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PAZZINI 125 ANNI

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manifesto da morto di uno – mi pare facesse Neri di cognome –<br />

che era caduto “sotto il piombo austriaco”. Io a pensare, lì per<br />

lì, che quel Neri, poveretto, era morto perché gli si era ribaltata<br />

addosso una cassa piena di caratteri tipografici che venivano<br />

dall’estero, e lui era finito sotto mentre li scaricava. Invece no.<br />

Era il primo morto verucchiese della guerra mondiale. E Domenico<br />

componeva i caratteri, li appoggiava su un tavolone scuro.<br />

Sentivo il rumore del suo cuore che gli batteva forte forte, come<br />

un trattore per mietere, perché ogni nome nuovo che doveva<br />

mettere nel manifesto aveva sempre paura che poteva essere<br />

quello del suo figlio Edoardo, perché anche lui era dovuto partire<br />

un giorno del ’17, e l’avevano mandato al Montello, una zona<br />

di guerra che stava dalle parti del Veneto. Anch’io pativo con<br />

lui. Cosa credete? Solo che io non ho il cuore come voi, io ho la<br />

vite grande che gira a pressa, ho la piastra, sono fatto di ganci e<br />

bulloni. E a ogni manifesto di morto in guerra, non lo so ancor<br />

oggi come mai, fatto è che qualche pezzo della mia macchina ’e<br />

zuclèva, zuccolava, … come si dice in italiano? … ecco, si allentava.<br />

Un giorno – eravamo nel novembre del 1918, sì che me lo<br />

ricordo bene! – un scampanèzz, tutte le campane a suonare,<br />

come quando le slegano per il sabato Santo, ma più di lungo,<br />

lungo una massa, che avranno durato un’ora. E la gente, sentivo<br />

da dentro, tutta a ridere, piangere, si abbracciava. Era finita la<br />

guerra. E io a piangere, piangere dalla contentezza. Sì, come so<br />

piangere io, gocce di ghisa pesanti, ma sincere, come quelle di<br />

un burdèl, di un bambino. Stavo male dalla contentezza, lo sentivo<br />

che stavo male. E poi un giorno, me lo ricordo bene anche<br />

questo, eravamo sotto Natale del ’18, Meco appoggia sulla mia<br />

piastra una lista già composta, con 126 nomi. Il Comune, il Sindaco<br />

glieli aveva dati, raccomandandosi che scrivesse sopra il<br />

manifesto, come intestazione, “caduti nella epopea umana e divina<br />

di amore, di dolore, di eroismo e di gloria”. Dopo le prime<br />

passate, dopo le prime copie tirate, il cuore mio (quel tipo di<br />

cuore che vi ho detto) non ce l’ha fatta più. Pensavo a quelle<br />

~ 24 ~

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