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L<br />

eggendo il rapporto sulle attività de “<strong>Il</strong> <strong>Portico</strong>” in vent’anni di vita colpiscono tre cose.<br />

1) La quantità di risorse umane che ha saputo suscitare e coinvolgere. La riviera <strong>del</strong> Brenta ha<br />

vissuto l’esperienza di quanto può il fattore umano nello sviluppo economico nella miriade di<br />

piccole imprese familiari per la costruzione di scarpe. <strong>Il</strong> movente era la necessità e la possibilità<br />

di guadagnare.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Portico</strong> ha dimostrato in questi vent’anni che ci sono tante persone che sono disposte ad<br />

impegnarsi per i più deboli non per guadagnare, ma gratuitamente per solidarietà con chi soffre,<br />

per prevenire e per vincere la loro emarginazione.<br />

2) Colpisce come il <strong>Portico</strong> è riuscito a far esprimere volontariamente dalla comunità <strong>una</strong> parte<br />

<strong>del</strong>le spese dei servizi. È l’inizio di un cammino che potrebbe diventare in futuro anche più<br />

consistente.<br />

Certamente l’ente pubblico ha il dovere istituzionale di garantire i diritti fondamentali dei<br />

cittadini e i servizi indispensabili che non possono essere garantiti dal volontariato e dal terzo<br />

settore, e di fornire le risorse necessarie, sia che li gestisca direttamente, sia che ne affidi la<br />

gestione con convenzione alle cooperative sociali.<br />

C’è però in molte associazioni di volontariato l’idea che senza i contributi <strong>del</strong>lo stato, <strong>del</strong>le<br />

regioni, dei comuni il volontariato non può vivere e operare.<br />

È un errore pericoloso, perché il volontariato di soldi può anche morire.<br />

Certo dove le leggi prevedono risorse per il volontariato, come la legge 266 <strong>del</strong> 1991 per i Centri di<br />

servizio e come avviene in molte leggi regionali, il volontariato ha diritto di richiederle, perché<br />

non sono <strong>del</strong> volontariato, ma per i servizi <strong>del</strong> volontariato, a vantaggio di persone che hanno<br />

bisogno.<br />

Però l’esperienza <strong>del</strong> <strong>Portico</strong> dimostra che, se le comunità sono sensibilizzate sui bisogni e<br />

informate con trasparenza sui programmi <strong>del</strong> volontariato, sanno fornire le risorse necessarie.<br />

Che le risorse provengano anche da libere donazioni <strong>del</strong>la comunità, piuttosto che soltanto da<br />

contributi pubblici, è importante, perché ciò garantisce al volontariato libertà e indipendenza.<br />

3) Quando è libera e indipendente l’associazione di volontariato è in grado di assumere anche<br />

<strong>una</strong> funzione politica, cioè, come dice <strong>Il</strong> <strong>Portico</strong>, “assumere l’impegno a migliorare la società<br />

intera e non soltanto a risolvere i problemi personali di singoli individui, promuovere la presa di<br />

coscienza <strong>del</strong>le cause che determinano l’emarginazione e quindi la volontà di rimuoverle<br />

intervenendo a livello sociale e personale, intervenire nel tessuto politico contro leggi ingiuste,<br />

istituzioni molto spesso inadeguate e contro varie forme di violenza”.<br />

Ma per poter fare questo occorre libertà da condizionamenti economici e politici.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Portico</strong> può essere un buon mo<strong>del</strong>lo di associazione di volontariato che si pone come “stimolo e<br />

complemento <strong>del</strong>la giustizia” (Paolo VI).<br />

Giovanni Nervo, sacerdote<br />

Presidente onorario <strong>del</strong>la fondazione “Zancan” di Padova<br />

già direttore <strong>del</strong>la Caritas Italiana

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