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Tiziano, un vicino di casa “diversabile”, che vi rimase nei due mesi in cui ristrutturò la sua casa; Piero Follador, che<br />

si fermò per circa 6 mesi, prima che la sua scelta radicale di vita lo trasformasse in frate minore dei francescani<br />

rinnovati con il nome di “fra Celestino <strong>del</strong>la Croce” e ritornasse a trovarci vestito di sacco, con i piedi scalzi e <strong>una</strong><br />

folta barba che incute rispetto; Emilio Marchi, un imprenditore argentino perseguitato dai militari e miracolosamente<br />

sfuggito alla morte che, rifugiato in Italia, decise di tornare nella sua patria per aiutare i bambini più poveri<br />

nella provincia di Misiones. Sulla tavola di Ennio, negli ultimi mesi prima <strong>del</strong> rimpatrio, si decise il nome <strong>del</strong>l’associazione<br />

che ancor oggi sostiene le sue eccezionali imprese umanitarie che hanno trasformato <strong>una</strong> di<strong>scarica</strong> in<br />

quartiere dignitoso per migliaia di baraccati. Una generosità geniale, illuminata e lungimirante connota le soluzioni<br />

inventate dall’infaticabile Emilio e ne fanno <strong>una</strong> figura straordinaria di missionario laico che attira tanti volontari<br />

ad operare per il riscatto sociale di quella terra rigogliosa. L’associazione, “Jardin de los niños” è significativamente<br />

coetanea de “<strong>Il</strong> <strong>Portico</strong>” e per molti soci rappresenta la dimensione internazionale <strong>del</strong> loro impegno<br />

solidale. Una dimensione che li obbliga a non pensare solo alle necessità <strong>del</strong>la nostra realtà ricca, in cui molte<br />

persone, anche tra i disabili, pretendono senza dare nulla in cambio e dimenticano coloro che, in analoghe<br />

difficoltà, mancano <strong>del</strong> necessario.<br />

GLI OSPITI IMMIGRATI<br />

Quando Daniela e Sandro, un anno dopo la nascita di Francesco, andarono ad abitare con i nonni materni, iniziò<br />

il periodo <strong>del</strong>l’accoglienza di persone diverse per accudire Ennio ed anche per offrire loro un alloggio in cambio<br />

di alcuni servizi domestici. Le diverse ondate migratorie portarono ad ospitare marocchini, profughi <strong>del</strong>la ex<br />

Jugoslavia, albanesi, africani e persone di altre etnie. Si iniziò con due fratelli marocchini, Jamal e Zubir, studenti<br />

di ingegneria a Padova. Essi ci furono presentati da don Lucio Calore, presidente <strong>del</strong>la Caritas diocesana, perché<br />

cercavano <strong>una</strong> sistemazione che permettesse loro di studiare e di avere un alloggio gratuito, offrendo in cambio<br />

un servizio di assistenza. Rimasero da noi fino alla laurea e poi tornarono a Casablanca dove trovarono immediatamente<br />

un impiego come professionisti. Furono sostituiti da M’hammed, un loro amico, operaio in <strong>una</strong> fabbrica<br />

di scarpe <strong>del</strong>la Riviera.<br />

UNA CASA PER I SENZA CASA<br />

Anche oggi continuano a bussare alla nostra porta diverse persone in cerca di un tetto: immigrati, barboni, anziani<br />

soli e sfrattati, ma la nostra sede è quasi sempre al completo e fatica sempre più a trovare soluzioni esterne per<br />

coloro che completano il percorso offerto <strong>del</strong>l’accoglienza a termine. Salvo alcune emergenze, l’organizzazione<br />

che è stata progressivamente attivata attraverso la partecipazione alla cooperativa sociale “<strong>Il</strong> Villaggio Globale” (di<br />

Marghera), risolve in modo più organico e definitivo le situazioni problematiche.<br />

Rimane comunque grave la difficoltà di trovare alloggi proprio quando ne sono stati ormai costruiti un’infinità per<br />

assecondare la speculazione assurda dei costruttori che hanno aumentato i prezzi a dismisura approfittando <strong>del</strong>la<br />

corsa privata alla nuova borsa edilizia. Quest’orgia vergognosa di profitti sulle spalle di coppie giovani, indebitate<br />

all’inverosimile e di immigrati stipati in mini appartamenti rappresenta la più grave trasgressione dei diritti umani<br />

in atto nel nostro territorio. La nostra associazione l’ha denunciata direttamente al commissario europeo per i<br />

diritti umani, Alvaro Gil Robles, quando, il 23 giugno 2005, è stata prescelta e convocata a Venezia per essere<br />

interpellata dall’alto funzionario in visita in Italia.

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