CLAUdIo FINzI Abraham ortelius, Mappa dell’Europa, da Theatrum orbis terrarum, Anversa, 1570 - Berlino, Staatsbibliothek (Scala, Firenze/BPK, Bildagentur für Kunst, Kultur und Geschichte, Berlino) 20
continuata dal figlio Ferdinando I (Ferrante), che ebbe per primo ministro uno dei massimi intellettuali del Quattrocento: l’umbro Giovanni Pontano. Molto più articolata e frammentata era a quei tempi la situazione dell’Italia centrale e settentrionale, dove alcune città, Milano, Venezia, Firenze, erano impegnate nel costruirsi un dominio di dimensione almeno regionale. Ma mentre Milano cerca un’espansione, che coinvolge buona parte dell’Italia settentrionale e centrale, la politica di Firenze finisce per essere soprattutto una politica di contenimento, tendente ad arginare Milano senza riuscire a contrapporle una pari forza espansiva. Più volte i Visconti, signori di Milano, scendono sotto il Po verso l’Emilia, la Romagna, la Toscana, l’Umbria, impadronendosi di molte città di queste regioni, nonché di Genova. ogni volta però trovano sulla loro strada la repubblica di Firenze, che intanto occupa Arezzo, Pisa e altre città toscane; non passa i confini della regione, ma vi si consolida. Quando nel 1402 Gian Galeazzo Visconti, che è ormai signore di Perugia, Assisi, Siena, sembra sul punto di circondare definitivamente Firenze e conquistarla, ecco che a favore di Firenze interviene il destino, facendo morire il milanese di improvvisa malattia. Lo stesso avverrà nel 1414, quando Ladislao d’Angiò durazzo, re di Napoli, muore, anch’egli improvvisamente, mentre sta mettendo in grave pericolo Firenze. Cosicché Niccolò Machiavelli, commentando i due fatti, scrive: «E così la morte fu sempre più amica a’ Fiorentini che niuno altro amico, e più potente a salvargli che alcuna loro virtù». GLI EQUILIBRI PoLITICo-dIPLoMATICI 21 osservazione, che ci induce a domandarci quanto e come sarebbe stata diversa la nostra storia, se Gian Galeazzo avesse conquistato Firenze. domanda tutt’altro che inutile, qualsiasi cosa affermi in contrario chi sostiene che la storia non si fa né con i se né con i ma. Chiedersi che cosa sarebbe avvenuto se …, è invece strumento molto utile a comprendere come e perché la storia sia andata in un certo modo. Perché la storia non ha un senso e una direzione prestabiliti e inevitabili; è fatta dagli uomini e dalla loro libertà. Niccolò Machiavelli ci dice infatti che la fortuna controlla la metà del nostro agire, ma l’altra metà sta nelle nostre mani. Nei primi decenni del Quattrocento Venezia, fino al quel momento limitata al primitivo spazio lagunare e a Treviso, presa nel Trecento, inizia la sistematica occupazione delle regioni di terraferma, a ovest, a nord e a nord-est della sua laguna, così da controllare le principali vie di comunicazione con l’Europa, sulle quali passano le merci, fonte della sua ricchezza. occupa Vicenza (1404), Verona (1405), Padova (1406); prende Udine e il Friuli (1420), dove cessa di esistere il Patriarcato di Aquileia; si spinge in Lombardia, ottenendo Brescia (1426) e Bergamo (1427); cerca di controllare la Romagna. Non è una politica abbracciata senza contrasti interni nel ceto di governo; chi vuole l’espansione in terraferma deve vincere le ostinate resistenze di chi vuole invece una Venezia ancora proiettata esclusivamente sui mari, ma prevalgono le tesi di Francesco Foscari, che salirà al dogato nel 1423 e porterà Venezia allo scontro con la Milano di Filippo
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