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Il Principe - Treccani

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Se osserviamo una carta geografica dell’Italia della<br />

seconda metà del XIV secolo, vediamo un gran numero<br />

di organismi politici, città, Stati e staterelli, uno<br />

soltanto da potersi definire grande, alcuni di medie<br />

dimensioni, la maggioranza minuscoli e piccolissimi;<br />

in mano straniera sono soltanto la Sicilia e la Sardegna<br />

oltre alcune altre minori presenze sparse. Se ripetiamo<br />

la nostra osservazione nel 1454, dopo la pace di Lodi<br />

e la Lega Italica, il quadro è cambiato; gli organismi<br />

politici sono drasticamente diminuiti di numero e cinque<br />

Stati (Venezia, Milano, Firenze, Roma, Napoli)<br />

si spartiscono la maggior parte della penisola, avendo<br />

assorbito molti dei più piccoli. Se, infine, guardiamo<br />

nuovamente la carta d’Italia negli anni Trenta del<br />

Cinquecento, troviamo che la situazione politica si è<br />

ulteriormente semplificata, ma soprattutto constatiamo<br />

che ben più ampie parti d’Italia, il Milanese e<br />

il Regno di Napoli oltre le due isole maggiori, sono<br />

ormai sotto il controllo della Spagna imperiale.<br />

Leggendo geograficamente i tre momenti storici<br />

abbiamo la sensazione immediata dell’evoluzione politica<br />

dell’Italia in due secoli cruciali della nostra storia:<br />

un faticoso semplificarsi della geografia politica, che<br />

però, invece di condurre a duraturi risultati di for-<br />

CLAUdIo FINzI<br />

Gli equilibri politico-diplomatici<br />

negli anni di Machiavelli<br />

19<br />

mazione di uno Stato o di pochi Stati consolidati, raggiunge<br />

soltanto lo stadio drammatico di una sostanziale,<br />

benché non totale, sottomissione alle potenze<br />

straniere. Mentre, allo stesso tempo, il pensiero politico,<br />

la filologia, la letteratura, le arti, conseguono uno<br />

sviluppo e una raffinatezza, quale per un certo tempo<br />

non sarà possibile riscontrare negli altri Paesi d’Europa,<br />

che se ne nutriranno. Un contrasto tra prestigio<br />

culturale e crisi politica, che non è certamente l’unico<br />

nella storia d’Italia.<br />

Gli anni dal cadere del Trecento fino alla pace di Lodi<br />

sono anni di guerre continue in ogni parte d’Italia.<br />

<strong>Il</strong> regno di Napoli è governato dagli Angiò, dinastia<br />

francese, che nel 1442, dopo una lunga guerra complicata<br />

da continue variazione politiche, deve cederlo<br />

ad Alfonso V d’Aragona, il Magnanimo. Napoli manterrà<br />

la dinastia aragonese fino ai primi anni del Cinquecento,<br />

ma il Regno è italiano per interessi politici<br />

e centro di gravità. Non a caso Alfonso il Magnanimo<br />

scelse di risiedere in Napoli e non in Barcellona, avvalendosi<br />

di collaboratori in gran parte italiani. Politica<br />

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