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PAZZINI 125 ANNI

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ettembre 1950: un’altra significativa data per la storia del paese<br />

e – insieme – della tipografia Pazzini. Il Comitato appositamente<br />

costituitosi per onorare la memoria del Beato verucchiese<br />

Gregorio Celli, nel sesto centenario della morte, affida ad<br />

Eugenio l’impegnativo compito di stampare un numero speciale<br />

(“ma fatto proprio come si deve” – raccomandano gli organizzatori<br />

) per ricordare l’avvenimento. La data della morte, ad essere<br />

meticolosi, si fa risalire al 1343 quando, “longitudine dierum<br />

repletus”(che è come dire: carico d’anni) il monaco agostiniano<br />

Gregorio moriva lontano da Verucchio alla rispettabilissima, venerabile<br />

e incredibile età di 118 anni, dei quali 105 trascorsi<br />

in convento. Ma il centenario cadeva in un periodo talmente<br />

disastroso – e non solo per Verucchio – che nessuno pensò allora<br />

di festeggiarlo. “Fu questo Beato Gregorio – narrava Alfredo<br />

Panzini in uno dei suoi piacevolissimi elzeviri – uomo di santa<br />

vita, e per questa sua santità fu dai malvagi uomini scacciato<br />

a sassate dalla sua terra. Ora il Beato Gregorio, partendosi per<br />

il suo esilio, disse: Non mi avete voluto da vivo, mi avrete da<br />

morto. E così fu. Andossene a Roma, e qui visse sino a centodiciott’anni,<br />

che è una bella età. E quando fu morto caricarono<br />

la bara sopra una mula, e la mula andò e per dove passava si<br />

sentivano festeggiare le campane. Traeva la gente: Cosa è, cosa<br />

non è? che le campane suonavano da sole; e la mula giunse,<br />

ch’era notte, al convento di Verucchio. Battè con le zampe alla<br />

porta dei frati, depose il corpo del santo e poi subito morì. Voi<br />

potete ancora ammirare nel sagrato la pietra rotonda che copre<br />

la fossa dove si dice vi sia ancora la mula con tutta la sua<br />

bardatura…” Il comitato si mise in moto su vari fronti – come<br />

si usa dire – preoccupandosi certamente dell’aspetto folcloristico<br />

e spettacolare (e infatti i festeggiamenti “profani” riuscirono<br />

grandiosi) ma non trascurando minimamente l’aspetto della riflessione,<br />

i momenti di ripensamento che la vita esemplare del<br />

beato Gregorio suggerivano. Se ne faceva portavoce, tra gli altri,<br />

il cugino Adalberto (ormai diventato un luminare nella storia<br />

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