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PAZZINI 125 ANNI

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dei gran bidoni! No, no: Goldoni, un francese importante che<br />

non mi ricordo, l’Amleto, uno che si chiamava Giacosa, mi pare,<br />

e poi D’Annunzio, os-cia, poteva mancare d’Annunzio? Come<br />

per la musica, così anche per il teatro c’erano degli appassionati<br />

che facevano ore e ore di treno a vapore per andare al Comunale<br />

di Bologna alle recite delle compagnie più famose, come la<br />

Talli-Gramatica-Calabresi, che faceva furore, loro bravissimi e<br />

l’attor giovane, un certo Ruggero Ruggeri, ancor più bravo.<br />

Come faccio a saperlo? Ma perché i verucchiesi che erano stati<br />

alle recite riportavano indietro i volantini delle commedie, ne<br />

discutevano in tipografia con Meco, che anche lui spesso ci andava,<br />

e gli lasciavano i volantini. Aprite quel cassetto, ecco, il<br />

secondo cassetto dell’armadietto a vetri. Cercate un po’ sotto.<br />

Vedete? C’è la rèclame della “Figlia di Iorio”, recitata dalla Duse<br />

nel 1905, nel pieno della fama e dell’amore, questo con la Fedra,<br />

pure di D’Annunzio, protagonista la riminese Teresa Franchini,<br />

nel 1905, “La Signora delle Camelie”, sempre con la<br />

Duse, veh “La Locandiera” di Goldoni con Dina Galli, nel 1910.<br />

Mi sa che cominciate a cambiare idea sui vostri verucchiesi di<br />

70/90 anni fa!! Quanti manifesti di teatro sono usciti dalla tipografia!<br />

E non è mica lavoro da niente comporli, credetemi. Meco,<br />

quando gli portavano un manifesto da fare dice che gli veniva<br />

da strimulì, da… boh, non mi ricordo come si dice in italiano,<br />

tipo la pelle pollastrina. Perché le lettere normali erano in piombo,<br />

ma quelle dei titoli della commedia, per esempio, siccome<br />

occorrevano grandi, da vedersi da lontano, erano in legno, in<br />

legno scolpito, se no di piombo figuratevi quanto pesavano! Però<br />

il legno non è come il piombo, per altri versi, e se prende l’umidità<br />

si gonfia, se si usa tanto si logora, se ci va un tarlo si vede il<br />

buco nella stampa. E allora ci voleva un sacco di tempo a metterle<br />

in riga giuste, di altezza giusta come quella delle altre lettere<br />

di piombo, se no quando metteva la composizione sulla piastra<br />

e stampava, quelle lettere non venivano. Allora Domenico<br />

doveva affannarsi con i “bianchi tipografici” che sarebbero poi<br />

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