Il Principe - Treccani
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(ivi compresi certi suoi utilizzi che sfiorano il grottesco<br />
o il ridicolo) ai quali ancora oggi risulta esposto. Al<br />
momento di organizzare una mostra dedicata appunto<br />
al cinquecentenario dell’opuscolo machiavelliano, la<br />
scelta migliore che si potesse fare è stata dunque quella<br />
di rispettare, senza pretendere di risolverla una volta<br />
per tutte, la sua ambigua vitalità, di mantenere la<br />
molteplicità degli spunti interpretativi e delle chiavi<br />
di lettura che esso continua a sollecitare in chiunque<br />
lo legga con una qualche attenzione. Semmai si è ritenuto<br />
utile – obbedendo ad un intento sanamente didattico,<br />
ma senza alcun fine pedagogico – inserire <strong>Il</strong> <strong>Principe</strong><br />
all’interno di una vasta e dettagliata cornice<br />
storico-documentaria, con l’idea di illustrare nel modo<br />
più essenziale e preciso possibile il contesto politicoculturale<br />
all’interno del quale Machiavelli l’ha concepito,<br />
i suoi contenuti qualificanti, le figure storiche<br />
che in esso ricorrono con più forza e le fonti letterarie<br />
(a partire da quelle classiche) che lo hanno nutrito.<br />
Ma questo in prima e necessaria battuta. Vi erano poi<br />
da raccontare altri aspetti, non meno interessanti e<br />
significativi, della storia del <strong>Principe</strong>: quello, ad esempio,<br />
riferito alla sua complessa e affascinante vicenda<br />
editoriale, dalle prime versioni a stampa del 1532 sino<br />
alla massiccia diffusione del testo ai giorni nostri,<br />
passando per le molte edizioni e traduzioni del <strong>Principe</strong><br />
realizzate nel corso dei secoli, alcune delle quali<br />
di assoluto pregio tipografico, di quelle che i bibliofili<br />
si contendono sul mercato antiquario; e quello della<br />
sua fortuna e incidenza in senso lato intellettuale, per<br />
ALESSANDRO CAMPI<br />
6<br />
come si è determinata nei diversi contesti culturali e<br />
geografici, nelle differenti epoche storiche, attraverso<br />
il lavoro d’esegesi di interpreti e lettori d’eccezione.<br />
I saggi che in questo volume precedono il catalogo<br />
vero e proprio delle opere in mostra scandiscono<br />
appunto un tale percorso: si parte dalla discussione<br />
degli equilibri politico-militari che hanno arricchito<br />
l’esperienza di Machiavelli cancelliere e stimolato le<br />
sue riflessioni post res perditas e si arriva agli usi (ed<br />
abusi), alle interpretazioni e alle letture che del <strong>Principe</strong><br />
sono state date in età contemporanea. Nel mezzo,<br />
come accennato, il lettore potrà trovare – a firma di<br />
alcuni dei maggiori machiavellisti attivi sulla scena<br />
italiana ed internazionale – tutte le notizie che possono<br />
ritenersi indispensabili per comprendere la genesi e il<br />
contenuto di quest’opera, per farsi un’idea della sua<br />
diffusione libraria e delle molte forme (alcune decisamente<br />
bizzarre) che quest’ultima ha assunto, per<br />
seguirne la penetrazione – spesso influenzata da fattori<br />
storici esterni – nei diversi Paesi e nelle più diverse<br />
aree linguistiche (questa sezione del volume, forse la<br />
più originale, è stata coordinata con grande perizia<br />
dal prof. Roberto De Pol), per comprendere infine<br />
quali reazioni – di sdegno, di critica o di approvazione –,<br />
quali spunti di riflessione e quali originali vedute<br />
intellettuali, esso ha suscitato nel corso dei secoli tra<br />
pensatori e studiosi d’ogni orientamento. Alla fine<br />
della lettura – grazie anche al conforto di un vasto<br />
apparato iconografico, che integra il contenuto del<br />
volume e non si limita ad abbellirlo – la comprensione