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Fig. 45.<br />
Abbasanta,<br />
Nuraghe Losa:<br />
reperti vascolari in<br />
ceramica grezza:<br />
catino-coperchio<br />
A.L. 1215 (1-2);<br />
coperchi A.L. 1383<br />
(3); A.L. 1386 (4);<br />
A.L. 406 (5).<br />
Parrebbe riproporsi, in tal modo, a distanza di secoli, come un<br />
ritorno alla memoria di passate esperienze di ambito fenicio-punico,<br />
registrate ad esempio al tofet di Tharros, laddove le prime popolazioni<br />
fenicie, di fine VIII-VII sec. a.C., ritrovarono le ragioni del rapporto<br />
bilaterale fra due etnie differenti, in un plausibile episodio di<br />
inculturazione, nel momento in cui un’area funeraria semitica venne<br />
a dislocarsi nel sito già sede abitativa delle popolazioni nuragiche del<br />
Bronzo medio / recente e finale, ormai venuta meno nell’uso.<br />
b. Il Bacco appronta l’esame della tecnologia e delle forme vascolari<br />
in ceramica grezza, classificate in piattelli, testi, tegami, ciotole,<br />
tazze, coperchi, olle, pentole da fuoco, dolia, a cui si accompagna l’analisi<br />
comparativa di merito, comprensiva della decorazione a stampigliatura,<br />
la principale dei temi esornativi.<br />
Quest’ultima si esprime con la tecnica della impressione a crudo<br />
sulla pasta morbida, che dà luogo ad «un ampio repertorio di figura-<br />
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