle infinite traversie e<br />
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