PAZZINI 125 ANNI

si presenti, da dar luogo a un episodio che se è vero (io non
ci posso giurare, l’ho sentito riferire in tipografia) è uno degli
aneddoti più curiosi impressi nella mia memoria. Si diceva proprio
in quei giorni che un contadino, proveniente da un paesetto
chiamato allora “Tomba di Pesaro”, nell’ascoltare quel discorso
martellante, avesse urlato, travolto dall’entusiasmo: “Mussolini,
ti voglio alla Tomba!” Il poveretto intendeva sognare il capo
del governo in visita un giorno anche nel suo piccolo paese; ma
era stato frainteso dai fascisti inferociti, che l’avevano caricato
di botte. Sarà vero l’episodio? Ve lo ripeto, non posso giurarci.
Però un fatto è certo: che poco tempo dopo, per ordine del Duce,
quel paesetto cambiava nome, assumendo quello di Tavullia,
che conserva tuttora. Comunque, per tornare a noi, quanta agitazione
e quanto lavoro per la tipografia! Si trattava di stampare
a caratteri cubitali W IL DUCE tante volte, ma tante, che la
macchina piana ogni tanto strideva, raschiava, e ci voleva l’olio
per farla camminare. Manifesti, manifestini, striscioni così lunghi
che non ci stavano neanche nel torchio e bisognava incollare
i vari pezzi; e poi volantini e riproduzioni dell’immagine del
Duce con la mia pedalina, che a notte alta ancora lavoravo ed
ero tutta un sudore. Una eccitazione che non vi dico. E quando il
capo del governo arrivò in piazza Malatesta su una lucida FIAT
501 nera, che tripudio di folla! Gli evviva! le acclamazioni: Eja,
Eja, alalà! l’aróiva! Arriva! avevano urlato dal muraglione della
Fratta i primi che avevano visto il corteo imboccare lo stradone
del cimitero; e allora la gente in piazza aveva cominciato ad
applaudire e la banda suonava inni patriottici. Eh? come faccio
a saperlo? Ma il signor torchio non vi ha raccontato che la tipografia
dava su piazza Malatesta? E allora come facevo a non
sentire, se gli urli, la musica, i botti, gli applausi facevano più
rumore di cento trebbiatrici a diesel messe assieme? Il fascismo,
in quegli anni, aveva raggiunto il massimo del consenso e della
potenza. Quante volte poi ho sentito, negli anni seguenti, un lamento
di questo tipo: ah, se Mussolini si fosse fermato lì, se non
~ 46 ~