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PAZZINI 125 ANNI

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a plàtina – oh, mi spiego però un poco alla buona, per meglio<br />

farmi capire – la piastra che contiene la composizione già preparata<br />

e fissata. anziché stare in posizione orizzontale, come nel<br />

primitivo torchio, è collocata in posizione verticale. La seconda<br />

piastra, invece, è in continuo movimento e passa da una posizione<br />

inclinata (quando viene inserito il foglio da stampare) alla<br />

posizione verticale (in modo che il foglio precedentemente inserito<br />

venga impresso). Come fa a muoversi? Giusta la domanda.<br />

La piastra è mossa da una ruota azionata dal pedale. Avete<br />

presente le vecchie macchine da cucire Singer? Ecco, all’incirca<br />

così. Il piede spinge e mette in moto – attraverso una cinghia di<br />

trasmissione – una ruota, la quale provvede a sua volta a ripartire<br />

il movimento della plàtina. Nel frattempo dei rulli molleggiati,<br />

azionati sempre dalla stessa ruota, inumidiscono di inchiostro<br />

il piano di composizione, che diventa così pronto ad imprimere<br />

un nuovo foglio. Sì, certo, il buon Domenico (che cominciava<br />

piano piano ad essere aiutato dal figlio Eugenio, fattosi grande)<br />

doveva ancora infilare a mano i fogli, uno per uno; ma volete<br />

mettere la velocità rispetto a prima? Ma poi, ve lo immaginate<br />

il ridicolo dei biglietti da visita, piccolini piccolini, stampati uno<br />

per uno sotto un imponente torchio? A proposito di biglietti da<br />

visita: sentite questa, che è graziosa un sacco. Uno dei miei primi<br />

lavori fu quello di stampare dei biglietti da visita del “professor<br />

Edoardo Pazzini” il quale, tornato sano e salvo per fortuna<br />

dalle trincee del Montello, aveva cominciato ad insegnare la sua<br />

materia prediletta, il disegno, nella scuola del paese. E questi<br />

eleganti cartoncini, in “Bodoni tondo”, erano un regalo del papà<br />

Domenico al figlio che cominciava a dare le prime soddisfazioni.<br />

Ma si sa come vanno queste cose: un po’ per ambizione, un<br />

po’ per necessità, il pacchettino dei biglietti si assottiglia e un<br />

giorno finisce. E il giovane Edoardo un giorno, così, ostentando<br />

una certa trascuratezza, butta giù tra un discorso e l’altro la<br />

frase meditata: Ba, ho finito i biglietti da visita, me li stampi?<br />

Domenico, con una di quelle battute fulminanti che lo rendeva-<br />

~ 30 ~

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