a plàtina – oh, mi spiego però un poco alla buona, per meglio farmi capire – la piastra che contiene la composizione già preparata e fissata. anziché stare in posizione orizzontale, come nel primitivo torchio, è collocata in posizione verticale. La seconda piastra, invece, è in continuo movimento e passa da una posizione inclinata (quando viene inserito il foglio da stampare) alla posizione verticale (in modo che il foglio precedentemente inserito venga impresso). Come fa a muoversi? Giusta la domanda. La piastra è mossa da una ruota azionata dal pedale. Avete presente le vecchie macchine da cucire Singer? Ecco, all’incirca così. Il piede spinge e mette in moto – attraverso una cinghia di trasmissione – una ruota, la quale provvede a sua volta a ripartire il movimento della plàtina. Nel frattempo dei rulli molleggiati, azionati sempre dalla stessa ruota, inumidiscono di inchiostro il piano di composizione, che diventa così pronto ad imprimere un nuovo foglio. Sì, certo, il buon Domenico (che cominciava piano piano ad essere aiutato dal figlio Eugenio, fattosi grande) doveva ancora infilare a mano i fogli, uno per uno; ma volete mettere la velocità rispetto a prima? Ma poi, ve lo immaginate il ridicolo dei biglietti da visita, piccolini piccolini, stampati uno per uno sotto un imponente torchio? A proposito di biglietti da visita: sentite questa, che è graziosa un sacco. Uno dei miei primi lavori fu quello di stampare dei biglietti da visita del “professor Edoardo Pazzini” il quale, tornato sano e salvo per fortuna dalle trincee del Montello, aveva cominciato ad insegnare la sua materia prediletta, il disegno, nella scuola del paese. E questi eleganti cartoncini, in “Bodoni tondo”, erano un regalo del papà Domenico al figlio che cominciava a dare le prime soddisfazioni. Ma si sa come vanno queste cose: un po’ per ambizione, un po’ per necessità, il pacchettino dei biglietti si assottiglia e un giorno finisce. E il giovane Edoardo un giorno, così, ostentando una certa trascuratezza, butta giù tra un discorso e l’altro la frase meditata: Ba, ho finito i biglietti da visita, me li stampi? Domenico, con una di quelle battute fulminanti che lo rendeva- ~ 30 ~
no inimitabile: Zirt… però… e’ nom...T’at c(i)em?...(volentieri, però bisogna che mi dica come ti chiami…) Edoardo, che non era scemo, capì che gratis i biglietti da visita da allora in poi se li poteva dimenticare… ~ 31 ~
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