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Il Principe - Treccani

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tica di grande effetto, si riassumono e diventano vivi<br />

nella conclusione, nell’invocazione di un principe,<br />

“realmente esistente”» 9 .<br />

non si va lontani dal vero se si dice che la vera<br />

ragione della straordinaria longevità del <strong>Principe</strong> è che<br />

quel breve scritto disegna con mano da poeta le figure<br />

affascinanti e inquietanti del fondatore di Stati e del<br />

redentore. È questo il tratto che lo rende unico. né il<br />

pensiero politico classico, né quello moderno avevano<br />

trattato della fondazione di Stati e della redenzione<br />

politica con comparabile attenzione, profondità e<br />

potenza di eloquio. La fondazione di nuovi Stati e la<br />

redenzione politica sono esperienze assai rare nella<br />

storia. Richiedono qualità eccezionali nei capi che le<br />

guidano, profeti che le annunciano, popoli capaci di<br />

lottare e di sacrificarsi. Se hanno successo, ma a volte<br />

pure se falliscono, generano miti e racconti che a loro<br />

volta preparano il terreno spirituale per nuove fondazioni<br />

e nuove redenzioni, come sanno assai bene i realisti<br />

politici seri. Ma come aspirazione, la redenzione<br />

politica, sotto varie forme e con vari colori, è sempre<br />

presente nell’animo dei popoli. Per questa ragione un<br />

testo che ne tratta con profondità intellettuale e<br />

passione, quale è appunto <strong>Il</strong> <strong>Principe</strong>, rimane vivo.<br />

Vivo perché genera pensieri, e passioni e aspirazioni,<br />

vale a dire vita morale e politica. Ma non è tutto. Machia-<br />

L’attuaLità DeL PRINCIPE<br />

343<br />

velli scrisse il <strong>Principe</strong> non solo per disegnare il mito del<br />

fondatore e del redentore; egli immaginava che la redenzione<br />

della patria sarebbe stata anche la sua redenzione<br />

dalla desolazione, dal disorientamento e dalla perdita di<br />

fiducia in se stesso nella quale era caduto dopo la rimozione<br />

dall’ufficio di Segretario e dopo il carcere. Quando<br />

scrive di fondatori e redentori, Machiavelli torna ad<br />

essere se stesso, vive finalmente nel mondo che è suo,<br />

dialoga con i grandi che sono la sua vera compagnia:<br />

«entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove,<br />

da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo<br />

che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi<br />

vergogno parlare con loro e domandarli della ragione<br />

delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono;<br />

e non sento per quattro hore di tempo alcuna<br />

noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non<br />

mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro» 10 .<br />

i lettori più sensibili avvertono che <strong>Il</strong> <strong>Principe</strong> è<br />

testo sulla redenzione politica nel quale l’autore ha<br />

saputo trasferire la propria volontà e il proprio bisogno<br />

di redenzione. Per questa ragione <strong>Il</strong> <strong>Principe</strong>, dopo<br />

500 anni è ancora attuale ed è facile prevedere che lo<br />

resterà a lungo. Quando nessuno lo leggerà più, vorrà<br />

dire che è morta l’aspirazione alla grande politica che<br />

sa redimere i popoli, e che i popoli si sono rassegnati<br />

alla penosa politica dei mediocri politici.<br />

9 a. GRaMSCi, Note sul Machiavelli, sulla politica e sullo Stato moderno, in iD., Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana, Roma, editori<br />

Riuniti-istituto Gramsci, 1977, pp. 3- 4.<br />

10 Niccolò Machiavelli a Francesco Vettori, 10 dicembre 1513, in n. MaChiaVeLLi, Opere, a cura di C. Vivanti, vol. ii, torino, einaudi-<br />

Gallimard, 1999, p. 296.

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