Il Principe - Treccani
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traggono spunto i famosi Ghiribizzi a Giovan Battista<br />
Soderini, in cui si teorizza che solo il felice «riscontro»<br />
fra il «modo di procedere» dell’uomo e la «qualità dei<br />
tempi», in cui ci si trovi a operare, dà luogo alla vittoria.<br />
La materia dell’epistola passò in gran parte nel coevo<br />
capitolo Di Fortuna, in terzine, indirizzato al medesi -<br />
mo Soderini; e di qui, con sensibili aggiustamenti, nel<br />
cap. XXV del <strong>Principe</strong> e in Discorsi III 9.<br />
Nel giugno 1507, Machiavelli fu designato per una<br />
missione all’impera tore Massimiliano, ma poco dopo,<br />
per l’oppo sizione della parte aristo cratica, cassato e sostituito<br />
da Francesco Vettori. Sembra che Niccolò, risentito<br />
per essere stato debolmente difeso da Piero Soderini,<br />
scrivesse in questi tempi un capitolo in terzine a<br />
Giovanni Folchi, intitolato appunto all’Ingratitudine<br />
(motivi analoghi ritornano, d’altra parte, nel Canto de’<br />
ciurmadori, scritto per il carnevale del 1509). Solo alla<br />
fine del 1507, il gonfaloniere riuscì a far partire per il<br />
Tirolo anche Machiavelli, sia pure con la funzione ufficiale<br />
di «mero cancellieri» del Vettori: era infatti troppo<br />
importante che fosse valutata con esattezza la possibilità<br />
e la pericolosità, per Firenze, di una discesa in Italia<br />
dell’Imperatore in opposizione ai Francesi. Al rientro<br />
in patria, giugno 1508, il Segretario stese un Rapporto<br />
di cose della Magna, in cui sono appunto messi in luce i<br />
limiti politici personali di Massimiliano e, soprattutto,<br />
il difetto strutturale, la «disunione», che teneva la Germania<br />
in stato di inferiorità rispetto a Francia e Spagna.<br />
Tornato ai suoi uffici militari, Machiavelli ebbe<br />
parte notevole nella riconquista di Pisa, fino a contro-<br />
GIORGIO INGLESE<br />
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firmare la resa della città (4 giugno 1509) . Era quello,<br />
in effetti, il culmine delle fortune della repubblica<br />
fiorentina, e di Machiavelli stesso: da allora in avanti,<br />
la ruota avrebbe girato inesorabilmente verso il basso.<br />
<strong>Il</strong> 10 dicembre 1508, a Cambrai, era stata firmata una<br />
lega europea contro Venezia. <strong>Il</strong> 14 maggio 1509 l’esercito<br />
al soldo dei Veneziani subiva una durissima sconfitta ad<br />
Agnadello, e la Terraferma veneta cadeva nelle mani di<br />
Francesi e Imperiali. Nel luglio, tuttavia, la reazione di<br />
San Marco si dimostrava già forte ed efficace. In questa<br />
situazione, nel novembre-dicembre, Machiavelli si recò<br />
a Mantova, presso Isabella d’Este, e a Verona, come<br />
latore di un tributo all’Imperatore, e qui poté constatare<br />
nuovamente l’impotenza di Massimiliano, ma anche<br />
osservare la convinta adesione dei contadini veneti alla<br />
causa di San Marco (lettera del 26 novembre). Al tempo<br />
del soggiorno veronese appartiene probabilmente il capitolo<br />
Dell’ambi zi one, a Luigi Guicciardini.<br />
Raggiunto l’obiettivo di fiaccare la potenza veneta e<br />
arrestarne definitivamente l’espansionismo, Giulio II<br />
passò alla fase successiva del suo disegno, rovesciando<br />
le alleanze contro i Francesi: il 15 febbraio 1510 il Papa<br />
e Venezia firmarono una pace. Nel giugno-ottobre<br />
Machiavelli tornò per la terza volta in Francia; a<br />
missione conclusa, anche in questo caso, per elaborare<br />
la sua «esperienza» scrisse un Ritratto di cose di Francia<br />
(lasciato, imper fetto, dopo il 1512), molto ricco di dati:<br />
soprattutto, vi è limpidamente individuata, nel solido<br />
rapporto fra casa reale e baroni, la principale «cagione»<br />
della potenza francese.