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Il Principe - Treccani

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contare sulle qualità militari delle famiglie nobili della<br />

sua terraferma.<br />

La politica dell’equilibrio e gli Stati italiani vanno in<br />

crisi nel 1494, quando Carlo VIII re di Francia scende<br />

col suo esercito in Italia per conquistare il Regno di Napoli,<br />

al quale ritiene di avere diritto in quanto erede<br />

degli Angiò.<br />

L’attacco francese opera sia sul mare, verso Genova,<br />

sia per terra, lungo la via della Toscana. Firenze si spacca:<br />

Piero de’ Medici, il figlio di Lorenzo il Magnifico morto<br />

due anni prima, abbandona la politica filofrancese, mentre<br />

gli ottimati antimedicei la continuano. <strong>Il</strong> risultato è<br />

tragico: Piero si reca al campo francese, dove deve accettare<br />

condizioni umilianti, inclusa la cessione di Pisa.<br />

da quel momento la marcia verso Napoli sembra<br />

ed è inarrestabile. Nel gennaio 1495 Carlo VIII è a<br />

Roma, il 22 febbraio entra in Napoli. Ma proprio allora<br />

muta la fortuna, muta il quadro di riferimento.<br />

A Napoli l’opinione pubblica diventa ostile ai Francesi;<br />

mentre gli altri Stati italiani, a cominciare dalla<br />

Milano di Ludovico il Moro, capiscono di essere tutti<br />

minacciati e firmano un accordo generale, la Lega<br />

Santa, alla quale aderiscono Venezia, Milano, Roma,<br />

la Spagna e l’Impero. <strong>Il</strong> 20 maggio Carlo VIII lascia<br />

Napoli e col suo esercito si dirige a nord, cercando di<br />

forzare il passo dell’Appennino a Fornovo di Taro,<br />

dove avviene una di quelle battaglie strane, che en-<br />

=<br />

CLAUdIo FINzI<br />

26<br />

trambi i contendenti possono pretendere di avere<br />

vinto. Carlo VIII, infatti, riesce a passare, ma deve<br />

abbandonare l’artiglieria e l’equipaggiamento, mentre<br />

le truppe spagnole e napoletane risalgono la penisola,<br />

costringendo alla resa le guarnigioni francesi rimaste<br />

a presidiare il territorio. Nello stesso tempo Venezia<br />

occupa alcuni porti pugliesi, sperando di trasformarli<br />

in possessi definitivi.<br />

Perché questo crollo improvviso degli Stati italiani,<br />

così incapaci di affrontare la situazione?<br />

<strong>Il</strong> problema non è certamente militare. Gli Stati<br />

italiani hanno buoni soldati e ottimi comandanti. d’altronde<br />

gli stessi Stati stranieri utilizzano per le loro<br />

guerre comandanti italiani. L’artiglieria italiana è<br />

buona, quella del duca di Ferrara forse la migliore in<br />

Europa. L’industria delle armi è efficiente e abili e<br />

competenti sono i tecnici militari. L’arsenale e i marinai<br />

di Venezia non hanno rivali.<br />

<strong>Il</strong> vero problema è strettamente politico. <strong>Il</strong> quadro<br />

transalpino è cambiato: gli Stati si sono consolidati e<br />

mostrano ormai interesse per lo spazio italiano peninsulare.<br />

Non solo, ma intendono anche sfruttare appieno<br />

i diritti, più o meno validi, che accampano su varie regioni<br />

italiane. Come non bastassero le pretese di Carlo<br />

VIII al Regno di Napoli, ecco che un altro francese,<br />

Luigi d’orléans, accampa diritti di origine matrimoniale<br />

sul ducato di Milano. Anche la Spagna guarda al Regno<br />

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