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trollati stabilmente da piccoli reparti di militari che, grazie ai donativi<br />
di terre demaniali, assicuravano a se stessi e al gruppo famigliare<br />
una rapida ascesa economica.» «Come contropartita i soldati coloni<br />
provvedevano con ogni evidenza alla difesa e alla sicurezza del territorio<br />
dai pericoli esterni e al controllo capillare delle aree interne, in<br />
buona parte pacificate» (SERRA, 2003).<br />
Nel sepolcreto di Domu Beccia di Uras è attestata la presenza di<br />
militari – coloni a cavallo, stante la associazione nell’area di scavo,<br />
del morso di cavallo, di un campanellino e di uno sperone frammentario<br />
in ferro, insieme con una fibbia in bronzo del tipo Corinto.<br />
La presenza di militari – coloni a cavallo, cioè i «kaballaris» del<br />
greco-bizantino, dei quali è traccia linguistica residuale nel toponimo<br />
«caddaris» di aree del Nuorese e delle Barbagie, del medio<br />
Campidano, Marmilla, Ogliastra, Gallura e Anglona (PAULIS, 1983),<br />
da ultimo ha indirizzato l’analisi sulla possibile interpretazione del<br />
testo epigrafico BVLGARES, attestato su cippo terminale di granito,<br />
rinvenuto nell’insediamento rurale di San Lussorio di Tortolì (NU),<br />
come uno dei diversi nomi di popoli, “con i quali i Bulgari sono noti<br />
dai codici del libro V, 29 della Historia Langobardorum di Paolo<br />
Diacono (SERRA, 2003).<br />
In definitiva, «il cippo epigrafico di Tortolì consente dunque di<br />
valutare in una nuova ottica il ruolo e gli apporti delle diverse popolazioni<br />
rurali stanziate a vario titolo nell’isola, alle quali si deve con<br />
molta probabilità sia l’introduzione nelle consuetudini funerarie locali<br />
del rituale del seppellimento congiunto del cavaliere e del cavallo<br />
(v. S.Antioco: BARTOLONI, 1991) tipico e pressoché esclusivo delle<br />
popolazioni avare e bulgare, sia la possibile committenza e relativa<br />
diffusione nell’isola di oggetti dell’ornamento femminile e dell’equipaggiamento<br />
maschile che mostrano talvolta, in alcuni esemplari singolari<br />
affinità tecniche e stlistiche con i prodotti dell’arte minore di<br />
ambito mediterraneo e orientale» (SERRA, 2003).<br />
Sono significativi al riguardo gli orecchini a cestello con calice floreale,<br />
del tipo di Linna Pertunta di Sant’Andrea Frius che, all’esterno<br />
dell’isola, mostrano areali di diffusione dalla Baviera alla<br />
Slovenia e dalla Serbia all’Ungheria; rivestono pari interesse gli orecchini<br />
a «globo mammellato», del tipo di Tharros-British Museum, la<br />
cui tipologia “mostra sorprendenti analogie di dettaglio con taluni dei<br />
globuli, di grandezza differenziata, che compongono gli orecchini in<br />
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