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scarica una copia del libro - Il Portico

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Enormi ombre in movimento, proiettate dalla luce incerta sul muro interno, si sovrapponevano, si alzavano, si<br />

accucciavano, come <strong>una</strong> visione terrificante di mostri forsennati che danzavano attorno alle anime condannate in<br />

quel girone degli ìnferi.<br />

Per questo motivo, quegli incontri di lavoro, sempre entusiasmanti anche se faticosi, furono battezzati come<br />

“bolge” ed erano occasioni di cameratismo “produttivo” simpaticamente gogliardico.<br />

UNA MODIFICA AL PIANO DI LAVORO<br />

Visto l’aggravarsi <strong>del</strong>la situazione di Ennio e i rapporti con i suoi parenti, i lavori al piano superiore si concentrarono<br />

soltanto su un appartamento, quello situato nelle tre stanzette <strong>del</strong> “bovaro” che erano state ricavate da <strong>una</strong><br />

suddivisione <strong>del</strong> granaio mediante tavole di legno e “grisiole”. Esse sono raggiungibili ancora oggi con <strong>una</strong> scala di<br />

legno interna e confinano con il muro <strong>del</strong>la villa padronale di settecentesca fattura. Ripulendo e piallando con<br />

pazienza i vecchi travi e i morali “incarolài” (rifiuti inservibili che i muratori volevano bruciare in un grande falò!),<br />

si ri-vivificò un materiale prezioso che servì a costruire i soppalchi, le panchine per il portico e perfino il letto<br />

matrimoniale di Sandro e Daniela.<br />

LA CUCINA<br />

La cucina, che ancora conserva i travi originali, era davvero povera. Salvo la cappa <strong>del</strong> gran focolare, il resto è<br />

stato rifatto usando come base per il piano <strong>del</strong> fuoco l’architrave di trachite di <strong>una</strong> vecchia porta e sfruttando le<br />

tavelle rimaste <strong>del</strong> tetto sfondato <strong>del</strong> grande granaio.<br />

LA CAMERA DI ENNIO<br />

Affiancata alla cucina è stata costruita la grande camera dove Ennio ha vissuto i suoi ultimi 11 anni di vita. Le<br />

nuove tavole <strong>del</strong> soffitto coprono le vecchie travi molto rovinate e impresentabili perché alterate dalla presenza di<br />

un pollaio e di <strong>una</strong> conigliera. Accanto sono stati costruiti il bagno attrezzato e <strong>una</strong> saletta con soppalco per un uso<br />

versatile e in particolare per un assistente notturno. I due locali si sono ottenuti dividendo a metà la stalla <strong>del</strong><br />

cavallo che si dovette completamente rifare nel soffitto le cui travi erano totalmente compromesse. I muri erano<br />

talmente impregnati <strong>del</strong> salso <strong>del</strong> sudore degli animali che restarono scoperti per oltre 10 anni prima di poter<br />

essere intonacati adeguatamente.<br />

IL GRANAIO<br />

Nel giugno <strong>del</strong> 1983 fu completato anche l’appartamento superiore, mentre ci si limitò ad alzare le tramezze<br />

<strong>del</strong>l’altra abitazione che doveva trovare posto nel grande granaio. In quel locale vasto, gli impianti, il pavimento e<br />

gli intonaci, con la perlinatura dei soffitti, furono completati circa 10 anni dopo da alcuni profughi di guerra fuggiti<br />

dalla ex- Jugoslavia e ospitati prima in tenda all’esterno e poi nei locali che progressivamente si rendevano agibili.<br />

La stalla, il fienile e la cantina.<br />

Numerosi altri lavori furono svolti da amici diversi e dai parenti degli stessi protagonisti. <strong>Il</strong> vecchio maestro Giorgio<br />

Umberto stuccò i balconi; Paolo Rizzi scavò le sedi dei “pòlese” (cardini); Moreno e fratelli Corò erano i “factotum”.<br />

La vecchia stalla e il fienile furono bonificati innalzando il pavimento con <strong>del</strong> ghiaione sormontato da <strong>una</strong> gettata<br />

di cemento.<br />

Inizialmente quella stanza fu adibita a magazzino e soltanto nel 1999 si trasformò nell’attuale sala polivalente

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