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Il Principe - Treccani

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nove fogli dattiloscritti, tutti in stampatello, al capo<br />

della segreteria del PSi, Gennaro acquaviva. Questi<br />

si limitò a correggere qualche parola, a segnalare qualche<br />

maiuscola, a mettere qualche virgola e a spedire il<br />

tutto via fax a hammamet, dove il leader del garofano<br />

si trovava in vacanza, per ottenere il definitivo via<br />

libera. Craxi lasciò il testo così com’era partito dai suoi<br />

uffici di via del Corso11 . Venne anticipato alle agenzie<br />

e ai quotidiani alla metà di settembre del 1988.<br />

brillante, nella sua più giornalistica accezione,<br />

risulta ancora oggi l’esordio o attacco che dir si voglia:<br />

«narrano le cronache del tempo che il Duca Lorenzo<br />

gradì molto di più il dono di una coppia di fini segugi<br />

che non l’omaggio del <strong>Principe</strong> che il Machiavelli<br />

aveva voluto dedicargli». Mentre l’immediato prosieguo<br />

scorreva piuttosto scolastico; così come il finale<br />

della prefazione si distingueva per la volontà di<br />

piegarla in un senso genericamente riformista, ma con<br />

il tono che di norma si usa per concludere comizi e<br />

relazioni: «il nuovo <strong>Principe</strong>, il <strong>Principe</strong> definitivo<br />

siamo tutti noi [...], in una continua e sempre più<br />

matura dialettica che non risparmierà crisi, emozioni,<br />

battute d’arresto [...], ma che puntualmente chiuderà<br />

i suoi cicli con nuovi passi avanti sulla via dell’uguaglianza,<br />

della giustizia e della pace».<br />

L’edificante conclusione, insieme alla modestia<br />

delle argomentazioni per così dire scientifiche, susci-<br />

IL PRINCIPE e Lo SPeCChio DeL PoteRe<br />

325<br />

tarono il sarcasmo di uno storico come Luigi Firpo,<br />

che terminò la sua nota sulla «Stampa» con una sorta<br />

di invocazione contro l’uso del Machiavelli da parte<br />

dei politici: «Lasciate in pace le scienze e la storia. Per<br />

i comizi bastano le belle parole fiorite, sennò c’è il<br />

rischio di sentire sghignazzare tra la folla il “Machia”,<br />

beffardo» 12 .<br />

e tuttavia il cuore politico e il pretesto polemico<br />

dell’operazione risiedevano in un attacco alla lettura<br />

gramsciana dell’opera di Machiavelli, secondo cui il<br />

moderno <strong>Principe</strong> si identificava nel partito. in tale<br />

impostazione che, come ricorda Gerardi con qualche<br />

riserva, «mi valse una accusa di asineria da parte<br />

dell’“Unità”», giocavano soprattutto, per non dire<br />

esclusivamente, motivi di attualità politica: «erano i<br />

tempi dell’orgoglio socialista – spiega oggi lo pseudo<br />

Craxi di allora – e ogni occasione era buona per sottolineare<br />

le differenze con il comunismo. Così sottolineai,<br />

troppo, quel fine che giustifica i mezzi, quel machiavellismo<br />

deteriore che poi era la versione italiana del<br />

leninismo del PCi, lasciando in ombra la grande figura<br />

di Machiavelli, il fondatore dello Stato moderno».<br />

Si può aggiungere che il PCi reagì a quell’articolo<br />

esattamente come ci si poteva aspettare, e cioè con<br />

sdegnosa alterigia letteraria di scuola togliattiana, rilevando<br />

il professor Luciano Canfora che nel suo scritto<br />

il leader socialista se «l’era cavata da par suo addottri-<br />

11 Fondazione Craxi, catalogo on line, Sulla figura del principe, a partire dal libro di Machiavelli, 27/08/1988. Fondo: bettino Craxi - Livello:<br />

i. attività di partito/2. Vita interna del PSi/4. elaborazione della linea politica/2. Contributi di dirigenti politici e consiglieri.<br />

12 L. FiRPo, Machiavelli ghigna beffardo, in «La Stampa», 18 settembre 1988.

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