PAZZINI 125 ANNI

fotocopia della copertina dell’opuscolo a lui dedicato nel VI centenario
della morte non può che pallidamente raccontare la partecipazione
popolare all’avvenimento, né le “fatiche” dell’operaio
per comporre il “numero unico” commemorativo: vario di
articoli e saggi diversi, composto in eleganti caratteri tipografici,
arricchito e abbellito di fregi, didascalie e negativi fotografici in
zinco su base di legno. E l’imponente stampatrice di fabbricazione
tedesca sfornava nitidissime pagine a ricordo.
Ma anche la vita profana (cioè il lavoro agricolo, l’economia
rurale, l’artigianato semplice, l’allevamento animale) chiede il
suo riconoscimento: una tangibile presenza che gli viene attestata
ed esaltata nella attesissima “fîra di quatôrg”, che si tiene
ogni anno a metà settembre. è il trionfo dei bovini esposti con
nappe e mantelli multicolori, l’apoteosi del baratto – vendita
– acquisto di tutto quello che il mondo agricolo e artigianale
riesce a produrre di meglio: ovini, suini, ceramiche, casalinghi,
sementi. Senza dimenticare vini e insaccati, gloria e vanto della
produzione familiare e del buon appetito.
E, a proposito di tavolate, feste, appetito, il mancato ritrovamento,
nel canterano dei ricordi di materiale in proposito, impedisce
con rammarico di commentare la voce gastronomica e la
sua esaltazione in occasione di queste e altre occasioni eccezionali:
cresima, comunione, matrimonio. Per non lasciare del tutto
in bianco questo aspetto, valgano i ricordi infantili: quelli di uno
“zio Eugenio” intento a stampare sulla “pedalina” chilometrici
menù da far invidiare il dottissimo Rabelais alle prese con il suo
Pantagruel.
Cresima, Comunione, Matrimonio: fettuccine, agnello al
forno, ciambella. Ci si potrebbe scandalizzare per questo abbinamento
irriverente; ma non dimentichiamo che questi avvenimenti
esprimevano sì una professione di fede, l’accettazione di
un sacramento, ma anche – in fondo in fondo – il livello esibito
di benessere di una famiglia.
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